Mistico, condottiero, uomo capace di camminare sicuro nell’incertezza del mondo, “come se vedesse l’invisibile”. Pienamente immerso nel suo tempo e nello stesso tempo profondamente immerso nella realtà di Dio. La figura di Giovanni Paolo II, a due anni di distanza dalla morte, appare sempre più grande, come quella di un Mosè dei nostri giorni, capace di guidare la Chiesa e l’umanità sulle strade di Dio. Questo il ritratto del grande pontefice che è emerso dai ricordi del cardinale Angelo Sodano, segretario di stato vaticano per 15 anni nel pontificato di Giovanni Paolo II, e di mons. Corti, Vescovo di Novara, nell’incontro pubblico svoltosi nel Duomo di Novara venerdì scorso e condotto da Luigi Accattoli, vaticanista del Corriere della Sera. Con la sua testimonianza di fede e la sua dedizione alla preghiera – ha detto Accattoli - “ha aiutato un’umanità smarrita a credere”. “Santo subito!” chiedevano i cartelloni, esposti dalla folla commossa nei giorni del suo funerale, raccogliendo un’intuizione lanciata da Chiara Lubich, unita al Papa da un legame di intensa amicizia spirituale. Una santità di cui Sodano ha tratteggiato i contorni, soffermandosi sullo sforzo compiuto per la diffusione dell’amore per la verità e per il rispetto dell’uomo, additando un cammino che l’umanità è chiamata a percorrere alla luce dei “fari” della ragione e della fede, per costruire una società animata dalla solidarietà. Un luminoso esempio di fede, cui si univa una speranza incrollabile in Cristo, sintetizzata nelle parole “Non abbiate paura!”, scandite più volte nel corso del pontificato, e un impegno di carità espresso in uno sforzo incessante per promuovere la cultura del lavoro rispettoso della dignità dell’uomo, per difendere i diritti umani e promuovere la pace tra le nazioni. Nel messaggio di convocazione della Giornata Mondiale della gioventù di Colonia 2005, ha ricordato Corti, papa Wojtyla aveva additato ai giovani l’esempio dei magi, come una sorta di testamento spirituale: offrite anche voi al signore l’oro della vostra esistenza, l’incenso della vostra preghiera ardente e la mirra del vostro affetto. Parole straordinarie. Come quelle rivolte agli anziani nella Lettera loro indirizzata nel ’93, piene della sapienza che viene da Dio e che permette di apprezzare ogni momento della vita umana come un dono di cui essere grati e da spendere per il bene.

(fg)