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Credo in un solo Signore, Gesù Cristo
Documentazione
Documentazione evento:

Il cammino di riscoperta del “Credo”, il simbolo della fede cristiana al centro delle giornate di spiritualità e cultura proposte a tutta la diocesi dall’associazione “La Nuova Regaldi”, si arricchisce di un secondo passaggio fondamentale: la persona “teologica” di Gesù Cristo, così come definita nella seconda affermazione che scandisce la professione di fede dei cristiani (“Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio”). Il tema è stato approfondito – presso l’abbazia benedettina “Mater Ecclesiae” dell’isola di San Giulio, domenica 8 novembre – in particolare da due prospettive, grazie all’apporto di don Francesco Bargellini, docente di esegesi biblica al seminario San Gaudenzio , e da don Piermario Ferrari, docente di filosofia e teologia e direttore dello studentato teologico.
Don Bargellini ha proposto un itinerario di introduzione alla figura di Cristo tenendo presente i termini fondamentali della sua identità sulla base del Catechismo della Chiesa cattolica. Il nome, infatti, soprattutto nelle culture del mondo antico, indica e rappresenta in un qualche modo il destino, la missione di ciò o di colui che è nominato. Il nome Gesù, innanzitutto, vuole dire “Dio salva” e richiama direttamente la salvezza operata da Dio nella storia degli uomini. In Gesù Dio salva il suo popolo, realizza il compimento di quel processo di liberazione iniziato con l’Esodo. Attraverso Gesù, però, il privilegio concesso e garantito a Israele viene esteso a tutta l’umanità, che potrà così godere della salvezza e della liberazione di Dio dal male e dalla morte. Gesù porta a compimento la riconciliazione dell’uomo con Dio, compromessa dal peccato. Il termine Cristo – la parola ebraica è Messia – vuol dire “unto”, scelto da Dio per una missione specifica. Nel racconto dell’Antico Testamento l’unzione era riservata ai sacerdoti e ai re; nel Nuovo Testamento, invece, Gesù appare come l’unto per eccellenza, tanto che “Gesù Cristo” diventerà una sorta di nome proprio: soltanto Gesù, infatti, compie in maniera perfetta la missione di riconciliazione tra Dio e il mondo nel suo sangue. Con questo termine, “unto”, Gesù si ricollega e riassume, inoltre, tutta la tradizione regale, sacerdotale e profetica dell’Antico Testamento. La qualifica di Figlio di Dio non necessariamente rimanderebbe alla divinità di Gesù Cristo, eppure - spiega il biblista don Bargellini – ci sono molti passi evangelici in cui la relazione speciale con il Padre è molto chiara. Egli è il Figlio per eccellenza, grazie al quale tutti siamo chiamati ad essere figli del Padre, come evidenziato bene dagli scritti di San Giovanni. Unigenito è il titolo riconosciuto a Gesù direttamente dal Padre, durante il battesimo di Giovanni al Giordano e durante la Trasfigurazione, che colloca il Cristo in una dimensione ulteriore rispetto a quella storico-temporale. Infine Signore (in greco Kyrios), un termine che la traduzione greca della Bibbia attribuiva solo a Dio, viene nei Vangeli assegnato anche a Gesù, in quanto figlio unigenito del Padre.
Tutti questi termini, che costituiscono gli assi portanti per la comprensione della figura di Gesù Cristo, non sono però stati guadagnati in maniera definitiva nell’epoca apostolica. Anzi, nei primi secoli successivi alla vita di Cristo, gli interrogativi sul mistero della sua figura si sono intensificati, giungendo a veri e propri aspri dibattiti teologici che hanno causato a volte rotture della comunione ecclesiale, scismi o eresie. I Padri della Chiesa sono stati protagonisti di quest’epoca di controversie, sfociata nella celebrazione dei primi concili ecumenici, convocati per dare definizioni del mistero di Dio che reggessero l’urto del tempo. Così il concilio di Nicea (325) reagisce alla diffusione dell’eresia ariana (propagata dal prete africano Ario), secondo il quale Dio Padre e il Figlio non sarebbero collocabili propriamente sullo stesso piano divino, poiché il Figlio sarebbe stato creato – pur sempre divino e perfetto, ma di caratura inferiore – da Dio Padre, l’unico vero Dio. Il concilio di Nicea vuole mettere ordine nei concetti di “generazione” e di “creazione”: il Figlio, per la fede cattolica, è “generato” dal Padre prima di tutti i secoli, ma non “creato”, ossia non è qualcosa di estraneo e di diverso dal Padre, bensì è della sua “stessa sostanza”, ha la stessa essenza del Padre (in greco homousios). Per Ario, invece, il Figlio non è eterno, non è increato, ma essendo fatto anche di materia, non può possedere tutti gli attributi di Dio. La posta in gioco è alta, spiega il teologo don Ferrari: è in questione la stessa natura e identità di Gesù Cristo, figlio di Dio. Il concilio cerca di pacificare la Chiesa mediante un’operazione culturale in cui traduce i contenuti della fede della Chiesa in un dogma, in una definizione che possa in un qualche modo spiegare la misteriosa identità di Dio. Il linguaggio – annota don Ferrari – non è più quello biblico, ma quello della teologia, che cerca di rendere universale, comprensibile e assimilabile il contenuto della fede nel mondo che respirava la cultura greco-romana.
Da qui, ammonisce don Ferrari, bisogna tornare a interrogarsi se il popolo cristiano riesca ancora a cogliere il linguaggio teologico dei padri della Chiesa antica, intrecciato com’era con la razionalità greca a livello terminologico e concettuale. Per i Padri era fondamentale arrivare a definire e proteggere l’annuncio della fede, il mistero della salvezza, l’identità del Salvatore. Oggi il mondo occidentale non si trova forse più a suo agio con questi termini e concetti, addirittura difficilmente comprensibili per altre culture, come quelle asiatiche. Come ridire Nicea al mondo di oggi? Questa, conclude don Ferrari, sembra essere la sfida più attuale per la fede della Chiesa.


