Documentazione evento:
ERO NUDO, E MI AVETE VESTITO
Scoprirsi nudi, per rivestirsi interiormente di amore
Emarginati, umiliati, privati di dignità. È la condizione dei prigionieri dei campi di concentramento nazisti, dei 40.000 italiani deportati a Mauthausen e Dachau, nel secondo conflitto mondiale. Una condizione di “nudità”, che è assurta a simbolo – nella cultura occidentale – del massimo sopruso compiuto dall’uomo su altri uomini. Ma ancora oggi, nella nostra società “evoluta” e “pacifica”, si compiono piccoli e grandi soprusi, ai danni dei più vulnerabili: deboli, poveri, stranieri. O di coloro che sono avvertiti, semplicemente, come “diversi” dagli altri. E che per questo diventano vittime di mobbing, bullismo e altre forme di discriminazione sociale. Forme di violenza esplorate martedì 16 marzo 2010, presso l’Auditorium del Seminario diocesano Aldo Del Monte, nel talk show “Ero nudo e mi avete vestito. Il tessuto dell’amore che dona dignità”, condotto dalla giornalista Alfonsina Zanatta, con Mauro Begozzi, direttore scientifico dell’Istituto storico della Resistenza e della Società Contemporanea “Piero Fornara”; Riccardo Grassi, sociologo ricercatore presso l’istituto Iard e presidente dell’associazione Il solco; e il biblista don Silvio Barbaglia. Un disprezzo totale per l’uomo, generato da una società dominata dal “culto della morte” – così Mauro Begozzi ha definito l’orrore della Shoah. L’offesa alle dignità personale sofferta nei campi di concentramento ha lasciato nei superstiti ferite profonde, difficili da rimarginare. Tracce interiori di un dolore grande, indicibile. Ma che è stato necessario narrare, perché ciò che era avvenuto fosse conosciuto, e non fosse dimenticato. Nella speranza che non si debba mai più ripetere nella storia dell’uomo. Ma i germi della violenza dell’uomo sull’uomo si ridestano sempre – ha affermato Riccardo Grassi – quando i disequilibri di potere, inevitabili nella vita sociale, non sono “mitigati dall’amore”. Si afferma così la legge dei più forti. Di coloro che, nel variegato contesto sociale, si considerano “più uguali degli altri”, e si uniscono in una complicità di interessi che crea situazioni di ingiustizia a danno dei più deboli. Solo l’amore reciproco consente di “spogliarsi” dei privilegi e di ripristinare la giustizia e l’uguaglianza tra gli uomini. Perché la nudità, ha detto don Silvio Barbaglia, è la condizione originaria dell’uomo, creato a immagine di Dio. E l’essere nudi è la condizione di massima esposizione al contatto con l’altro, sperimentato nella relazione coniugale. Per questo Gesù invita ogni uomo a un atto di spogliazione interiore, a togliere la “maschera” che lo nasconde agli altri. È la condizione per sperimentare l’abbraccio fraterno e l’abbraccio di Dio, che riveste l’uomo “dall’interno”. E lo rende capace di riconoscere la propria fragilità e di accettare gli altri, nella loro diversità.