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L'antico codice dell'Apocalisse di san Giovanni: una fontana sigillata. Sesto sigillo (Ap 17-19)
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APOCALISSE: GERUSALEMME, LA “GRANDE MERETRICE”
La sconfitta finale del male, preludio al compimento della salvezza dei giusti

«Vidi una donna seduta sopra una bestia scarlatta, piena di nomi blasfemi, con sette teste e dieci corna». È la visione terribile con cui inizia il capitolo 17 dell’Apocalisse, letto dall’attrice Lucilla Giagnoni e spiegato dal biblista don Silvio Barbaglia nel sesto incontro dedicato, domenica scorsa – presso il Battistero del Duomo di Novara – al libro conclusivo delle Scritture. La donna è una prostituta, anzi, essa è «la grande meretrice» con cui «si sono prostituiti i re della terra e col vino della sua prostituzione si sono inebriati gli abitanti della terra». Ma di chi si tratta, e che cosa simboleggia? «Sulla fronte portava scritto un nome simbolico: la grande Babilonia», rivela di lei il veggente Giovanni, che aggiunge, riguardo alla bestia su cui siede, «le sette teste sono i sette colli sui quali è seduta la donna». Indizi oscuri, ma sufficienti a molti esegeti per concludere che la donna rappresenti Roma, la città che siede sui “sette colli”, dominatrice del mondo allora conosciuto e che – sotto Nerone e Domiziano – ha perseguitato duramente i cristiani. Ma è più probabile – afferma Barbaglia – che si tratti di Gerusalemme. La Gerusalemme “che uccide i profeti”, su cui Gesù piange nel racconto evangelico. La città del Tempio che, ingannata dalla ricchezza e dal potere, ha abbandonato Dio, suo sposo, per prostituirsi con gli idoli e opporsi al Cristo e ai suoi seguaci. Essa diviene così simbolo dell’origine del male, e della sua diffusione nel mondo. Ma il male finisce con l’autodistruggersi, e Gerusalemme sarà condannata e incendiata con un fuoco inestinguibile, il cui fumo sale nei secoli. E tra il crepitare delle fiamme si ode un canto di gioia: «Alleluia! Salvezza, gloria e potenza sono del nostro Dio». È la folla immensa dei salvati, fedeli a Dio, che sono scampati alla distruzione per formare una nuova Gerusalemme, sposa di Dio senza macchia. La moltitudine annunzia infatti festante: «Sono giunte le nozze dell’Agnello; la sua sposa è pronta». E un angelo proclama «Beati gli invitati al banchetto di nozze dell'Agnello!». Lui stesso, il Cristo, si presenta nelle vesti di guerriero a cavallo, alla testa dell’esercito celeste, per la guerra definitiva contro l’esercito del male, che viene sconfitto. La resa dei conti finale è ormai giunta. Quale sarà il castigo degli empi, e quale la ricompensa dei giusti? La risposta domenica 11 aprile alle 21.15, nel Battistero di Novara, per il settimo e ultimo incontro alla riscoperta del libro dell’Apocalisse.
 


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