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Ermeneutica ed esegesi biblica |
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Cicli di lettura della Bibbia
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Viene fornita di seguito tutta la documentazione presente nel sito relativa ai testi, ai files audio e ai video prodotti per le lezioni dei cicli di incontri del progetto "Prendi e leggi! La Bibbia nel cuore della cultura occidentale" tenuti dal prof. don Silvio Barbaglia, docente di scienze bibliche.
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Sono stati trovati 73 documenti
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19 gen 2011
Ciclo di incontri:
Prendi e leggi! La Bibbia nel cuore della cultura occidentale
don Silvio Barbaglia
Dodici. Il numero delle tribù di Israele scandisce la successione dei testi nel canone biblico ebraico. Dodici infatti sono i suoi primi libri (5 della Torah e i 7 Profeti anteriori), dodici – riuniti in un unico rotolo – i Profeti posteriori, e infine dodici gli Scritti, che completano la raccolta. Una scelta non casuale, che esprime l’anelito di Israele – disperso nella diaspora – a ritrovare la sua unità di popolo santo. Tre, invece, è il numero delle sezioni in cui il testo è diviso, con programmatico intento rivolto ai lettori, chiamati all’ascolto fedele della Parola di Dio contenuta nella Torah, alla sua attualizzazione nella storia sull’esempio dei Profeti, e – leggendo gli Scritti – a riportare alla vita la Parola divenuta Scrittura. E in questa terza sezione di Scritti è collocato il libro di Rut dal canone ebraico, che ad esso dedica un ruolo speciale, fra le cinque Meghillot – i testi letti nelle feste di pellegrinaggio –, come testo liturgico della festa di Pentecoste. Ma il rigido ordine numerico e tripartito del canone ebraico viene sconvolto dalla nascente tradizione cristiana, nella “sua” Bibbia in lingua greca della versione dei LXX. In essa Rut è collocata fra libri storici, tra Giudici e il primo libro dei Re. Una scelta non casuale, che valorizza elementi del testo riletti in chiave cristiana. E Rut così finisce col diventare il prologo cristiano alla storia di David, istruendo il lettore perché ne legga la vicenda in chiave messianica.
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25 ott 2011
Ciclo di incontri:
Prendi e leggi! La Bibbia nel cuore della cultura occidentale
don Silvio Barbaglia
Un testo apocrifo, cioè “nascosto”. Il Protovangelo di Giacomo appartiene a quell’insieme di testi che la Chiesa ha con il tempo ha ritenuto inadatti o fuorvianti nel condurre all’incontro con Cristo. Una scelta che è frutto di un vivace dibattito tra le molteplici esperienze cristiane cresciute tra il II e IV secolo. Fondate su autorevoli tradizioni apostoliche e accomunate dalla presenza tangibile dello Spirito Santo, le Chiese appaiono divise da contrastanti visioni teologiche, che si confrontano in un processo dialettico, alla ricerca del vero volto di Cristo. Questione cruciale, in un contesto culturale permeato da una forte domanda di salvezza e che – a differenza di oggi – presuppone l’esistenza di una verità e di una profonda continuità tra parola e realtà. Ma il dibattito infuria anche nei confronti dei giudaismi non cristiani e del paganesimo, che cercano di screditare la novità offerta dalla via di Gesù, attaccandone il fondamento, cioè l’origine e la natura di Gesù stesso. Ne abbiamo un eco nel Contra Celsum di Origene, che attesta la presenza di tesi che vedono in Gesù non il figlio di Dio, ma di un soldato romano di nome Pantera, unitosi a Maria in una relazione adulterina, dissimulata poi dai cristiani con la “fandonia” della nascita miracolosa e verginale, presa a prestito dai coevi culti misterici. Il Protovangelo di Giacomo si colloca in questo dibattito come scaltra azione di propaganda, grazie a una narrazione che salvaguarda l’origine divina di Gesù col nobilitre al massimo anche quella della madre Maria. Maria appare lei stessa frutto di un concepimento miracoloso, consegnata al Signore fin dalla nascita, vergine purissima al servizio del Tempio. Una vera “campionessa” della purezza e della verginità, che nessun avversario deve più azzardarsi a scalfire.