Documenti:
08 nov 2009
Ente Promotore: La Nuova Regaldi (Associazione Culturale Diocesana)
Ciclo di Incontri: Nessun uomo è un'isola

Credo in un solo Signore, Gesù Cristo apri file pdf

Padre Francesco Bargellini , Don Pier Mario Ferrari

Gesù è presentato nel Credo con i titoli che di lui compaiono nella Scrittura: il nome Gesù – che significa Dio-salva –, il titolo di Cristo – che rimanda al re messianico, chiamato a esprimere nel popolo la signoria di Dio –, il titolo di Figlio di Dio – attribuitogli da Dio stesso nel battesimo e nella trasfigurazione, e il nome di Signore – che allude al nome proprio del Dio di Israele, rivelato a Mosè davanti al roveto ardente. I concili di Nicea e Costantinopoli cercano di tradurre la realtà del Dio della tradizione ebraico-cristiana nei concetti e nei termini della filosofia ellenistica, per difendere la fede dalle deformazioni eretiche. Uno sforzo straordinario di inculturazione, che anche oggi attende di essere svolto, per dire Cristo nella società contemporanea e in culture diverse dall’occidentale.

Audio:
08 nov 2009
Ciclo di Incontri: Nessun uomo è un'isola

Credo in un solo Signore, Gesù Cristo - Bibbia ascolta audio

Padre Francesco Bargellini

Gesù è presentato nel Credo con i titoli che di lui compaiono nella Scrittura: il nome Gesù – che significa Dio-salva –, il titolo di Cristo – che rimanda al re messianico, chiamato a esprimere nel popolo la signoria di Dio –, il titolo di Figlio di Dio – attribuitogli da Dio stesso nel battesimo e nella trasfigurazione, e il nome di Signore – che allude al nome proprio del Dio di Israele, rivelato a Mosè davanti al roveto ardente.


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08 nov 2009
Ciclo di Incontri: Nessun uomo è un'isola

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Don Pier Mario Ferrari

I concili di Nicea e Costantinopoli cercano di tradurre la realtà del Dio della tradizione ebraico-cristiana nei concetti e nei termini della filosofia ellenistica, per difendere la fede dalle deformazioni eretiche. Uno sforzo straordinario di inculturazione, che anche oggi attende di essere svolto, per dire Cristo nella società contemporanea e in culture diverse dall’occidentale.


Video:
08 nov 2009
Ciclo di Incontri: Nessun uomo è un'isola

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Padre Francesco Bargellini Don Pier Mario Ferrari ,



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