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E di nuovo verrà nella gloria
Documentazione
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La quinta Domenica di Spiritualità e Cultura, organizzata dalla Nuova Regaldi, si è svolta presso il Monastero benedettino dell’Isola di San Giulio domenica 21 febbraio. Lo studio del Credo, il simbolo della nostra fede, si è soffermato questa volta sulla parte “E di nuovo verrà nella gloria per giudicare i vivi e i morti, e il suo Regno non avrà fine”. Il tema dell’attesa del ritorno di Cristo e del giudizio finale trattati durante la giornata ben si collega con il cammino Passio 2010, che si è aperto la scorsa settimana, è che ha per titolo “Eschatos. Il futuro del cosmo e della storia”.
Don Silvio Barbaglia, biblista, ha svolto la prima parte della riflessione. A partire da una materia ampia, che nel Nuovo Testamento è trattata nell’Apocalisse, nei testi paolini e nelle lettere cattoliche, Don Barbaglia si è soffermato sui discorsi escatologici di Gesù, che i Vangeli sinottici collocano prima della Passione. In particolare, è stato scelto il testo di Matteo, che ha il suo culmine nel racconto del Giudizio (Mt 25, 31-46). Sulla base delle parole di Cristo che precedono questa parte, Don Barbaglia ha illustrato la figura dei giusti, ovvero di coloro che saranno salvati perché hanno assistito Gesù compiendo le opere di carità nei confronti dei suoi fratelli più piccoli. Da una lettura del brano nel suo contesto, e tenendo conto dello stile dell’evangelista Matteo, che si rivolge alla comunità cristiana del suo tempo, la figura dei fratelli piccoli di Gesù si identifica in quella dei discepoli, che devono farsi bisognosi, come bisognoso era stato il loro Maestro. Chi compie l’opera di carità e di accoglienza verso il discepolo, diventa a sua volta discepolo, stabilendo una relazione con Cristo, e ricevendo in cambio molto di più di quanto ha donato. Da un ulteriore studio del testo, si comprende come la salvezza sia offerta ad ogni uomo: non ci sono privilegiati, ma a tutti è donata la possibilità di diventare discepolo, a condizione di non dimenticare mai il comandamento di amore, accoglienza e perdono insegnato da Gesù.
Don Flavio Campagnoli, docente di Teologia presso il nostro Seminario, si è occupato di illustrare come nel corso della storia sia stata vissuta l’attesa del ritorno di Cristo, e di come sono stati pensati il Giudizio e la vita eterna. In particolare, ha invitato a non voler a tutti i costi vedere i segni della cosiddetta fine del mondo, come accade in maniera ricorrente, perché “nessuno lo sa, neanche gli angeli del cielo e neppure il Figlio, ma solo il Padre” (Mt 24, 36). Don Campagnoli, passando attraverso le varie teorie sul Giudizio e sulla vita eterna, ha offerto una prospettiva affascinante di una storia che continua: la vita dopo la morte non deve essere pensata come statica, ma capace di una storia, che non possiamo comprendere alla luce della nostra visione umana. Una vita in cui ci sarà la pienezza della Creazione, per ogni uomo e per il mondo, e in cui ci sarà la pienezza della vicenda umana, con la comprensione di quanto ci è oscuro nelle nostre vite, con la consapevolezza delle conseguenze delle nostre scelte ed azioni per la storia umana. Una storia che potrà continuare in questa pienezza, nella relazione di ogni uomo con Dio e con i suoi fratelli. E’ necessario, pertanto, impegnarsi nella propria vita, consapevoli che nulla di quanto facciamo si perde, con l’umiltà di riconoscersi limitati e bisognosi di un Dio che ci accordi la salvezza, a cui liberamente rispondere, con il rifiuto, perché Dio non può imporre il suo amore, oppure accogliendo questo dono, per arrivare alla vita piena. In questo modo, anche l’Eschatos smette di essere un concetto oscuro, che ci angoscia con la paura del Giudizio, ma diventa la forza di un sogno, capace di far pensare la vita in una prospettiva di eternità.

Francesco Platini


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21 feb 2010
Ciclo di Incontri: Nessun uomo è un'isola

E di nuovo verrà nella gloria guarda il video

don Silvio Barbaglia Flavio Campagnoli ,



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