08 feb 2012
Oltre 230 eventi culturali e artistici proposti nell’intero territorio della diocesi di Novara, dal 22 febbraio al 29 aprile. È l’offerta del progetto “Passio. Cultura e arte attorno al mistero pasquale” (www.passionovara.it), che, nella sua quinta edizione, intende esplorare la dimensione della paternità, attraverso la vicenda umana di Gesù e il suo legame speciale con il Padre dei cieli. «Il titolo stesso del progetto – Abbà. Un Dio papà – richiama questa dimensione – spiega don Silvio Barbaglia, presidente del comitato promotore – con un’espressione della lingua aramaica, “abbà”, che Gesù usa nel rivolgersi a Dio con l’affetto e la fiducia che un figlio ripone in suo padre». Un tema cruciale quello del rapporto tra padri e figli, nell’Occidente contemporaneo, che le scienze sociali definiscono “una società senza padri”, fotografando nell’evoluzione della cultura un progressivo declino della figura paterna, privata delle sue valenze simboliche e del suo ruolo educativo. «Per questo occorre parlarne – afferma il vescovo di Novara, mons. Franco Giulio Brambilla –, e sono molto contento di iniziare la mia attività pastorale in Diocesi grazie a un progetto come Passio, che consente di riallacciare l’alleanza tra la fede e le forme con cui l’uomo si esprime, di cui la cultura rappresenta l’elemento più nobile, per ridare speranza a ciò che è autenticamente umano». Incontri di riflessione, concerti, esposizioni e mostre offerti da Passio saranno così strumenti per consentire un contatto intimo tra fede e cultura, declinato con linguaggi adatti a pubblici di diversi gusti e interessi, e pubblicizzato in particolare grazie all’esposizione a Novara, in piazza Duomo, di una grande riproduzione fotografica di un affresco quattrocentesco, conservato nel palazzo dei Vescovi, che mostra Dio Padre sorreggere la croce del Figlio immolato per l’umanità. Un investimento in cultura che potrà forse apparire azzardato in tempi di crisi economica, «ma l’uomo – ricorda mons. Brambilla – si nutre di pane e di Parola, e la Parola è ciò che consente di ridare sapore al pane. Dobbiamo accostarci ad essa, per invertire i meccanismi che rendono l’uomo sempre più bisognoso. E occorre investirvi risorse con coraggio proprio in questi tempi difficili, per dare nuovo slancio alla vita sociale».