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Desiderio di santità
Beato Alberto Marvelli, un apostolo moderno
Documentazione
Documentazione evento:
PIER GIORGIO FRASSATI, GIOVANE DELLE OTTO BEATITUDINI
La straordinaria avventura della santità in una vita ordinaria

Venerdì 9 maggio, la Fraternità ss. Pietro e Paolo ha organizzato, assieme all’Associazione Nuova Regaldi, una serata di preghiera dedicata al Beato Pier Giorgio Frassati, tenutasi nella sede della Nuova Regaldi. I partecipanti all’incontro hanno potuto approfittare di una presentazione molto speciale di questo straordinario giovane piemontese, tenuta da Cecilia Gilodi, autrice del volume “Pier Giorgio Frassati e Giovanni Paolo II”, presentato poche settimane or sono. Cecilia, devota e appassionata della figura di Frassati, è partita proprio da Giovanni Paolo II, che sin dalla gioventù ebbe modo di conoscere Pier Giorgio, grazie all’opera dell’Azione Cattolica e dei Domenicani, ordine di cui il giovane biellese era terziario. Fu proprio il Papa polacco a beatificare Frassati il 20 maggio 1990. E fu sempre lui a definirlo il giovane delle otto beatitudini. La presentazione del Beato è stata impostata dalla relatrice in parallelo con il Discorso della montagna. In fondo, sarebbe difficile operare una semplice esposizione biografica: la vita di Frassati si presenta assolutamente ordinaria, ma ha saputo raggiungere il pieno compimento in una santità portata avanti ogni giorno, nella spiritualità come nella pratica.
Rampollo di una famiglia borghese, figlio di un senatore del Regno che aveva fondato “La Stampa” di Torino, Pier Giorgio scelse di rinunciare alla linearità di una vita agiata e di una carriera già disegnata, conquistato da Cristo, che incontrava ogni giorno nell’Eucaristia, pur avendo ricevuto un’educazione cattolica alquanto tiepida e formale. Questo incontro quotidiano con Gesù eucaristico lo spinse a contraccambiare, non solo nell’intimo colloquio intimo della preghiera, ma andando a cercare Cristo là dove, in ogni epoca della storia, Egli si incarna per farsi incontrare: nei poveri e nei sofferenti. Pier Giorgio fu instancabile nel visitare chi non era stato, come lui, favorito dalla vita, portando aiuti spirituali e materiali. Fu durante l’esercizio di queste opere che contrasse la malattia che lo portò via a soli 24 anni, nel 1925. Frassati, giovane intelligente, era però consapevole che non bastava la semplice carità una tantum, per quanto assidua. Questo lo spinse ad operare attivamente in tutte le associazioni in cui vedeva la possibilità di risolvere i mali sociali alla radice, costruendo rapporti più giusti e mirati all’inclusione di tutti. Arrivò ad iscriversi al Partito Popolare, vedendo in esso l’applicazione pratica dei valori che sentiva forti dentro di sé. Ma la sua intransigenza lo portò spesso a essere critico con i gruppi a cui aderiva, ogni volta che non vedeva una corrispondenza estrema con gli insegnamenti evangelici. Criticò anche il partito di Don Sturzo, a suo avviso allontanatosi dagli ideali delle origini e troppo esitante al momento dell’ascesa del Fascismo.
Con l’aiuto delle numerose fotografie del Beato, è stato possibile incontrare un giovane dalla vita davvero ordinaria: i conflitti famigliari, la consapevolezza matura di non avere la vocazione al sacerdozio, l’amore per una ragazza a cui rinunciò perché sarebbe stato causa di ulteriore dissidio tra madre e padre, la passione per la montagna, la gogliardia nell’incontro con i compagni, la debolezza per la pipa e per il toscano. Guardando queste immagini sarebbe difficile capire come un ragazzo di Pollone, che non è partito per l’Africa, non ha operato prodigi, non ha fondato un ordine religioso, abbia potuto diventare uno dei più grandi riferimenti per la Cristianità contemporanea, in particolare per i giovani. Bisogna andare al fondo della biografia o, meglio, della sua persona, per concludere, come ha proposto Cecilia Gilodi, qual è il segreto di Pier Giorgio Frassati: come il Giovane ricco del Vangelo secondo Matteo si è sentito rivolgere la chiamata di Cristo “va’, vendi quello che hai, poi vieni e seguimi”. Pier Giorgio ha risposto sì e, a differenza del ricco del Vangelo, non se ne andò triste. E ancora oggi ci invita ad avere la pace del cuore, per vivere la pienezza della gioia.

Francesco Platini




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