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08 nov 2011
Ciclo di incontri:
Prendi e leggi! La Bibbia nel cuore della cultura occidentale
don Silvio Barbaglia
“Protovangelo”. Un nome che indica come il racconto preceda quello evangelico e lo prepari, narrando la storia dell’origine di “nostra Signora Maria”. E il Protovangelo di Giacomo descrive l’origine di Maria con tratti miracolosi ed eccezionali, che vanno a rispondere alle infamie che – negli ambienti giudaici e pagani – si sono diffuse a screditare l’origine di Gesù. Gioacchino, suo padre, è descritto come uomo ricco, generoso nelle offerte al Tempio e benedetto da Dio. Ma Ruben, suo antagonista, gli contesta la sua assenza di discendenza, incompatibile, in Israele, con lo status di uomo giusto. Gioacchino si ritira in preghiera nel deserto, in 40 giorni che riecheggiano il quarantennale vagare di Israele nel deserto e anticipano i 40 giorni di tentazione di Cristo. Anna, sua moglie, sola e amareggiata, rifiuta di unirsi alla festa del Tempio, prega e piange nel giardino la sua sterilità, nota stonata in un creato che Dio ha voluto fecondo. Ma un angelo la raggiunge e le annuncia che il Signore l’ha esaudita, concepirà e delle sua prole parlerà tutta la terra. Subito dopo due messi la avvertono che anche Gioacchino è stato avvisato da un angelo che lei… ha concepito!, e la sta raggiungendo. Anna così ha concepito, in assenza del marito, un figlio che entra nel loro amore di coppia in maniera miracolosa, come scollegata da un unione carnale dei coniugi.
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Sono stati trovati 147 audio
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15 apr 2008
Ciclo di incontri:
Prendi e leggi! La Bibbia nel cuore della cultura occidentale
don Silvio Barbaglia
Atti degli Apostoli, o meglio “azioni di apostoli”: questo è il titolo più indicato per il libro, che si pone in diretta continuità con il Vangelo secondo Luca. Si tratta infatti di cogliere la dinamica in divenire di azioni di apostoli, intesi in senso più ampio rispetto ai soli Dodici, che sono destinate a proseguire e a rinnovarsi in tutta la storia futura della Chiesa, grazie a nuove effusioni dello Spirito Santo, che perpetua l’azione di Dio nel mondo. Lo Spirito Santo ha in questo libro ruolo di grande protagonista, e, come nel terzo Vangelo, è il regista delle azioni degli uomini che rende presente nella storia il piano di Dio – che si esplica dall’antica alla nuova alleanza – e diviene in Gesù il principio che rinnova profondamente la creazione. Comunicato alla Chiesa, lo Spirito costituisce, come nel battesimo di Gesù, il motore che dà nuovo impulso alla storia, e guida l’azione della Chiesa precorrendo l’opera degli apostoli e continuando a discendere sugli uomini.
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22 apr 2008
Ciclo di incontri:
Prendi e leggi! La Bibbia nel cuore della cultura occidentale
don Silvio Barbaglia
Pentecoste è il giorno in cui Israele riceve da Dio, sul Sinai, il dono della Torah, la Parola di Dio. È giorno di sapore escatologico, perché rappresenta, nel microcosmo di un anno, la tensione del compimento del 49 (7 per 7) sul 50° giorno dopo la Pasqua, a similitudine dei 49 anni che tendono al compimento nell’anno giubilare, da cui la storia di Israele riparte. Ed è giorno che richiama, per antilogia Babele, Babilonia distruttrice di Gerusalemme e sua antitesi, in cui l’unica lingua allora parlata dall’uomo, la lingua di Dio, si divide, nel giorno “diabolico” in cui l’uomo cerca proditoriamente di sfidare Dio rubandogli il cielo. Nel giorno escatologico, predice Isaia, Tutti i popoli saliranno al monte del Signore, da cui uscirà la sua Parola, e in essa troveranno concordia e pace. Pentecoste si trova a confluenza di questi testi, come loro rilettura midrashica, e corrisponde al giorno escatologico, compimento della nuova Pasqua, giorno in cui la Parola di Dio si comunica a Israele, rappresentato dai 12 apostoli, come soffio nuovo di Dio che li rende nuove creature. In un contesto tipico di teofania, con rombo di vento gagliardo, sui 12 si posano lingue (richiamo alla Parola) come fuoco (richiamo alla manifestazione di Dio a Mosè nel roveto ardente), ricevono il nuovo soffio divino, e tornano a parlare nella lingua di Dio, che è compresa dagli altri uomini che, pur parlando i dialetti divisi degli uomini, sono aperti ad udire la Parola. Gli apostoli così pronti per portare l’annuncio a tutte le genti, inaugurando la missione della Chiesa, nuovo Israele.
