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Abbà, Padre di misericordia. Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori
Presentazione

Data: mercoledì 15 febbraio 2012

Tipologia incontro: Incontro pubblico

Ciclo di incontri:
Passio 2012

Ora inizio: 21,00

Luogo: Duomo
           Piazza della Repubblica - 28100 Novara
           Visualizza mappa

Con:
Mons. Franco Giulio Brambilla (Vescovo di Novara), Carlo Castagna (marito, padre e nonno delle vittime della strage di Erba (11 dicembre 2006)), Margherita Coletta (giovane vedova di Giuseppe, brigadiere caduto a Nasiriyah (12 novembre 2003)), Raffaele Mansi (padre di Francesca, travolta dall'alluvione di Atrani (9 settembre 2010))


Conduce:
Lucia Bellaspiga (giornalista di Avvenire)


Descrizione evento:

Castagna, Coletta e Mansi: nel dolore, la luce della fede

“Prego ogni sera per Olindo Romano e Rosa Bazzi. Chiedo che si convertano, perché possa finalmente abbracciarli come fratelli ritrovati”. È il desiderio che Carlo Castagna confida al pubblico riunito nel Duomo di Novara, il 15 febbraio, per l’incontro inaugurale di Passio 2012, intitolato “Abbà, Padre di misericordia”, di cui è protagonista insieme con Margherita Coletta, Raffaele Mansi e mons. Franco Giulio Brambilla, intervistati dalla giornalista Lucia Bellaspiga. Ricorda, Castagna, la terribile notte del 2006 in cui trovò riversi al suolo, nel suo appartamento di Erba, moglie, figlia e nipote, uccisi dalla furia omicida dei due vicini di casa: “Il mio cuore non si impietrì. Ma al contrario pulsava, chiedendo a Dio la grazia, che arrivò. Quell’ondata di misericordia, che fu indispensabile per non compiere azioni di cui avrei poi dovuto pentirmi”. Così Castagna perdona, con un perdono che allora risultò a molti quasi incomprensibile, addirittura scandaloso. “Ma un cristiano non può non perdonare: come avrei fatto, se no, a pregare ancora Dio, chiamandolo Padre?”. E di perdono è intessuta anche la storia di Margherita Coletta, che nel 2003 perde il marito carabiniere nella strage di Nasiriyah. Una vita di coppia, la loro, segnata dalla perdita del figlio primogenito, fulminato a sei anni dalla leucemia, che spinge il marito Giuseppe ad aiutare i bambini che incontra nelle sue missioni militari, fino al quel tragico giorno. Alla notizia della morte, Margherita, è oppressa dal dolore ma pensa: “Gesù è amore, non può volere il mio male”. Così decide di inviare subito all’ospedale di Nasiriyah alcune incubatrici per salvare la vita ai nati prematuri, “perché la morte la si vince solo con la vita”. È il primo passo di un percorso che la porta a fondare, due anni dopo, l’associazione “Giuseppe e Margherita Coletta. Bussate e vi sarà aperto”, che opera a favore dei poveri a livello nazionale e internazionale. Un impegno quotidiano per gli ultimi che trova eco nella storia di Raffaele Mansi. Nel settembre del 2010 la figlia Francesca è risucchiata nel gorgo fangoso dell’alluvione del torrente Dragone, ad Atrani, sulla costiera amalfitana, tragedia annunciata causata dall’incuria umana. Raffaele è scosso dal dolore, ma non si rassegna, perché “la disperazione non fa parte della vita del cristiano. Disperazione genera disperazione, è la negazione della speranza”. E scopre che il suo dolore, accolto nella fede, lo rende capace di consolare gli altri e di farsi vicino a chi è nella solitudine e nell’abbandono. “Talvolta – commenta mons. Brambilla – ci chiediamo: se non fossimo cristiani, cosa cambierebbe nella nostra vita? E siamo incerti nel rispondere. Ma stasera abbiamo ascoltato tre racconti “pesanti di vita”, che ci danno la sostanza della vita risorta. È significativo che possa ascoltarli nel secondo incontro pubblico cui partecipo in questa Cattedrale, dopo il mio ingresso in Diocesi. Forse questa sera sono diventato veramente con voi vescovo di Novara”.

Al termine dell’incontro il prefetto di Novara, Giuseppe Adolfo Amelio, ha consegnato a don Silvio Barbaglia - presidente del Comitato per il Progetto Passio - la medaglia di rappresentanza conferita a Passio 2012 dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Nell’ambito del Progetto, il convegno del 10 marzo “Primo Quaresimale dell’Economia e della Finanza” si può inoltre fregiare dell’adesione del Presidente della Repubblica.

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Erba, Atrani, Nasiriyah. Nomi impressi nella memoria collettiva come teatro di tragedie causate dall’odio umano e dalla violenza della natura. I loro protagonisti, Carlo Castagna, Raffaele Mansi e Margherita Coletta sono presenti a Novara mercoledì 15 febbraio nel Duomo di Novara, alle ore 21, per raccontare la loro vicenda umana, intervistati dalla giornalista Lucia Bellaspiga in un incontro dal titolo “Abbà, Padre di misericordia. Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori”, con cui si apre l’edizione 2012 del progetto “Passio. Cultura e arte intorno al mistero pasquale” . Vite segnate dal dolore che si sono aperte alla speranza grazie alla forza del perdono. «Un perdono difficile ma necessario», afferma mons. Franco Giulio Brambilla, che è presente all’incontro anch’egli in veste di relatore, e alla sua prima apparizione pubblica dopo l’ingresso in Diocesi. «Esso è infatti l’unica strada possibile per ricostruire l’umano, nella relazione con gli altri e nell’identità personale».

Informazioni sui relatori

Carlo Castagna
La moglie, Paola. La figlia, Raffaella. E il nipotino, Youssef. Carlo Castagna li ha persi una sera del 2006 a Erba, vittime della follia omicida dei vicini di casa. L’odio e il desiderio di vendetta, da covare per tutta la vita, sarebbero state le sue reazioni più naturali e comprensibili. Ma Carlo scopre la forza del perdono: «Come avrei potuto recitare ancora il Padre nostro senza aver perdonato gli assassini?».

Margherita Coletta
Il marito Giuseppe è ucciso a Nasiriyah il 12 dicembre 2003, nell’attentato suicida che colpisce l’unità specializzata dei Carabinieri italiani in missione di peace keeping. Margherita nel 2005 dà vita all’Associazione Giuseppe e Margherita Coletta “Bussate e vi sarà aperto”, che inaugura nel giorno in cui il marito avrebbe compiuto 40 anni. «Mio marito, durante le numerose missioni all’estero aveva maturato una grande attenzione al mondo dei più piccoli e al loro disagio. Giuseppe non è più con noi, ma quel filo di solidarietà che aveva creato non si è spezzato, anzi si è rafforzato ancora di più».

Raffaele Mansi
Atrani, 9 settembre 2010. Un onda di fango travolge la figlia venticinquenne Francesca, unica vittima dell’esondazione del torrente Dragone, sulla costiera amalfitana. Il 2 ottobre 2010, ventitré giorni dopo, il suo corpo privo di vita viene trovato al largo delle isole Eolie. «Ero e sono sereno, il dolore non mi ha annientato e la disperazione, che è mancanza di speranza, non trova posto nella mia famiglia. Francesca mi è stata portata via dalla natura, dalla sfortuna, ma soprattutto, dall'incuria del territorio. Per lei mi darò da fare affinché tutto il sistema si muova per fare qualcosa, qualcosa di concreto».


Enti Promotori:
Comitato per il Progetto Passio



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