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Apocrifi del Nuovo Testamento: il Protovangelo di Giacomo (1) |
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Documentazione evento:
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Documenti:
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25 ott 2011
Ciclo di Incontri:
Prendi e leggi! La Bibbia nel cuore della cultura occidentale
don Silvio Barbaglia
Un testo apocrifo, cioè “nascosto”. Il Protovangelo di Giacomo appartiene a quell’insieme di testi che la Chiesa ha con il tempo ha ritenuto inadatti o fuorvianti nel condurre all’incontro con Cristo. Una scelta che è frutto di un vivace dibattito tra le molteplici esperienze cristiane cresciute tra il II e IV secolo. Fondate su autorevoli tradizioni apostoliche e accomunate dalla presenza tangibile dello Spirito Santo, le Chiese appaiono divise da contrastanti visioni teologiche, che si confrontano in un processo dialettico, alla ricerca del vero volto di Cristo. Questione cruciale, in un contesto culturale permeato da una forte domanda di salvezza e che – a differenza di oggi – presuppone l’esistenza di una verità e di una profonda continuità tra parola e realtà. Ma il dibattito infuria anche nei confronti dei giudaismi non cristiani e del paganesimo, che cercano di screditare la novità offerta dalla via di Gesù, attaccandone il fondamento, cioè l’origine e la natura di Gesù stesso. Ne abbiamo un eco nel Contra Celsum di Origene, che attesta la presenza di tesi che vedono in Gesù non il figlio di Dio, ma di un soldato romano di nome Pantera, unitosi a Maria in una relazione adulterina, dissimulata poi dai cristiani con la “fandonia” della nascita miracolosa e verginale, presa a prestito dai coevi culti misterici. Il Protovangelo di Giacomo si colloca in questo dibattito come scaltra azione di propaganda, grazie a una narrazione che salvaguarda l’origine divina di Gesù col nobilitre al massimo anche quella della madre Maria. Maria appare lei stessa frutto di un concepimento miracoloso, consegnata al Signore fin dalla nascita, vergine purissima al servizio del Tempio. Una vera “campionessa” della purezza e della verginità, che nessun avversario deve più azzardarsi a scalfire.
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Audio:
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25 ott 2011
Ciclo di Incontri:
Prendi e leggi! La Bibbia nel cuore della cultura occidentale
don Silvio Barbaglia
Un testo apocrifo, cioè “nascosto”. Il Protovangelo di Giacomo appartiene a quell’insieme di testi che la Chiesa ha con il tempo ha ritenuto inadatti o fuorvianti nel condurre all’incontro con Cristo. Una scelta che è frutto di un vivace dibattito tra le molteplici esperienze cristiane cresciute tra il II e IV secolo. Fondate su autorevoli tradizioni apostoliche e accomunate dalla presenza tangibile dello Spirito Santo, le Chiese appaiono divise da contrastanti visioni teologiche, che si confrontano in un processo dialettico, alla ricerca del vero volto di Cristo. Questione cruciale, in un contesto culturale permeato da una forte domanda di salvezza e che – a differenza di oggi – presuppone l’esistenza di una verità e di una profonda continuità tra parola e realtà. Ma il dibattito infuria anche nei confronti dei giudaismi non cristiani e del paganesimo, che cercano di screditare la novità offerta dalla via di Gesù, attaccandone il fondamento, cioè l’origine e la natura di Gesù stesso. Ne abbiamo un eco nel Contra Celsum di Origene, che attesta la presenza di tesi che vedono in Gesù non il figlio di Dio, ma di un soldato romano di nome Pantera, unitosi a Maria in una relazione adulterina, dissimulata poi dai cristiani con la “fandonia” della nascita miracolosa e verginale, presa a prestito dai coevi culti misterici. Il Protovangelo di Giacomo si colloca in questo dibattito come scaltra azione di propaganda, grazie a una narrazione che salvaguarda l’origine divina di Gesù col nobilitre al massimo anche quella della madre Maria. Maria appare lei stessa frutto di un concepimento miracoloso, consegnata al Signore fin dalla nascita, vergine purissima al servizio del Tempio. Una vera “campionessa” della purezza e della verginità, che nessun avversario deve più azzardarsi a scalfire.
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Video:
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