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29 apr 2008
Ciclo di incontri:
Prendi e leggi! La Bibbia nel cuore della cultura occidentale
don Silvio Barbaglia
Saltando la sezione del libro degli Atti degli Apostoli relativi agli sviluppi della comunità delle origini, dei sommari relativi alla vita della comunita, dei contrasti con il Sinedrio e gli altri gruppi giudaici, la lezione si concentra sulla sezione dei capp. 6-7: presentazione della comunità di Gerusalemme in un momento critico di dibattito interno. Distinzione tra la sensibilità che faceva capo alla lingua e alla cultura aramaica e quella che faceva capo allo spirito del proselitismo nelle aree della diaspora, chiamati "ellenisti". La storia di Stefano e del suo martirio va contestualizzata in tale profilo sociologico e teologico che viene illustrato nelle sue tensioni.
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06 mag 2008
Ciclo di incontri:
Prendi e leggi! La Bibbia nel cuore della cultura occidentale
don Silvio Barbaglia
L’episodio dell’uccisione di Stefano fa da spartiacque verso un nuovo versante di narrazione che si occupa di una persecuzione contro la Chiesa, una sorta di azione disciplinare interna, con vari livelli e intensità, per rimettere ordine nel giudaismo agitato dai fermenti cristiani. I cristiani di matrice giudeo-ellenistica, fuggiti da Gerusalemme, evangelizzano però altrove, come Filippo in Samaria, ma sotto il controllo dell’apostolato di matrice aramaica, rappresentato da Pietro e Giovanni. Filippo, alter Christus, agisce con l’eunuco etiope interpretando le scritture, come Cristo ha fatto con i discepoli di Emmaus, e viene sottratto alla sua vista dopo che questi è stato battezzato. La “telecamera” lascia Filippo a Cesarea, per concentrarsi sulla via che conduce a Damasco, città con significato eziologico ed escatologico nella storia di Israele, in cui la predicazione cristiana assume perciò contorni molto destabilizzanti per il giudaismo tradizionale che sono visti con grave preoccupazione dal Sinedrio di Gerusalemme.
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13 mag 2008
Ciclo di incontri:
Prendi e leggi! La Bibbia nel cuore della cultura occidentale
don Silvio Barbaglia
L'incontro analizza il racconto tre volte riportato dall'evangelista Luca relativo alla cosiddetta "conversione" di Saulo: At 9, 22 e 26. I tre racconti non corrispondono: il primo di At 9 è presentato dal narratore in terza persona, gli altri due sono messi in bocca a Paolo in prima persona, come rilettura della propria esperienza. Viene analizzata la categoria di "conversione" utilizzata per illustrare il passaggio avvenuto nella esperienza di Damasco. La prospettiva biblica sottolinea piuttosto una prospettiva vocazionale, non un passaggio di religione, non una conversione da una vita di peccato ma una chiamata a portare l'evangelo a tutte le genti.
