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“L'esistenza di una causa, ma soprattutto di un fine, presuppone quasi sempre per noi l'intervento di un agente animato, anche per spiegare l'origine del mondo e le vicende del processo evolutivo. È per noi uomini quasi una necessità fisica.” È la sintesi di Nati per credere, di Girotto, Pievani e Vallortigara, nell’articolo-recensione del genetista Edoardo Boncinelli, che aggiunge: “Gli autori, nel quadro delle loro competenze individuali – la psicologia cognitiva, la dottrina evoluzionistica e l'etologia –, concordano che la spiegazione a tutto ciò possa e debba essere cercata nelle pieghe dello stesso processo evolutivo che ha forgiato il nostro corpo e la nostra mente.”
Un altro studioso, Dennett, – in Rompere l’incantesimo – ritiene necessario “sottoporre la religione in quanto fenomeno globale allo studio interdisciplinare più intensivo, perché la religione è troppo importante per poterci permettere di rimanere ignoranti in questo campo.”
Dennett e Boncinelli sono solo due degli scienziati che portano avanti un nuovo filone di ricerca scientifica, quello che cerca di ricondurre il fenomeno religioso (in generale, non necessariamente cristiano e/o cattolico) nell'alveo di un normale sviluppo evolutivo della specie umana. Ricerca che trova ampia e diffusa accoglienza in ambito accademico oltreoceano, ma anche nelle università italiane.
Ne discuteremo con Don Piermario Ferrari – docente di filosofia e teologia presso il Seminario teologico di Novara e le facoltà teologiche di Torino e Venezia –, nell’incontro del Laboratorio di Scienza ed Etica de La Nuova Regaldi