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2011 |
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Sono stati trovati 50 video
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12 giu 2011
Ciclo di incontri:
27° Concorso Internazionale Valsesia Musica
Charles - Auguste de Bériot (1802-1870)
dal "Concerto n° 9 in la minore Op. 104": III. Rondò. Allegretto moderato
Al violino Isabella Spinardi (Italia) Anni 10
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12 giu 2011
Ciclo di incontri:
27° Concorso Internazionale Valsesia Musica
Johann Sebastian Bach (1685-1750)
dal "Clavicembalo ben temperato Vol. I": Preludio e Fuga n° 9 in Mi maggiore BWV 854*
Al piano digitale Amir Salhi (Italia) Anni 8
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09 set 2011
Ciclo di incontri:
Anniversario di fondazione dell'Oratorio di Varallo
Carlo Baruffi,
Mons. Pierfranco Pastore,
don Stefano Rocchetti
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09 set 2011
Ciclo di incontri:
Anniversario di fondazione dell'Oratorio di Varallo
A cura di don Gianpaolo Zanetti
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13 set 2011
Ciclo di incontri:
27° Concorso Internazionale Valsesia Musica
Franz Liszt (1811-1886)
Mephisto Waltz n° 1
Sergei Prokofiev (1891-1953)
dai "4 Pezzi Op. 4": n° 4 Suggestione diabolica
Al pianoforte Ji-Yeong MUN (Corea del Sud)
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16 set 2011
Giuseppe Savagnone
L'io? Una "società per azioni a maggioranza variabile". È l'immagine vivace con cui Giuseppe Savagnone descrive come l'uomo si autopercepisce nella cultura odierna, cosiddetta post-moderna. L'esistenza è vissuta come una serie di esperienze che stentano a trovare nell'interiorità un centro unificante, capace di critica e confronto consapevole. È così tramontata (per fortuna) l'epoca degli uomini "tutti d'un pezzo", in cui aderire ai modelli dominanti era l'unica via per sentirsi cittadini a pieno titolo di una società omologante. Ma un io troppo moltelplice e inconsapevole di sé è incapace di scegliere la direzione della propria vita, e rischia di vagare senza meta, in balia di pulsioni interiori ed esteriori che non riesce a dominare. Ma insieme all'io, oggi sono in crisi anche i concetti di comunità e di missione. L'uomo post-moderno desidera essere autonomo, e si mostra insofferente nei confronti delle forme organizzate di vita comune, siano esse la famiglia, la Chiesa o lo Stato, temendo che essa siano una minaccia alla sua libertà di "farsi i fatti propri". E dimenticando che le azioni di ciascuno hanno effetti, prima o poi, sulla vita di tutti gli altri membri di una società. Così, nel clima di disimpegno generale, la vita non è più percepita come una una missione da vivere a vantaggio degli altri, ma come la ricerca della propria autorealizzazione. Una sorta di mito che impedisce di vedere come, in realtà, le più ricche soddisfazioni personali nascono dal mettersi a disposizione degli altri offrendo con passione il meglio delle proprie capacità e delle proprie forze. Tre crisi dunque - quelle dell'io, della comunità e della missione - che espongono l'uomo d'oggi a rischi e a difficoltà. Ma anche altrettante opportunità di crescita di una società più felice e umanizzata, purché i giovani trovino sulla loro strata educatori, capaci di ascoltarli, di comprenderli e di aiutarli a crescere. È il compito che la Chiesa si assume nel nuovo decennio pastorale.
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17 set 2011
Mons. Renato Corti
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17 set 2011
Giuseppe Savagnone
Si parla tanto di "emergenza educativa". Ed è vero, l'emergenza c'è. Ma la colpa non è dei giovani. Sono gli adulti, infatti, a essere da sempre in difficoltà nel capire le nuove generazioni. E oggi più che mai, a motivo dei grandissimi cambiamenti culturali degli ultimi decenni, tanto che i genitori si sentono ormai incapaci di proporsi ai loro figli con argomenti credibili e come modelli di vita convincenti. Come uscire dall'impasse? Occorre "seminare", suggerisce il Vangelo, che - nella parabola del seminatore - pone l'accento sul terreno, cioè sulla persona in crescita, vero protagonista del processo educativo. Chi educa deve porsi al suo servizio, attendendo che i giovani maturino, crescano, siano pronti a compiere nuovi passi nel cammino formativo. Ma seminare e attendere non basta. Gesù infatti sceglie tra i suoi discepoli i pescatori, abili nel seguire i pesci per andare a pescarli là dove si trovano, spinti da correnti, venti e maree. Come gli educatori, che oggi debbono intuire dove vanno i gusti e gli interessi dei giovani, per essere pronti a intercettarli con strategie che, per essere efficaci, debbono essere continuamente rinnovate. E infine il Vangelo ci parla dell'educazione con la figura del pastore, colui che ama e conosce le pecore per nome, e va a cercare la pecora smarrita, lasciando le altre 99 nell'ovile. Un compito oggi forse più duro che in passato - perché 99 sono le pecore smarrite mentre una sola è rimasta nell'ovile del Signore -, ma per questo ancora più necessario, perché l'azione di una parrocchia sia autenticamente missionaria, pensando all'intero territorio affidato alle sue cure e non solo ai pochi che frequentano la messa. Così la Chiesa potrà offrire a tutti il modello di vita di Gesù, in cui il desiderio di vita e di bellezza si sposa con la capacità di dono e di amore gratuito. È la rivoluzione (pacifica) più grande, che tutto il mondo attende.