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20 mag 2008
Ciclo di incontri:
Prendi e leggi! La Bibbia nel cuore della cultura occidentale
don Silvio Barbaglia
Nell'ultimo incontro si considera l'inizio della missione paolina di At 13 da Antiochia e At 17, in particolare l'episodio relativo alla presenza di san Paolo ad Atene per il discorso all'Areopago. At 13 offre le categorie di fondo per scoprire il senso del cambiamento del nome, da Saulo a Paolo. Il nome ebraico, come quello del primo re, Saul viene mutato in Paolo, nome latino della Gens Aemiliana, solo nella testimonianza degli Atti degli Apostoli mentre Paolo nella sue lettere non dà mai testimonianza della denominazione ebraica. L'incontro a Cirpo con il proconsole Sergio Paolo determina il cambiamento del nome a confronto con il paganesimo che accoglie la luce di Cristo. L'apisodio all'Areopago va letto non come sconfitta della predicazione paolina, bensì come esempio emblematico di inculturazione del messaggio. Con mutazioni di traduzione è possibile approdare ad un'interpretazione non consueta.
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29 ott 2008
Ciclo di incontri:
Prendi e leggi! La Bibbia nel cuore della cultura occidentale
don Silvio Barbaglia
Il libro dei Giubilei è un midrash della Torah, che accentua l’importanza del mondo degli angeli, intermedi tra Dio e l’uomo, e il valore simbolico del tempo nel contesto liturgico del calendario dei sabati. In esso, Abramo è presentato come l’uomo giusto sul quale, nei cieli, si gioca una sfida tra Dio è il principe Mastemà, simile a quella che nella Bibbia si svolge tra Dio e il Satan rispetto a Giobbe. Abramo è chiamato a offrire suo figlio in sacrificio su un monte, in luogo non nominato. Ma prima che Abramo stenda la mano sul figlio, l’angelo della presenza (io narrante del racconto) glielo impedisce, riconfermando la sua chiamata ad essere padre di moltitudini. Allora scopriamo che il monte del sacrificio è il Sion, il luogo del tempio, luogo della presenza di Dio cui Abramo dà nome “Il Signore ha visto”.
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05 nov 2008
Ciclo di incontri:
Prendi e leggi! La Bibbia nel cuore della cultura occidentale
don Silvio Barbaglia
Si apprende dagli angeli della presenza, che rivelano a Mosè la storia delle origini, che loro stessi sono i misteriosi tre personaggi apparsi ad Abramo alle Querce di Mamre. E si scoprono inediti retroscena circa la successione di Giacobbe nella linea della primogenitura: Giacobbe, che dimora presse le tende e ha appreso l’arte sacra della scrittura, è preferito dal nonno Abramo che intravede in lui il discendente benedetto da Dio, con le stesse benedizioni riservate a lui e ai precedenti patriarchi fino a partire da Adamo. Si allea quindi con Rebecca, e, in procinto di morire, “scavalca” Isacco, benedicendo lui stesso Giacobbe come suo successore. Un’importanza grandissima data alla figura di Abramo che può riecheggiare dibattiti tra Samaritani e Giudei dell’epoca in cui il libro è stato scritto. La morte di Abramo è spunto per riflettere sulla durata della vita umana, in chiave protologica ed escatologica: dai mille anni degli inizi si è giunti ai 70-80 di oggi, ma in futuro, dopo che l’abiezione umana sarà giunta alla massima profanazione del tempo e dello spazio santo, la vita umana, liberata dal peccato, tornerà a crescere, fino a vivere di nuovo mille anni.
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12 nov 2008
Ciclo di incontri:
Prendi e leggi! La Bibbia nel cuore della cultura occidentale
don Silvio Barbaglia
Abbandonati gli idoli, Giacobbe e il suo popolo costruiscono in Betel il santuario in cui renderanno culto a Dio. E in occasione della sua consacrazione, Isacco benedice Levi e Giuda, figli di Giacobbe, fin da ora titolari, con la loro discendenza, del potere sacerdotale e del potere regale, strettamente connessi tra loro, con il primo preminente sull’altro. Levi è rivestito degli abiti sacerdotali e dimora in Betel come sacerdote. La narrazione prende così una posizione di sapore antigiudaico, che vede in Betel non una semplice tappa verso il definitivo santuario di Gerusalemme, in cui la tradizione biblica colloca l’unico culto legittimo. Dopo sette giorni di festa di dedicazione del santuario, nell’ultimo giorno aggiuntivo Giacobbe riceve da un angelo disceso dal cielo sette tavole che rivelano la futura storia di Israele, che egli dovrà trascrivere e tramandare. Gli si annuncia che andrà in Egitto, dove morirà.
