Descrizione evento:
"Un dono di Dio nel XX secolo", all'interno di quel "nugolo di testimoni" che non mancano nella Chiesa e che occorre scoprire, per stare in loro compagnia. Così mons. Renato Corti nell'omelia descrive Chiara Lubich. Una donna che, aggiunge, anche da morta dona risposte sagge alle nostre domande e ci dà grande consolazione. Chiara ha compiuto la propria missione di annunciatrice del Vangelo, la "Parola di vita" pronunciata e vissuta da Gesù e che gli apostoli sono chiamati a diffondere nel mondo. Chiara ha rivolto a ciascuno la proposta di lasciare scendere in sé anche un solo versetto di Vangelo, per farci guidare da esso nelle decisioni della vita quotidiana, come a dire che il cristiano deve essere in cammino verso la santità ovunque si trovi. Chiara ha vissuto fino in fondo una vocazione all'unità, desiderata da Cristo, e possibile se l'amore dell'uomo per l'uomo giunge al vertice - da lui testimoniato - dell'amare fino ad essere pronto a morire per l'altro. "Abbi sull'altro lo sguardo di Gesù", amava dire Chiara: così l'unità sarà possibile. La sua eredità, il dono che ci ha lasciato è il Vangelo: "Lascia a chi ti segue solo il Vangelo. Se così farai, l'ideale dell'unità rimarrà" Il Vangelo non sente l'usura del tempo, ed è ciò che veramente è importante donare a chi incontriamo e lasciare a chi ci segue. Una consegna lasciataci perché la facciamo nostra, imitandola.