Descrizione evento:
Fondazione Persona – La Veja Masca
presenta
ET ELEVATUS EST
Sacra rappresentazione sulla Passione di Cristo
Progetto drammaturgico di Marco Bossi e Gianni Dal Bello
regia Gianni Dal Bello
con
Gianni Dal Bello
Anna Belfiore, Marco Bossi,
Laura Fedigatti, Laura Carpani
Gli attori dell’Associazione Persona e del gruppo di Animazione storica di Vespolate
Editing video Renato Massucchi
Costumi Anna e Rocco Belfiore
Suono Roberto Orfella
Luci Evaristo Tommasin
Ricerca iconografica don Tino Temporelli
regia di Gianni Dal Bello
Lo spunto di partenza per questa moderna sacra rappresentazione nello stile “sons et lumieres” è quello di rivisitare in modo originale le quattordici tappe della Passione di Cristo e insieme il cammino della redenzione dell’uomo. Uno spettacolo ricco di suggestioni intense scandito da un sottofondo musicale ad hoc, nella quale gli effetti sono lasciati a movimenti coreografici a diretto contatto con il pubblico, alla soffusa atmosfera creata dai giochi di luce, alla riproposizione di immagini sacre di grande effetto visivo rendendo protagoniste le statue delle cappelle del Sacro Monte di Varallo, il primo e il più grande tra i Sacri Monti, vero Vangelo popolare.
“… et ego si exaltatus fuero a terra, homines traham ad me ipsum…” cita il vangelo di Giovanni, “…quando sarò elevato da terra attirerò tutti gli uomini a me…”. Questa frase funge da spunto per la riflessione richiamata anche dal titolo.
“Et Elevatus Est” racconta del viaggio a Roma dei fratelli D’Errico (Melchiorre e Tanzio) che partirono dalla Diocesi di Novara nel 1600 in occasione dell’anno giubilare. Il loro incontro con Caravaggio fu “illuminante” (nel senso che scoprirono un nuovo modo di “trattare” la luce nelle creazioni artistiche). Tornarono a Varallo e misero in atto quanto appreso nella realizzazione delle splendide cappelle del Sacro Monte.
Lo spettacolo è così ispirato al Teatro inerte più famoso e bello al mondo, ora dichiarato dall’Unesco, con gli altri Sacri Monti, “Patrimonio dell’Umanità”. Le statue sulla Passione di Cristo si materializzeranno tra la gente nella basilica di San Michele, proprio come amava fare San Carlo Borromeo quando visitava il Sacro Monte di notte accompagnato solo da lanterne e fiaccole.
L’azione scenica è improntata a evidenziare i due diversi aspetti di fruizione di quel Teatro montano. L’idea originaria di Bernardino Caimi, nel 1493, messa in pratica da Gaudenzio Ferrari, fu quella di consentire al pellegrino di vivere il Mistero della Passione a contatto diretto con le statue nelle cappelle, copartecipando all’evento. Dopo il Concilio di Trento, invece, sotto l’episcopato di Carlo Bascapè, furono frapposte tra visitatore e messa in scena le grate che ancora oggi caratterizzano la struttura. L’approccio si configurò così come contemplativo.
Il Cammino della Croce, in questo venerdì di quaresima, viene riproposto anche riferendosi a intense interpretazioni poetiche, in italiano e francese, della Passione di Cristo.
Un momento teatrale quindi che diviene forma di meditazione.