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Perché mi hai dimenticato? (Sal 42,10). Il "perché" dell'anima che anela a Dio
Documentazione
Documentazione evento:
La seconda giornata dedicata dalla Nuova Regaldi alla riflessione Dio mio, Dio mio... Perchè? sul libro dei Salmi si è svolta domenica 25 novembre presso l’Abbazia di S. Michele della Chiusa, nota come Sacra di S. Michele. L’Abbazia benedettina è da tempo casa di una ormai esigua comunità rosminiana. La scelta di questo luogo ha permesso di ricordare la beatificazione di Antonio Rosmini, ma anche la memoria di Mons. Germano Zaccheo, che in occasione della beatificazione è stato per l’ultima volta nella nostra Diocesi.
Don Silvio Barbaglia ha proposto un’interpretazione del Salmo 42 Come la cerva anela ai corsi d’acqua, così l’anima mia anela a Te, o Dio. Poiché la parola ebraica tradotta con anima (nephesh) significa in origine gola, il desiderio di Dio può essere reso in maniera fisica, avvicinandosi forse al modo di sentire degli Ebrei, con uno spiccato senso del corpo e delle sue membra. Il bisogno di incontrare Dio diventa sete, sete vera, quella che il corpo può sopportare per un tempo molto breve. Si cerca Dio senza trovarlo. Non si sente la sua voce. E i nemici scherniscono e chiedono: “Dov’è il tuo Dio”? Per noi moderni, che abbiamo aggiunto una visione psicologica, esistenziale, è l’esperienza della notte oscura dell’anima. Un Dio di cui sperimentiamo il silenzio, quanto più ne avevamo udito la voce. Il salmista sintetizza in pochi versi questo dramma, mentre la persona può vivere in questa condizione per lunghissimo tempo, a causa di un dramma materiale, come un lutto, o a causa di un dramma interiore. E’ il Salmo 43 che suggerirà un rimedio: non rivolgersi in se stessi, diventando cassa di risonanza del proprio dolore, ma aprirsi.
Don Francesco Bargellini ha commentato il cantico che occupa gran parte del capitolo 32 del libro del Deuteronomio. L’inno si presenta come una lode a Dio, per i benefici accordati al suo popolo, ma volge ben presto in un forte rimprovero al popolo stesso che, pur essendo stato scelto e beneficiato dal Signore, gli è stato più volte infedele, ammiccando agli dei stranieri, in apparenza meno esigenti. Si può ritrovare nel cantico il tema della responsabilità. A Israele è stata concessa la Sapienza, ma esso non l’ha testimoniata. Anche per noi Cristiani pare essere lo stesso: abbiamo conosciuto il Dio che si è fatto uomo come noi, ed è morto per vincere la morte con la sua Risurrezione. E’ un privilegio. Ma è anche un impegno. L’impegno alla responsabilità di testimoniare questa buona novella, di portarla a tutto il mondo senza lasciarci sedurre da altri dèi, che sembrano più comodi e accondiscendenti ma che portano inevitabilmente a perdersi. Vivere questa responsabilità con un senso di apertura verso gli altri e verso Dio, può essere già un modo di mettere in pratica il suggerimento del Salmo 43, che ci mostra come rinchiuderci in noi stessi non faccia altro che amplificare le nostre pene. Il cantico del Deuteronomio invita invece a far risuonare il dono ricevuto da Dio perché, se ne cogliamo la bellezza e l’importanza decisiva per le nostre esistenza, non possiamo non desiderare di farlo conoscere a chi incontriamo nella nostra vita.

