Novara, il coraggio della fragilità

Verso Verona: un itinerario di arte e cultura sulla debolezza salvata

Dal nostro inviato a Novara Lorenzo Rosoli

In quanti modi la «pietra scartata» può diventare «testata d'angolo»? Per quali vie le passioni dell'uomo - il dolore innocente, l'ingiustizia, l'emarginazione, la morte - possono incontrare la Passione di Dio per aprirsi alla speranza?
È la sfida di Passio, l'itinerario di «cultura e arte attorno al mistero pasquale» in corso nella diocesi di Novara, che nell'edizione 2006 ha scelto il tema della «fragilità salvata» nella prospettiva del Convegno ecclesiale nazionale del 16-20 ottobre di Verona e l'ha affrontato attraverso molteplici iniziative e linguaggi: la musica, il teatro, il cinema, il rito, i pellegrinaggi.
Fra tanti eventi - concerti, spettacoli, incontri pubblici - che hanno solo lo spazio della loro breve durata per lasciare una traccia nella mente e nel cuore, ve ne sono altri che si offrono con un respiro temporale diverso: le mostre allestite nel capoluogo e nel suo territorio. Spetta a loro disegnare una «mappa della fragilità» che non si sovrappone artificiosamente alla geografia della città e del suo territorio, bensì porta alla luce esperienze e storie spesso nascoste, silenti. Eppur gravide di provocazioni.
Come la mostra «Una sofferenza che crea comunione e speranza», curata dall'associazione «Noi come voi» di Galliate, fino a oggi nello splendido Castello Sforzesco di Galliate, dal 21 al 30 aprile a Omegna. I quaranta disabili dell'associazione hanno realizzato una serie di dipinti e sculture «per raccontare la sofferenza come ponte verso la speranza, intrecciando le loro passioni con la passione di Cristo» spiegano a una voce sola Benedetta Clerici, fondatrice e presidente dell'associazione nata vent'anni fa, e Giovanna Serazzi, arteterapeuta. Ed è una galleria di crocifissi e deposizioni, introdotta da un grande batik dedicato alla Creazione, contrassegnata da opere come la croce trasfigurata in albero della vita.
«I disabili non si sentono tali e vogliono essere accolti nella pienezza della loro umanità. La disabilità dimora anzitutto nello sguardo degli altri, dei "normali". Perciò l'impatto della mostra è forte, soprattutto per gli adulti con tutto il loro carico di pregiudizi», testimoniano Benedetta e Giovanna. Un messaggio forte, in tempi che coltivano la tentazione dell'eugenetica, d'una cultura che vorrebbe spegnere il diritto alla vita delle «pietre scartate».
Lasciamo Galliate per Novara. Nel cuore della città, in piazza della Repubblica lungo il colonnato del duomo, fino al 3 maggio campeggia una grande riproduzione in grandezza naturale (11 metri per 8) di un capolavoro di Gaudenzio Ferrari, le ventun scene della vita di Cristo affrescate nel 1512-13 nella Madonna delle Grazie di Varallo Sesia. Fino a pochi giorni fa il duomo ospitava una mostra dedicata ai Sacri Monti piemontesi e lombardi; fino a domenica è al santuario del Boden di Ornavasso.
A poche centinaia di metri, in San Pietro al Rosario, ancora per oggi la mostra «Non c'è altro che vita!» curata dal Centro aiuto alla vita di Novara. Pochi, semplici, efficaci pannelli per spiegare la meraviglia della vita umana, dal concepimento alla nascita, e i rischi che la minacciano. Altri due passi nel centro di Novara e si giunge nella chiesa secentesca di San Giovanni Decollato dove, fino al 15 aprile, l'omonima confraternita - anticamente dedita all'assistenza ai condannati a morte, oggi impegnata nel sostegno alle famiglie dei carcerati - ha allestito la mostra «La passione terrena dei condannati a morte». Fotografie, diorami, riproduzioni a grandezza naturale, documenti e cimeli antichi restituiscono il volto più spietato della macchina della giustizia, e in essa il ruolo che vi ebbe la Chiesa. In parallelo, i pannelli della Comunità di Sant'Egidio e della campagna contro la pena di morte.
Ha appena chiuso i battenti la mostra dedicata all'Ospedale Maggiore di Novara; una storia di carità depositata negli archivi e nelle collezioni dell'antica istituzione che meriterebbe d'essere liberata dal limbo di sottotetti e scantinati. Altre due iniziative si aprono invece stasera: «Via Crucis da Barbavara a Oleggio», al colonnato del duomo, un viaggio fra le immagini dell'arte sacra della diocesi; l'allestimento in piazza Duomo di sette gigantografie con particolari del Sacro Monte di Varallo.
«Passio sta mobilitando energie e risorse presenti a Novara, nella Chiesa e nella società civile, a volte rimaste sopite, creando inedite, feconde collaborazioni fra "mondi" diversi - spiega don Silvio Barbaglia, deus ex machina della manifestazione -. Non senza ombre: il grande assente è il mondo giovanile, in particolare gli studenti universitari, come se i temi del dolore, della morte, della fragilità umana non li riguardassero. Un'assenza che dovremo valutare attentamente, mentre alcuni loro coetanei si stanno spendendo con grande generosità in un cammino che rivela come la cultura possa rinnovare l'azione pastorale».