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Appunti scritti, registrazioni audio e video degli incontri di formazione.
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Sono stati trovati 10 documenti
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28 ott 2009
Ciclo di incontri:
Prendi e leggi! La Bibbia nel cuore della cultura occidentale
don Silvio Barbaglia
“… Ella partorirà un figlio, e lo chiamerai Gesù”. Giuseppe riceve il compito di accogliere il figlio misteriosamente generato nel grembo di sua moglie, che l’angelo gli mostra essere il punto di arrivo delle profezie messianiche. Una gravidanza inattesa, a cui Giuseppe vorrebbe reagire, con un licenziamento senza clamore, secondo la via di giustizia che Gesù predicherà. Ma l’annuncio dell’angelo spinge Giuseppe ad andare ben oltre, riconoscendo Gesù come proprio figlio a pieno diritto, secondo un istituto che anticipa la moderna adozione. Gesù diviene quindi figlio di Giuseppe e perciò figlio di Davide. E Giuseppe, rinunciando ad avere altri figli, rinuncia a vedere nella prole la continuazione della propria esistenza per porre in Dio la propria speranza di vita eterna, come “eunuco per il regno dei cieli”.
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28 ott 2009
Ciclo di incontri:
Prendi e leggi! La Bibbia nel cuore della cultura occidentale
don Silvio Barbaglia
Finalità della relazione è posizionare la figura di Giuseppe, lo sposo di Maria e “padre” di Gesù all’interno delle relazioni umane e divine che lo riguardano. Dal sistema di relazioni che interessano la figura di Giuseppe faremo scaturire l’identità del “personaggio narrativo” che non ha la pretesa di corrispondere al “personaggio storico”.
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04 nov 2009
Ciclo di incontri:
Prendi e leggi! La Bibbia nel cuore della cultura occidentale
don Silvio Barbaglia
Vergine e madre. I due sostantivi incompatibili si congiungono in Maria, come affermato dai primi concili della storia della Chiesa. Il testo di Mt 1,22-23 cita una profezia di Isaia: una “giovane donna”, in età da marito, darà alla luce un discendente di Davide, segno della presenza di Dio con il suo popolo. Ma il testo greco di Matteo attualizza la profezia e parla di una “vergine”, che concepirà un Figlio. Un figlio generato da Dio, senza intervento di uomo, e quindi presenza reale di Dio nella storia. Ma cosa significa “vergine”? A differenza della cultura ellenistica, la tradizione ebraica non è interessata al rapporto sessuale in sé, e alla relativa perforazione dell’imene, ma alla possibilità di generare figli, quindi alla fertilità della donna e alla presenza di flusso mestruale. Con questa lettura, più coerente con il senso complessivo del testo biblico, Maria potrebbe essere, nel testo di Matteo, una ragazza “vergine” nel senso di “non ancora fertile”, impossibilitata a generare, che viene invece resa tale nell’incontro con Dio. La concezione di Gesù sarebbe quindi un evento unico sia per l’assenza di intervento maschile, sia per l’impossibilità di generare di Maria, che Dio rende fertile come Elisabetta per la nascita di Giovanni Battista e con altre donne per le nascite miracolose narrate nell’Antico Testamento.
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18 nov 2009
Ciclo di incontri:
Prendi e leggi! La Bibbia nel cuore della cultura occidentale
don Silvio Barbaglia
Con rapidi cenni alla nascita di Gesù, Matteo incentra subito la sua attenzione alla visita dei magi. Provenienti “da oriente”, come il profeta Balaam, e come lui profetizzanti la nascita di un re in Israele, annunciato dal sorgere di una stella. La visita a Gerusalemme consente di spiegare la visione astrale, grazie alla profezia di Michea, che mette in subbuglio la città e i suoi centri di potere, come avverrà ai tempi dell’esecuzione pubblica di Gesù. La stella riappare, carica ora di nuovi significati, e guida i magi a Betlemme, dove Maria e Giuseppe appaiono stabilmente accasati. Qui i magi si prostrano, come i re delle nazioni nella profezia di Isaia, e donano oro, incenso e mirra, segni pasquali di gloria regale e divina, segnata dalla sofferenza e dalla morte violenta.