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02 ott 2011
Maria Teresa Moscato
«L'educatore? È uno che lavora per... rendersi superfluo» - così Maria Teresa Moscato descrive, scherzosamente, l'esito di ogni percorso educativo, che mira alla crescita nell'autonomia. Un percorso che si gioca sulla relazione tra i ragazzi e le persone significative (genitori, insegnanti, catechisti, fratelli e amici più grandi), che essi tendono inconsciamente a imitare, identificandosi con esse. Il tutto si gioca in un orizzonte culturale, mutevole nel tempo, che oggi viene mediato sempre più dai media - tv e Internet - cui i giovani sono perennemente esposti, con pieno accesso ad aspetti della realtà da cui un tempo gli adulti potevano proteggerli. Sul fronte famigliare, le famiglie - meno solide di un tempo - sono indebolite nel loro ruolo educativo. I genitori separati, infatti, sono più arrendevoli e accondiscendenti verso i figli, che vorrebbero legare più a sé che all'altro coniuge. E i figli crescono minati nella fiducia in se stessi, perché il trauma della separazione di mamma e papà ha deluso la fiducia che riponevano nelle persone per loro più significative. Spesso poi sono figli unici, privi di dell'esperienza sociale precoce consentita dal rapporto con fratelli e con cugini coetanei. Per questo i bambini oggi non sono più capaci di autogestire le attività di gioco, e necessitano di un animatore che "insegni loro a giocare". E da adolescenti, privi del sostegno di famiglie rassicuranti, si appoggiano molto al gruppo dei pari. Che diviene anche il teatro in cui sperimentare le precoci esperienza sessuali, cui i media li spingono, all'insegna di una spontaneità guidata dalla logica del "fin che dura, dura", priva - anche in età adulta - di una chiara progettualità di vita a due. È questo il teatro in cui si gioca la presenza educativa delle comunità parrochiali. Spesso scelte dai genitori come agenzie economiche e sicure cui affidare i figli - a prescindere da serie motivazioni valoriali. Ma ogni occasioni è buona, se consente di famigliarizzare con i ragazzi, per tempi sufficientemente lunghi a costruire relazioni significative tra loro e con gli educatori. L'esperienza di gruppo e - quando è possibile - del rapporto a tu per tu con gli educatori, consentiranno ai ragazzi di crescere. Così sarà possibile educare i giovani alla fede. A patto, però, che la catechesi sia di qualità elevata, culturalmente difendibile e capace di toccare i problemi concreti della vita, impedendo che la fede si riduca a un insieme di riti in odore di superstizione, o che venga archiviata tra le esperienze infantili che non hanno più nulla da dire nella vita adulta. È la sfida che attende le comunità cristiane e - in prima linea - i catechisti.
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03 ott 2011
Mons. Renato Corti,
Pastore Jean-Félix Kamba Nzolo,
Abuna Danyal El Bakhoumy
Riuniti nella cattedrale di Novara per celebrare i 25 anni dello Spirito di Assisi, cristiani di diverse confessioni elevano a Dio preghiere di lode e richieste di perdono. Il brano di Vangelo di Gv 7,37-39 è letto in italiano e in arabo e commentato da mons. Corti e padre Kamba Nzolo. Segue l'adorazione della croce.
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15 ott 2011
Ciclo di incontri:
Eventi istituzionali de La Nuova Regaldi
don Silvio Barbaglia
Mamma Lucia Frisone e Giovanni Paolo II, due persone straordinarie, unite dall'aver imparato ad "amare l'amore umano", affiancandosi l'uno ai giovani e al loro cammino di scoperta della vita e dell'amore, l'altra alla complessa vicenda umana del figlio Fulvio. È la profonda sapienza umana e cristiana cui La Nuova Regaldi vuole attingere linfa vitale, nel compimento del 10 anniversario di fondazione, in vista di nuovi intensi anni di attività.
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18 ott 2011
Ciclo di incontri:
Laboratorio di Scienza ed Etica
Alessandro Vicini
Dall’infinitamente piccolo all’infinitamente grande
Alla ricerca dei mattoni dell’Universo
con Alessandro Vicini
Ricercatore di Fisica Teorica, Modelli e Metodi Matematici, Dipartimento di Fisica dell'Università degli Studi di Milano, Docente del corso di "Metodi Computazionali della Fisica"
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22 ott 2011
Ciclo di incontri:
Ottobre missionario
Mons. Renato Corti
Padre Massimo Casaro riceve da mons. Renato Corti un Vangelo in lingua portoghese e un crocifisso, doni simbolici per la missione in Brasile cui è destinato.
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22 ott 2011
Ciclo di incontri:
Ottobre missionario
Padre Ernesto Viscardi
Un missionario descrive la condizione sociale della Mongolia e l'attività della missione cattolica nel paese.
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22 ott 2011
Ciclo di incontri:
Ottobre missionario
Mons. Renato Corti
La missione, anima della vita ecclesiale, nel solco della tradizione apostolica.
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13 nov 2011
Ciclo di incontri:
Genesi. Nel racconto dell'Inizio, la matrice della civiltà europea
Antonio Petagine
Una lettura del rapporto tra Creazione ed Evoluzione che cerca di dissolvere le contraddizioni più evidenti recuperando gli elementi fondativi della teoria Darwiniana, messa a confronto da una parte con le teorie Neodarwiniane e dall'altra con la tesi del Disegno Intelligente
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13 nov 2011
Ciclo di incontri:
Genesi. Nel racconto dell'Inizio, la matrice della civiltà europea
don Silvio Barbaglia
Si propone una lettura ermeneutica innovativa del primo racconto di Creazione alla luce di un'interpretazione della Genesi che vede il primo testo dell'Antico Testamento come una rilettura delle origini compiuta dal popolo di Israele presumibilmente durante l'esilio babilonese
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16 nov 2011
Ciclo di incontri:
Laboratorio di Scienza ed Etica
Diego Santimone
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