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La Sindone di Torino e il mistero ancora da svelare.
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La Sindone di Torino e il mistero ancora da svelare

La sala SOMS di Borgomanero ha ospitato, nella serata di giovedì 6 marzo, l’ultimo incontro dedicato alla Sindone, nell’ambito di Passio 2008. A vent’anni dalla controversa prova del Carbonio 14, secondo cui la Sindone sarebbe un tessuto dell’epoca medievale, nel progetto Passio sono stati inseriti alcuni incontri pubblici per fare il punto sugli studi che riguardano la reliquia conservata a Torino. La serata borgomanerese, condotta dal Dott. Alessandro La Capria, grande esperto di studi sindonologici della nostra Diocesi, ha visto la presenza del Prof. Bruno Barberis, Direttore del Centro Internazionale di Sindonologia.
Il Prof. Barberis ha esposto all’uditorio, con il massimo rigore scientifico, i risultati finora conseguiti nelle ricerce condotto sul tessuto che potrebbe aver avvolto il corpo del Cristo in quei tre giorni compresi tra la Sua morte e la Sua risurrezione. Tutti gli studi compiuti sulla Sindone hanno permesso di arrivare alla conclusione che l’immagine che vediamo è quella di un crocifisso, che ha subito tutte le torture che ritroviamo nei racconti della Passione riportati dai quattro Vangeli. Sono evidenti i segni della flagellazione, compiuta con strumenti in uso presso i Romani. Le tracce di sangue ci raccontano le modalità della crocifissione, fin nel dettaglio della posizione imposta al condannato sul suo patibolo. Le tracce di sangue sono presenti perché il corpo dell’uomo della Sindone non fu lavato e ricoperto di unguenti secondo la tradizione ebraica. Anche questo coincide con i Vangeli: Gesù morì verso le tre del pomeriggio (Lc 23,44-46) nel giorno di Parasceve; al tramonto di quello stesso giorno sarebbe cominciata la festa di Pasqua, e il corpo di un uomo giustiziato non poteva rimanere esposto (Gv 19,31). Per questo, Gesù venne deposto nel sepolcro di gran fretta. D’altronde, Maria Maddalena si recò al sepolcro il giorno dopo la Pasqua con gli unguenti per il corpo del Signore (Lc 24,1).
Infine, grande importanza è stata data dal Prof. Barberis alla macchia che circonda la ferita nel costato della figura sindonica. Gli studi dimostrano che da quello squarcio uscirono sangue e plasma, a dimostrazione che il corpo venne trafitto quando già privo di vita. Giovanni narra nel suo Vangelo che dal costato di Cristo, colpito con la lancia, uscirono sangue ed acqua (Gv, 19-34). Per i credenti, il sangue della morte, offerto come patto di eterna alleanza nell’Eucaristia, è mescolato all’acqua del battesimo. Per lo scienziato, troviamo una risposta razionale alla testimonianza dell’Evangelista (Gv 19,35-37) che non è per niente in contrasto con il simbolo di salvezza che possiamo leggere.
Nel 1898 la Sindone venne fotografata per la prima volta e riconosciuta come immagine “in negativo” di una figura umana, che il tessuto deve avere avvolto. Da quel momento, la Sindone è diventata l’oggetto più studiato al mondo. Decine di scienziati si sono avvicinati alla Sindone per dare una risposta a tutti gli interrogativi che quel rettangolo di lino si porta appresso nella sua storia secolare. Ma non tutti i quesiti hanno avuto risposta. In particolare, nessuno è riuscito a spiegare come si è formata l’immagine umana che possiamo contemplare durante le ostensioni. Il Prof. Barberis ha insistito su un punto:”Una risposta scientifica deve partire da presupposti naturali”. Ovvero: bisogna capire se esiste in natura una modalità, riproducibile, che possa spiegare la formazione della figura di un uomo su un tessuto. La Resurrezione è una risposta per il credente ma, non essendo fenomeno naturale, non può essere ipotesi per lo scienziato.
La Sindone continua a portare il suo mistero. Da scienziato rigoroso, il Prof. Barberis ha spiegato che la scienza può fare progressi. Forse la risposta a tanti interrogativi è solo rimandata a quando nuove scoperte e nuovi metodi di indagine permetteranno un approccio diverso. In particolare, la prova del Carbonio 14, che è di per sé molto efficace e precisa nei risultati, ha una condizione necessaria che deve essere rispettata in partenza. L’oggetto della prova deve essere privo di impurità, accumulatesi nel tempo, che possono falsare i risultati. Per questo, il responso del test del 1988 non può essere considerato né vero né falso: un tessuto è forse l’oggetto più difficile da studiare con questo metodo, come confermato da prove effettuate su tessuti diversi dalla Sindone.
Al termine di questo compendio sugli studi di sindonologia, che ha impressionato anche coloro che erano già al corrente di queste informazioni, il Dott. La Capria ha portato un’interessante testimonianza di carattere storico, legata a un aspetto illustrata dal Prof. Barberis. Oggi la scienza afferma con sicurezza che l’uomo della Sindone venne crocifisso con i piedi sovrapposti: in questo modo una gamba risulta distesa, l’altra rattrappita tanto da apparire più corta nella posizione del corpo nel telo. I fedeli di Costantinopoli che contemplarono la Sindone oltre quindici secoli fa, privi di conoscenze scientifiche, giunsero alla conclusione che il Cristo fosse zoppo, riportando questa idea in moltissime rappresentazioni iconografiche. È un ulteriore esempio del fascino esercitato dalla Sindone su generazioni di fedeli. Ancora oggi, che la scienza non ha dato tutte le risposte, l’uomo della Sindone ci interroga. Al di là di qualsiasi ricerca, ciò che resta al credente è il racconto della Passione, della Morte e, soprattutto, della Resurrezione di Gesù, vero evento che ha cambiato il corso della storia umana, dando un senso nuovo all’esistenza di ogni singolo, che può trovare nell’Incarnazione di Dio un senso alla vita terrena, e la promessa di una Vita più grande.
Francesco Platini

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06 mar 2008
Ciclo di Incontri: Passio 2008

La Sindone di Torino e il mistero ancora da svelare. guarda il video

Alessandro La Capria Bruno Barberis ,

A 20 anni esatti dal responso dell’esame al radiocarbonio che datò la Sindone al XIII – XIV secolo si continua a discutere sulla sua origine. Il prof. Zaccone indica come l’approccio giusto all’analisi del Sacro Lino debba essere caratterizzato da una positiva interazione tra diverse discipline e invita a considerare la Sindone come un’icona della Passione.
L'approccio alla reliquia dovrebbe essere dunque subordinato all'esperienza di fede, all'incontro con Cristo.

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