Francesco Platini


Documenti:
25 nov 2007
Ente Promotore: La Nuova Regaldi (Associazione Culturale Diocesana)
Ciclo di Incontri: Dio mio, Dio mio, perché...? Percorso di lettura di Salmi e Cantici

Perché mi hai dimenticato? (Sal 42,10). Il perché dell'anima che anela a Dio apri file pdf

don Silvio Barbaglia , Padre Francesco Bargellini

L’immagine della cerva, che ansima assetata sui wadi – i torrenti del deserto –, asciutti d’acqua, esprime la sete di Dio del salmista che, provato dal dolore e dalla sofferenza, sperimenta l’assenza di Dio metaforizzata come arsura della gola (l’“anima” delle usuali traduzioni), l’organo deputato al passaggio dell’acqua che disseta e al passaggio del respiro che diviene parola che loda di Dio. L’uomo, pensando ai doni ricevuti da Dio, chiede alla sua gola di non prostrarsi e di non ripiegarsi gemendo sull’interiorità sofferente, ma di rivolgersi a Dio, fonte di speranza, che tornerà a lodare nel tempio suonando sull’arpa.
Il cantico di Deuteronomio 32 è commentato con particolare attenzione alle immagini di “roccia” e “padre” usate per riferirsi al Dio di Israele, caratteristiche dell’intero Pentateuco.
Audio:
25 nov 2007
Ciclo di Incontri: Dio mio, Dio mio, perché...? Percorso di lettura di Salmi e Cantici

Come una cerva anela... Esegesi del Salmo 42 (41) ascolta audio

don Silvio Barbaglia

L’immagine della cerva, che ansima assetata sui wadi – i torrenti del deserto –, asciutti d’acqua esprime la sete di Dio del salmista che, provato dal dolore e dalla sofferenza, sperimenta l’assenza di Dio metaforizzata come arsura della gola (l’“anima” delle usuali traduzioni), l’organo deputato al passaggio dell’acqua che disseta e al passaggio del respiro che diviene parola che loda di Dio. L’uomo, pensando ai doni ricevuti da Dio, chiede alla sua gola di non prostrarsi e di non ripiegarsi gemendo sull’interiorità sofferente, ma di rivolgersi a Dio, fonte di speranza, che tornerà a lodare nel tempio suonando sull’arpa.
25 nov 2007
Ciclo di Incontri: Dio mio, Dio mio, perché...? Percorso di lettura di Salmi e Cantici

Egli è la roccia.... Esegesi del cantico di Dt 32 ascolta audio

Padre Francesco Bargellini

Il cantico di Deuteronomio 32 è commentato con particolare attenzione alle immagini di “roccia” e “padre” usate per riferirsi al Dio di Israele, caratteristiche dell’intero Pentateuco.
25 nov 2007
Ciclo di Incontri: Lettura interpretata di testi biblici

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Video:
25 nov 2007
Ciclo di Incontri: Dio mio, Dio mio, perché...? Percorso di lettura di Salmi e Cantici

Come una cerva anela... Esegesi del Salmo 42 (41) guarda il video

don Silvio Barbaglia

L’immagine della cerva, che ansima assetata sui wadi – i torrenti del deserto –, asciutti d’acqua, esprime la sete di Dio del salmista che, provato dal dolore e dalla sofferenza, sperimenta l’assenza di Dio metaforizzata come arsura della gola (l’“anima” delle usuali traduzioni), l’organo deputato al passaggio dell’acqua che disseta e al passaggio del respiro che diviene parola che loda di Dio. L’uomo, pensando ai doni ricevuti da Dio, chiede alla sua gola di non prostrarsi e di non ripiegarsi gemendo sull’interiorità sofferente, ma di rivolgersi a Dio, fonte di speranza, che tornerà a lodare nel tempio suonando sull’arpa.
25 nov 2007
Ciclo di Incontri: Dio mio, Dio mio, perché...? Percorso di lettura di Salmi e Cantici

Egli è la roccia.... Esegesi del cantico di Dt 32 guarda il video

Padre Francesco Bargellini

Il cantico di Deuteronomio 32 è commentato con particolare attenzione alle immagini di “roccia” e “padre” usate per riferirsi al Dio di Israele, caratteristiche dell’intero Pentateuco.
25 nov 2007
Ciclo di Incontri: Dio mio, Dio mio, perché...? Percorso di lettura di Salmi e Cantici

Visita giudata alla Sacra di San Michele guarda il video

Giuseppe Bagattini

Visita culturale e spirituale condotta da don Giuseppe Bagattini, rosminiano, al monumento della Sacra di San Michele nel contesto della giornata di spiritualità e cultura de La Nuova Regaldi del ciclo di incontri: "Dio mio, Dio mio, perché?"

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