Descrizione evento:
“Dimmi il tuo nome!”
“Nessuno è il nome che mi danno padre, madre e compagni”.
Ulisse, ormai vecchio e prossimo alla morte, si abbandona
ai ricordi delle sue peregrinazioni:
tempeste, incantesimi, amori e vendette in un continuo alternarsi
di navigazione, approdi, naufragi.
In riva al mare, gli occhi umidi, il re di Itaca siede e con gesti antichi
offre il suo ultimo tributo ad Atena.
E’ più facile credere a una bugia ripetuta mille volte
che a una verità sentita per la prima volta.
(Omero)
Nessuno è il protagonista del nostro racconto, un uomo giunto alla fine della sua esistenza che, seduto in riva al mare, rivive con una nuova consapevolezza le avventure del suo passato. Ciò che sembrava importante non lo è più, mentre piccoli eventi, sottili emozioni acquistano un rilievo impensabile solo qualche tempo prima. La poesia di Kavafis ci ha ispirato nella stesura del testo: il viaggio, inteso come percorso di conoscenza, è il tema del progetto “Una Odissea” e le peregrinazioni di Ulisse sono metafora del cammino verso una piena consapevolezza di sé. Attraverso spoliazioni, smarrimenti, perdite, la rotta per Itaca simboleggia l’ineludibile legame dell’uomo con la propria più intima verità, con la propria essenza. “L’astuto” Ulisse parla a noi uomini moderni, così bisognosi di punti di riferimento certi, invitandoci al viaggio per eccellenza, un viaggio in cui il raggiungimento della méta passa necessariamente per l’oblio e l’abbandono di quanto ci è più caro: la certezza di una rotta sicura, il conforto di amici e compagni, addirittura il proprio nome.
“Chi sei tu?” chiede il Ciclope.
“Nessuno” è la risposta di Ulisse.
L’invocazione iniziale ad una pianta profumatissima ed antica presente su tutte le mense che circondano il Mediterraneo e l’uso del dialetto e del grammelot, lingua dei cantastorie itineranti, ci è sembrato un doveroso omaggio a questo piccolo-grande mare che ci ospita e sostenta. Un mare immenso che abbraccia isole ed amori, che bagna guerre e passioni, che permette il viaggio ma impedisce l’attracco, che suggerisce ma non svela. Il mare, liquido e mutevole supporto ad un vascello errante solo apparentemente perduto. In “Una Odissea” la maga Circe trasforma i suoi prigionieri in pesci e il canto delle Sirene è ispirato alle sirene delle moderne navi… E’ una chiave di lettura volutamente personale e particolare, certi che l’unica universalità possibile stia nell’approfondimento del patrimonio segreto che ognuno di noi coltiva nella propria intimità. La fatica del vivere, la sofferenza delle grandi peripezie alle quali Nessuno è soggetto sono le stesse fatiche e le stesse sofferenze che, giorno dopo giorno, stagione dopo stagione, viviamo tutti. Con la speranza di trovare la nostra Itaca.