Documentazione evento:
La sesta Domenica di Spiritualità e Cultura, organizzata dalla Nuova Regaldi, si è svolta presso il Monastero benedettino dell’Isola di San Giulio domenica 14 marzo. Lo studio del Credo, il simbolo della nostra fede, si è soffermato questa volta sulla parte “Credo nello Spirito Santo”. La Terza Persona della Trinità presenta grandi difficoltà di rappresentazione e di conoscenza da parte dei fedeli. Eppure riveste un ruolo fondamentale nella vita cristiana, che ben è stato compreso dalla sensibilità delle Chiese orientali.
Don Francesco Bargellini, biblista, ha svolto la prima parte della riflessione, a partire dai testi scritturali a cui fa riferimento il Catechismo della Chiesa Cattolica. In particolare, ha messo in evidenza l’annullamento (kenosi) dello Spirito Santo. E’ proprio ciò che lo rende più “misterioso” alla comprensione dei fedeli, ma è anche l’atteggiamento tipico dell’amore, che è tanto più grande quanto sa rinunciare a sé. Ma l’azione dello Spirito è quella che sospinge la Chiesa verso il Padre, proseguendo l’opera di Cristo. Riconoscere l’azione dello Spirito nella Chiesa, nelle scritture, nei sacramenti, nella liturgia, nel magistero, significa per il fedele rinunciare alla tentazione del protagonismo per farsi povero, ovvero colui che sente di dover fare affidamento su Dio. E’ lo Spirito a preparare gli uomini alla fede, a ricordare la Parola di Gesù e a renderlo presente nell’Eucaristia. La presenza viva dello Spirito deve incoraggiare i fedeli, quando il relativismo può far prendere dallo sconforto. Ma deve essere anche un incentivo nella ricerca di una vera Comunione: in troppe circostanze i Cristiani tendono a complicarsi la vita e i guai non sono dovuti ad attacchi esterni, ma a divisioni tra i fedeli. Nel corso della storia ci sono state divisioni traumatiche, che potranno essere superate ricordando l’impulso dello Spirito al Concilio di Gerusalemme, quando i primi Cristiani superarono le differenze nella Comunione. Riconoscendone l’azione nella Chiesa, lo Spirito Santo smette di essere “questo sconosciuto” e diventa la presenza viva che sospinge ogni Cristiano verso il Padre, rendendo presente il Figlio risorto.
Don Maurizio Poletti, docente di Patrologia presso il nostro Seminario, ha illustrato il dibattito teologico che ha caratterizzato i primi secoli del Cristianesimo, per riuscire a definire la Terza Persona trinitaria. Il punto di partenza è la formula battesimale affidata ai discepoli da Gesù: “Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo” (Mt 28,19). Per i primi Cristiani c’è dunque già la coscienza dello Spirito, tanto che il dibattito che ne nasce è vivo e non coinvolge solo i teologi, ma tutti i fedeli. Il bisogno di fermare le eresie porta alla convocazione dei due concili, a Nicea (325) e Costantinopoli (381) in cui viene definita la formula attuale del Credo. Nel frattempo c’è l’evoluzione della Pneumatologia, la dottrina dello Spirito Santo, che vede protagonisti dapprima i Padri orientali, finché il discorso non viene recepito anche dall’Occidente, raggiungendo il suo apice nel “De Trinitate” di Sant’Agostino ed entrando nell’opera di papi come Leone Magno e Gregorio Magno. Mano a mano che il discorso si evolve, gli aspetti teorici e speculativi vengono affiancati dalla dossologia, dalle formule entrate anche nella liturgia, con cui Padre, Figlio e Spirito vengono “adorati e glorificati”. E’ questa, in fondo, la sintesi di quei secoli di dibattiti e studi: viene messa al centro la preghiera, e lo Spirito viene riconosciuto come Persona della Trinità, degna di adorazione al di là di tutte le speculazioni teoriche.
Francesco Platini