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19 nov 2008
Ciclo di incontri:
Prendi e leggi! La Bibbia nel cuore della cultura occidentale
don Silvio Barbaglia
Giuseppe, venduto dai fratelli gelosi, finisce in Egitto ed è servo di Potifar, eunuco del faraone, che lo mette a capo di tutti i suoi averi perché capisce che Dio benedice tutto ciò che egli fa. Giuseppe rifiuta gli approcci sessuali della moglie di Potifar con motivazioni rinforzate, rispetto alla Genesi, dal divieto consegnato nella legge ricevuta dai padri, chi infrange la quale merita la morte. Giuda, al contrario, sceglie di unirsi in moglie a una straniera, ma un complicato svolgersi dei fatti fa sì che abbia discendenza dalla nuora Tamar, a cui si unisce credendola una prostituta. Questa unione sessuale – dipinta in Genesi come la semplice caduta di Giuda nel tranello di Tamar che lo incastra per avere da lui il figlio di cui ha diritto – è qui percepita come un grave infrangimento della Legge, per il quale Giuda è perdonato a causa del suo successivo profondo pentimento. Giuda è così riconciliato con Dio e la sua stirpe, a cui appartiene il re David, discende dall’ebrea Tamar e non dalla moglie straniera di Giuda.
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26 nov 2008
Ciclo di incontri:
Prendi e leggi! La Bibbia nel cuore della cultura occidentale
don Silvio Barbaglia
Giacobbe scende in Egitto con i suoi figli, che incontrano Giuseppe, e si stabiliscono nel territorio di Goshen. Giacobbe muore, dopo aver consegnato a Levi tutte le cose scritte da lui e dai suoi padri, una sorta di tradizione dei padri che si unisce alla rivelazione che Mosè sta ricevendo dall’angelo della presenza. Il popolo di Israele cresce ma, con la morte di Giuseppe e con l’avvento di un nuovo faraone, il clima di pace tra Egitto e Canaan si incrina, e Israele, che proviene dalla terra stessa di Canaan, è visto come una minaccia in Egitto, e quindi oppresso. Ma Dio si vendica, come goel di Israele, che, guidato da Mosè, esce dall’Egitto, nonostante l’azione contraria di Mastemà, che viene imprigionato dagli angeli della presenza, ma liberato perché possa compiere la strage dei primogeniti d’Egitto, che ha valore simbolico di arresto della propagazione del male, simboleggiato dal faraone che vuole sostituirsi a Dio. La festa di Pasqua è memoria del rinnovarsi dell’alleanza con Dio del popolo che abbandona il Dio-faraone, e perciò prescritta con particolare solennità, sottolineata dal comando di celebrarla senza rimandi nel giorno prescritto e consumando nel tempio le carni degli agnelli sacrificati.
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03 dic 2008
Ciclo di incontri:
Prendi e leggi! La Bibbia nel cuore della cultura occidentale
don Silvio Barbaglia
Nell’ultimo capitolo del libro Mosè riceve un ammonimento finale sul rispetto del sabato, nel suo significato cultuale. Un giorno dedicato al Signore, “santo”, cioè separato dal resto del tempo, come Israele è chiamato ad essere santo per Dio, separato dagli altri popoli. Chi non rispetta questo giorno sacro si allontana da Dio, la fonte della vita, per avvicinarsi agli idoli, fonte della morte. È la legge scritta dall’angelo della presenza sulle tavole del cielo, consegnate a Mosè, le tavole con il calendario liturgico. Il calendario dei sabati ritma in modo evidente il libro dei Giubilei ma anche i testi biblici, dalla Genesi a II Re, come emerge – ad esempio – da una lettura attenta del libro dell’Esodo. La visione della storia dell’Antico e del Nuovo Testamento è permeata da un significato liturgico del tempo, fondamentale per la comprensione dei test e ben lontano dalle supposte visioni ciclica e rispettivamente lineare che molti studiosi hanno voluto vedere rispettivamente nel pensiero ebraico e cristiano. Questa visione del tempo, affidata alla sapienza di Dio, è anche presente nel libro del Qoelet, che affianca alla logica ciclica di ciò che accade “sotto il sole” la visione di speranza illuminata dalla logica di ciò che accade “sotto il cielo”.
