Documentazione evento:
21 DICEMBRE 2012. LA FINE DEL MONDO PUÒ ATTENDERE
L’apocalisse “predetta” dal calendario Maya smentita da esperti all’Università di Novara
La fine del mondo il 21 dicembre 2012? In realtà i Maya non l’hanno mai prevista, e neppure hanno previsto per quella data il verificarsi di qualche catastrofe naturale. L’attesa creatasi nell’opinione pubblica sulla possibile drammatica conclusione – il 21 dicembre 2012 – di uno dei cicli (b'ak'tun) del calendario Maya non ha nessuna base scientifica ed è stata creata ad hoc dai mass media e da pseudo-studiosi. È, in sintesi, quanto emerso giovedì 18 febbraio all’Università del Piemonte Orientale “A. Avogadro” all’incontro “Mai dire Maya! Dibattito sulla presunta fine del mondo”, promosso nell’ambito del progetto Passio. Arte e cultura attorno al mistero pasquale, con il prof. Stefano Bagnasco del CICAP (Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sul Paranormale) e il prof. Alberto Voltolini, docente di filosofia del linguaggio e della mente presso l’Università degli Studi di Torino. Ad ascoltare i relatori, in un’aula completamente gremita, gli studenti delle scuole superiori di Novara e dell’Università. Per Bagnasco è sbagliato parlare di una profezia dei Maya perché «non c’è nulla nel loro calendario che ci dica che alla fine del lungo computo il mondo debba finire. Il popolo precolombiano ha sbagliato totalmente il calcolo dell’inizio dei tempi, e perché dovrebbe aver previsto l’ultimo giorno?». Bagnasco ha poi dimostrato come siano errate alcune previsioni scientifiche spesso presentate a sostegno della fine del mondo nel 2012, come il presunto rallentamento della rotazione terrestre, l'indebolimento del campo magnetico terrestre, gli effetti delle tempeste solari e la teoria della “cintura fotonica”. «Non c’è una prova scientifica seria che avalli la tesi che nel 2012 debba accadere qualcosa. Inoltre dobbiamo tenere presente che la fine sarebbe prevista in realtà per il 2011, perché i Maya non avevano computato l’inizio dei tempi dall’anno zero». Teorie, quindi, prive di fondamento, ma ricche di fascino per il grande pubblico, perché basate sull’interpretazione fantasiosa di alcune coincidenze, osservate tra fenomeni naturali e antiche presunte profezie. Di coincidenze – ha spiegato il prof. Voltolini «c’è ne sono un’infinità di tipo fattuale che non dipendono da noi. Noi le usiamo per elaborare un ragionamento abduttivo, che possiamo chiamare “inferenza alla miglior spiegazione”. Oggi per il bombardamento continuo di informazioni facciamo fatica a distinguere quei ragionamenti in cui la conclusione segue dalle premesse da quelli in cui le conclusioni non seguono dalle premesse». Per questo dovremmo avere un atteggiamento maggiormente critico. Anche se, paradossalmente, avere credenze false non è sempre negativo. «Alcune volte – spiega Voltolini – è vantaggioso dal punto di vista evolutivo credere in ragionamenti fallaci». Un esempio? «Colombo non avrebbe mai scoperto l’America se non avesse creduto di andare nelle Indie».