A Novara un incontro ha avviato la riflessione sull'ambito dei deboli nel percorso nazionale itinerante Corti:«Solo guardandosi dentro si può trovare la luce di Cristo»

Da Novara Andrea Gilardoni

La solitudine dello straniero, l'isolamento del povero o la debolezza del malato. Ma anche il silenzio di parole non dette, perché è troppo lontana la speranza di riuscire a farsi comprendere, o di altre taciute perché troppo forte è la tirannia della timidezza. Sono i mille volti della fragilità umana, quelli drammaticamente evidenti e quelli ancor più drammaticamente nascosti, che sono stati al centro del convegno l'altra sera a Novara, promosso dall'associazione diocesana «La Nuova Regaldi», come primo appuntamento del progetto «Passio», una delle tappe di avvicinamento al convegno ecclesiale nazionale di ottobre a Verona.
L'incontro - cui hanno partecipato il vescovo di Novara Renato Corti, lo psichiatra Eugenio Borgna ed il responsabile per la Cei del progetto culturale Vittorio Sozzi - ha tracciato un itinerario che, attraverso la comprensione di come la fragilità sia una dimensione ineludibile per l'uomo, è approdato alla consapevolezza di come si possa essere portatori di speranza. «Diventando coscienti della propria fragilità non pensandola come "virtuale" come qualcosa che riguarda sempre e comunque gli altri - ha spiegato Borgna - si può essere capaci davvero di essere un sostegno per chi ci è vicino e accorgerci anche di quelle fragilità invisibili, ancora più dolorose proprio perché ignorate».
Il primo passo da compiere è, quindi, il recupero dell'introspezione, quel guardarsi dentro che permette di acquisire occhi nuovi che sanno leggere e capire gli altri. «Penso alla "notte scura" di cui parla san Giovanni della Croce - ha aggiunto il vescovo Corti -. Penso alla descrizione delle difficoltà e del travaglio che fa. In molti mi chiedono: "Nonostante tutto lui credeva?". La domanda di fondo è "Ma quando si crede, tutto deve essere a posto, le difficoltà e le fragilità sono superate?". Sarebbe una fede superficiale se fosse così». Per Corti è proprio l'irrequietezza che viene dalla consapevolezza della fragilità che spinge a percorrere la str ada per incontrare il Signore. «Sant'Agostino ne è un esempio. Si è convertito dopo anni di ricerca e di inquietudine». Una consapevolezza, quella della debolezza, che permette anche il superamento dell'effimero e del vacuo. «È necessaria la riscoperta di una nuova profondità. Quando vado in visita al carcere e mi trovo in quell'edificio dove pure le finestre della cappella hanno le sbarre, dico a quei ragazzi: "L'universo che avete dentro di voi è più grande di quello che c'è là fuori"». Riabituandosi a guardarsi dentro, si impara a guardare l'altro. «E capaci di accostarci davvero al nostro prossimo che soffre, sapremo anche incontrare il Mistero e scoprire, in fondo alle tenebre la luce».
Quello del convegno, quindi, è stato un percorso che dalla fragilità e dalla sofferenza ha voluto evidenziare gli aspetti della luce che si ritrovano nella passione di Gesù. «Per questo abbiamo scelto Novara per approfondire, in vista di Verona, l'ambito della fragilità - ha spiegato Sozzi, che ha illustrato le linee guida del convegno di ottobre - Il progetto «Passio», che nella diocesi piemontese è alla seconda edizione si accostava perfettamente a questa tematica».
E la serata è stata proprio il primo appuntamento di «Passio», «un progetto - ha detto il responsabile diocesano don Silvio Barbaglia - che tenta di ridire, secondo i codici dell'arte della cultura e della comunicazione il Mistero pasquale e la passione di Cristo». Con il gusto estetico e con gli strumenti ed i modi mediatici dell'oggi, quindi, raccontare il nucleo centrale dei Vangeli. «I mezzi che useremo - ha concluso Barbaglia - seguiranno diversi percorsi, da quello liturgico del "celebrare" a quelli dell'immagine, con la contemplazione di opere novaresi di arte sacra, o dell'"ascoltare", del "rappresentare" e dell'"immaginare", con l'organizzazione di concerti, la proiezione di film e l'allestimento di musical spettacoli teatrali».