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25 feb 2009
Ciclo di incontri:
Prendi e leggi! La Bibbia nel cuore della cultura occidentale
don Silvio Barbaglia
La distruzione di Gerico è presentata in un contesto liturgico, con riferimenti alla Pasqua e alla Pentecoste, memoria rispettivamente della liberazione dall’Egitto e della consegna dalla Torah. Il popolo, guidato dall’arca dell’alleanza in una solenne processione, attraversa il Giordano, le cui acque si ritraggono, come 40 anni prima quelle del mar rosso. Dodici pietre estratte dal letto del fiume serviranno da perenne ricordo, erette nel santuario di Galgala a formare un altare. I maschi vengono circoncisi, a costituire il nuovo popolo di Israele in alleanza con Dio. I popoli insediati nella Terra santa sanno che Dio è con il suo popolo e che loro non avranno scampo. Dio stesso tramite un suo misterioso messaggero istruisce Giosuè su come affrontare Gerico, la città fortificata, che – nella sua autosufficienza e umana autoesaltazione – si oppone a Dio. E Gerico crolla da sé, in giorno di sabato, al termine di una processione rituale del popolo di Israele guidato dall’arca dell’alleanza, che simboleggia l’anno giubilare, l’anno in cui la terra torna ad essere di Dio. Le mura cadono a terra, e Israele offre tutto ciò che è in essa in olocausto a Dio. La distruzione di Gerico è presentata in un contesto liturgico, con riferimenti alla Pasqua e alla Pentecoste, memoria rispettivamente della liberazione dall’Egitto e della consegna dalla Torah. Il popolo, guidato dall’arca dell’alleanza in una solenne processione, attraversa il Giordano, le cui acque si ritraggono, come 40 anni prima quelle del mar rosso. Dodici pietre estratte dal letto del fiume serviranno da perenne ricordo, erette nel santuario di Galgala a formare un altare. I maschi vengono circoncisi, a costituire il nuovo popolo di Israele in alleanza con Dio. I popoli insediati nella Terra santa sanno che Dio è con il suo popolo e che loro non avranno scampo. Dio stesso tramite un suo misterioso messaggero istruisce Giosuè su come affrontare Gerico, la città fortificata, che – nella sua autosufficienza e umana autoesaltazione – si oppone a Dio. E Gerico crolla da sé, in giorno di sabato, al termine di una processione rituale del popolo di Israele guidato dall’arca dell’alleanza, che simboleggia l’anno giubilare, l’anno in cui la terra torna ad essere di Dio. Le mura cadono a terra, e Israele offre tutto ciò che è in essa in olocausto a Dio. Gerico sarà ricostruita sotto il re Acab, segno del ritorno di Israele all'idolatria.
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28 ott 2009
Ciclo di incontri:
Prendi e leggi! La Bibbia nel cuore della cultura occidentale
don Silvio Barbaglia
“… Ella partorirà un figlio, e lo chiamerai Gesù”. Giuseppe riceve il compito di accogliere il figlio misteriosamente generato nel grembo di sua moglie, che l’angelo gli mostra essere il punto di arrivo delle profezie messianiche. Una gravidanza inattesa, a cui Giuseppe vorrebbe reagire, con un licenziamento senza clamore, secondo la via di giustizia che Gesù predicherà. Ma l’annuncio dell’angelo spinge Giuseppe ad andare ben oltre, riconoscendo Gesù come proprio figlio a pieno diritto, secondo un istituto che anticipa la moderna adozione. Gesù diviene quindi figlio di Giuseppe e perciò figlio di Davide. E Giuseppe, rinunciando ad avere altri figli, rinuncia a vedere nella prole la continuazione della propria esistenza per porre in Dio la propria speranza di vita eterna, come “eunuco per il regno dei cieli”.
