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TESSALONICA - Esaminate ogni cosa e trattenete ciò che è buono
Documentazione
Documentazione evento:

Il percorso de La Nuova Regaldi che ha voluto seguire i passi missionari di san Paolo, gemellando idealmente gli otto Vicariati della Diocesi con altrettante comunità cristiane destinatarie delle sue Lettere, si è concluso, domenica 10 maggio, a Villadossola. Nel contesto festoso del cinquantenario dell’oratorio parrocchiale, don Silvio Barbaglia, docente di esegesi biblica, ha affrontato il difficile tema dell’escatologia cristiana, cioè della prospettiva ultima della storia secondo l’apostolo delle genti.
Paolo, nel secondo viaggio missionario, fonda la comunità cristiana di Tessalonica, destinataria poi di due lettere in cui l’apostolo risponde alla domanda sulla sorte dei defunti e sul ritorno di Cristo. È l’escatologia cristiana che affiora; bisogna però capire qual è il vero significato delle parole di Paolo, collocarle nel giusto contesto. Paolo di Tarso è un ebreo di formazione farisaica ma ha incontrato Cristo, ed è alla luce di quell’incontro che la sua formazione va riletta.
Inizialmente Saulo rifiuta di credere che Gesù potesse essere veramente il Messia atteso, il primo dei risorti, e ne perseguita i seguaci. Sulla via di Damasco, la reale esperienza col Risorto, gli fa comprendere che l’incontro con Cristo riguarda tutti gli uomini, quelli vissuti prima della sua venuta, quelli che vivono quel momento e tutti coloro che verranno poi. Se la morte e la resurrezione di Gesù sono eventi storici, il suo significato supera gli eventi stessi e abbraccia tutta la storia e l’umanità intera, da Adamo alla fine dei tempi. Incontrare e accogliere Cristo significa, già a partire dalla vita terrena, risorgere alla vita eterna.
Ma l’incontro con Cristo non è solo l’esperienza che tutti gli ebrei di formazione farisaica aspettavano. Cristo chiede a Paolo di portare il vangelo a tutte le genti, fino ai confini della terra.
È il piano di Dio per la salvezza: quando il suo messaggio si sarà diffuso presso tutte le genti, anche il popolo di Israele dal cuore indurito, riconoscerà in Cristo il Messia atteso (Rm 11,25). Quando la maggior parte dell’umanità sarà stata battezzata e crederà in Cristo, la missione degli apostoli si potrà dire conclusa e il Signore tornerà.
Ma è in 1Ts 4, come detto, che troviamo la venuta di Cristo espressa da Paolo:
Perché il Signore stesso (…) discenderà dal cielo. E prima risorgeranno i morti in Cristo, quindi noi, i vivi, i superstiti, saremo rapiti insieme con loro tra le nuvole, per andare incontro al Signore nell’aria, e così saremo sempre con il Signore.
E in 2Ts Paolo parla di segni premonitori del ritorno del Signore. Chi si oppone e frena la diffusione del vangelo favorisce l’uomo iniquo, l’anticristo. Ma quando più nessuno vi si opporrà, l’anticristo - come la zizzania tra il grano maturo -, verrà allo scoperto e giungerà il giudizio di Dio e questo sarà il segno del suo ritorno. Nell’attesa bisogna continuare a vigilare e perseverare nella fede.

Luigi Cannata
 


Documenti:
10 mag 2009
Ente Promotore: La Nuova Regaldi (Associazione Culturale Diocesana)
Ciclo di Incontri: Dalla Lettera di san Paolo alla Diocesi di Novara...

TESSALONICA - Esaminate ogni cosa e trattenete ciò che è buono (1Ts 5,21) apri file pdf

don Silvio Barbaglia

Cosa ne sarà di questa vita, dopo la morte? Ai cristiani i Tessalonica Paolo annuncia che diverremo simili a Cristo, quando egli tornerà. La speranza della vita oltre la morte, nata nei tempi della persecuzione maccabaica e accolta dalla spiritualità farisaica – in cui Paolo si è formato – giunge in Cristo al compimento, e la risurrezione sarà vissuta da ogni uomo, al suo ritorno. E Cristo tornerà quando il Vangelo sarà stato predicato a tutte le genti, e la Chiesa vivrà in piena fedeltà a Dio. Allora anche Israele si convertirà, e il male si separerà nettamente dal bene, emergendo in tutta la sua perversità, non più come zizzania mescolata al grano buono, ma con il volto riconoscibile dell’anti-Cristo, del male radicale. Allora Cristo verrà, per giudicare i seguaci del male e chiamare i santi – sia morti che viventi – a vita nuova. Cristo verrà presto, perché Paolo spera che presto il Vangelo giungerà agli estremi confini della terra. Ma prigioniero a Roma, e vicino alla morte, Paolo intuirà che il compito di annuncio, che lascia ai suoi migliori collaboratori, sarà ancora molto lungo.

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