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04 nov 2009
Ciclo di incontri:
Prendi e leggi! La Bibbia nel cuore della cultura occidentale
don Silvio Barbaglia
Vergine e madre. I due sostantivi incompatibili si congiungono in Maria, come affermato dai primi concili della storia della Chiesa. Il testo di Mt 1,22-23 cita una profezia di Isaia: una “giovane donna”, in età da marito, darà alla luce un discendente di Davide, segno della presenza di Dio con il suo popolo. Ma il testo greco di Matteo attualizza la profezia e parla di una “vergine”, che concepirà un Figlio. Un figlio generato da Dio, senza intervento di uomo, e quindi presenza reale di Dio nella storia. Ma cosa significa “vergine”? A differenza della cultura ellenistica, la tradizione ebraica non è interessata al rapporto sessuale in sé, e alla relativa perforazione dell’imene, ma alla possibilità di generare figli, quindi alla fertilità della donna e alla presenza di flusso mestruale. Con questa lettura, più coerente con il senso complessivo del testo biblico, Maria potrebbe essere, nel testo di Matteo, una ragazza “vergine” nel senso di “non ancora fertile”, impossibilitata a generare, che viene invece resa tale nell’incontro con Dio. La concezione di Gesù sarebbe quindi un evento unico sia per l’assenza di intervento maschile, sia per l’impossibilità di generare di Maria, che Dio rende fertile come Elisabetta per la nascita di Giovanni Battista e con altre donne per le nascite miracolose narrate nell’Antico Testamento.
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18 nov 2009
Ciclo di incontri:
Prendi e leggi! La Bibbia nel cuore della cultura occidentale
don Silvio Barbaglia
Con rapidi cenni alla nascita di Gesù, Matteo incentra subito la sua attenzione alla visita dei magi. Provenienti “da oriente”, come il profeta Balaam, e come lui profetizzanti la nascita di un re in Israele, annunciato dal sorgere di una stella. La visita a Gerusalemme consente di spiegare la visione astrale, grazie alla profezia di Michea, che mette in subbuglio la città e i suoi centri di potere, come avverrà ai tempi dell’esecuzione pubblica di Gesù. La stella riappare, carica ora di nuovi significati, e guida i magi a Betlemme, dove Maria e Giuseppe appaiono stabilmente accasati. Qui i magi si prostrano, come i re delle nazioni nella profezia di Isaia, e donano oro, incenso e mirra, segni pasquali di gloria regale e divina, segnata dalla sofferenza e dalla morte violenta.
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25 nov 2009
Ciclo di incontri:
Prendi e leggi! La Bibbia nel cuore della cultura occidentale
don Silvio Barbaglia
Sogni e angeli. Non elementi irrealistici per sottolineare il tono fiabesco nella vicenda, ma interventi retorici tesi a potenziare l’universalità dell’esperienza dei magi e di Giuseppe, avvalorata dal compiersi delle Scritture. Grazie ad essi, Giuseppe è chiamato a fuggire in Egitto, in un contesto che ripropone l’uccisione dei figli di Israele perpetrata da Erode, novello Faraone. E Gesù torna nella terra promessa, come nuovo Mosè, rifugiandosi a Nazaret, al nord, dove Giuseppe e Maria, prima risiedenti a Betlemme, si trasferiscono per timore del successore di Erode.
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02 dic 2009
Ciclo di incontri:
Prendi e leggi! La Bibbia nel cuore della cultura occidentale
don Silvio Barbaglia
Gesù è “nazareno”, in quanto cresciuto a Nazaret. Questa l’interpretazione più scontata del brano di Mt 2,23, che recenti studi hanno però cercato di contraddire. Nazaret infatti è citata nei Vangeli, ma scarsamente in fonti “laiche”, e l’aggettivo “nazoraios” usato da Matteo suona diverso dal più naturale “nazarenos”, creando qualche sospetto. Infine il racconto di Lc 4 fa pensare a una Nazaret collocata sulla cima di un monte e al bordo di un precipizio, contraddicendo la topografia della città che oggi chiamiamo Nazaret. Ma Nazaret esisteva realmente ai tempi di Gesù? E Gesù non potrebbe essere invece un nazireo, o un membro della setta dei Nazorei, attestata storicamente? Un’intrigante questione, che richiede sforzi filologici, archeologici e di esegesi, grazie ai quali si può giungere a riaffermare la tradizionale lettura del testo come fondata e plausibile.
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09 dic 2009
Ciclo di incontri:
Prendi e leggi! La Bibbia nel cuore della cultura occidentale
don Silvio Barbaglia
Fratelli di Gesù. Un espressione usata nei Vangeli e in altri passi del Nuovo Testamento, che potrebbe far pensare a successivi o precedenti parti di Maria. Così lascerebbe supporre il termine greco adelfos, usato in questi testi per parlare dei “fratelli” di Gesù. Ma il greco dei Vangeli appare un greco di traduzione dall’ebraico, come quello della Bibbia dei LXX. In esso adelfos traduce un termine ebraico che indica, in senso lato, vari rapporti di parentela ,oltre a quello di figli degli stessi genitori. Non “fratelli” di Gesù, perciò, ma “parenti”, membri di quella “famiglia del Signore” che guiderà la Chiesa di Gerusalemme. E in particolare Giacomo e Giuseppe sarebbero figli di una Maria parente della madre di Gesù, e Simone e Giuda sarebbero figli di Cleofa, fratello del Giuseppe padre adottivo di Gesù.
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13 gen 2010
Ciclo di incontri:
Prendi e leggi! La Bibbia nel cuore della cultura occidentale
don Silvio Barbaglia
Un libro un po’ “indigesto” da leggere, per pesantezza della narrazione e per episodi moralmente problematici, che – fin dai tempi antichi – hanno scoraggiato lettori e studiosi. Il libro dei Giudici ci parla del popolo di Israele, alla morte di Giosuè, si trova privo di un leader, e alle prese con un territorio che è ancora occupato da popolazioni, che debbono essere scacciate per fare posto a Israele. All’inizio del libro, Giuda è scelto da Dio come guida in quest’opera di conquista, segno presago del ruolo guida di Davide, la cui famiglia appartiene appunto alla tribù di Giuda. Ma presto il Signore denuncerà l’infedeltà del popolo, che – malgrado la solenne promessa di Sichem – non ha saputo astenersi dal fascino delle divinità dei popoli circostanti. Morto Giosuè e la generazione che con lui ha vagato nel deserto, i nuovi Israeliti hanno smarrito la spiritualità maturata dalla generazione precedente, non hanno conosciuto il Signore, e facilmente si allontanano da lui. Per questo il Signore manda dei giudici – cioè delle guide – per risollevarli e riportarli al legame vitale con Dio, unica fonte di salvezza e speranza. Ma invano: morto un giudice, il popolo torna a peccare con i Baal. Una visione spietata del popolo “bue”, bisognoso di guida ed educazione continua, elaborato dall’intellighenzia culturale e teologica di Israele che riflette sulla storia lontana, cercandovi già in essa le cause dell’esilio babilonese.
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27 ott 2010
Ciclo di incontri:
Prendi e leggi! La Bibbia nel cuore della cultura occidentale
don Silvio Barbaglia
Un “resoconto ordinato” degli eventi, frutto di ricerche accurate e del racconto di testimoni oculari. È l’obiettivo ambizioso enunciato nel prologo del Vangelo Luca, che sembra purtroppo tradito un attimo dopo, nel racconto—inverosimile sul piano storico—di Zaccaria, che nel tempio è visitato da un angelo. Una sorta di “favola”, agli orecchi del lettore odierno, erede dei concetti di storia e storiografia elaborati dal pensiero positivista. Ma il “teofilo”, cui il Vangelo è rivolto, respira un’altra cultura, e coglie nel testo l’eco dei racconti fondativi della storia di Israele, che illuminano con straordinaria efficacia la vicenda di Cristo. Un testo che—con sapiente retorica—costruisce le vicende originarie di Cristo e di Giovanni Battista, intrecciandole fra loro e diversificandole in alcuni punti nodali. I nomi stessi di Zaccaria e di Elisabetta—genitori di Giovanni—, la loro appartenenza alla tribù sacerdotale e l’assenza di figli forniscono importanti indizi nella costruzione della rete di senso offerta dal testo.
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