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25 nov 2009
Ciclo di incontri:
Prendi e leggi! La Bibbia nel cuore della cultura occidentale
don Silvio Barbaglia
Sogni e angeli. Non elementi irrealistici per sottolineare il tono fiabesco nella vicenda, ma interventi retorici tesi a potenziare l’universalità dell’esperienza dei magi e di Giuseppe, avvalorata dal compiersi delle Scritture. Grazie ad essi, Giuseppe è chiamato a fuggire in Egitto, in un contesto che ripropone l’uccisione dei figli di Israele perpetrata da Erode, novello Faraone. E Gesù torna nella terra promessa, come nuovo Mosè, rifugiandosi a Nazaret, al nord, dove Giuseppe e Maria, prima risiedenti a Betlemme, si trasferiscono per timore del successore di Erode.
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02 dic 2009
Ciclo di incontri:
Prendi e leggi! La Bibbia nel cuore della cultura occidentale
don Silvio Barbaglia
Gesù è “nazareno”, in quanto cresciuto a Nazaret. Questa l’interpretazione più scontata del brano di Mt 2,23, che recenti studi hanno però cercato di contraddire. Nazaret infatti è citata nei Vangeli, ma scarsamente in fonti “laiche”, e l’aggettivo “nazoraios” usato da Matteo suona diverso dal più naturale “nazarenos”, creando qualche sospetto. Infine il racconto di Lc 4 fa pensare a una Nazaret collocata sulla cima di un monte e al bordo di un precipizio, contraddicendo la topografia della città che oggi chiamiamo Nazaret. Ma Nazaret esisteva realmente ai tempi di Gesù? E Gesù non potrebbe essere invece un nazireo, o un membro della setta dei Nazorei, attestata storicamente? Un’intrigante questione, che richiede sforzi filologici, archeologici e di esegesi, grazie ai quali si può giungere a riaffermare la tradizionale lettura del testo come fondata e plausibile.
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09 dic 2009
Ciclo di incontri:
Prendi e leggi! La Bibbia nel cuore della cultura occidentale
don Silvio Barbaglia
Fratelli di Gesù. Un espressione usata nei Vangeli e in altri passi del Nuovo Testamento, che potrebbe far pensare a successivi o precedenti parti di Maria. Così lascerebbe supporre il termine greco adelfos, usato in questi testi per parlare dei “fratelli” di Gesù. Ma il greco dei Vangeli appare un greco di traduzione dall’ebraico, come quello della Bibbia dei LXX. In esso adelfos traduce un termine ebraico che indica, in senso lato, vari rapporti di parentela ,oltre a quello di figli degli stessi genitori. Non “fratelli” di Gesù, perciò, ma “parenti”, membri di quella “famiglia del Signore” che guiderà la Chiesa di Gerusalemme. E in particolare Giacomo e Giuseppe sarebbero figli di una Maria parente della madre di Gesù, e Simone e Giuda sarebbero figli di Cleofa, fratello del Giuseppe padre adottivo di Gesù.
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13 gen 2010
Ciclo di incontri:
Prendi e leggi! La Bibbia nel cuore della cultura occidentale
don Silvio Barbaglia
Un libro un po’ “indigesto” da leggere, per pesantezza della narrazione e per episodi moralmente problematici, che – fin dai tempi antichi – hanno scoraggiato lettori e studiosi. Il libro dei Giudici ci parla del popolo di Israele, alla morte di Giosuè, si trova privo di un leader, e alle prese con un territorio che è ancora occupato da popolazioni, che debbono essere scacciate per fare posto a Israele. All’inizio del libro, Giuda è scelto da Dio come guida in quest’opera di conquista, segno presago del ruolo guida di Davide, la cui famiglia appartiene appunto alla tribù di Giuda. Ma presto il Signore denuncerà l’infedeltà del popolo, che – malgrado la solenne promessa di Sichem – non ha saputo astenersi dal fascino delle divinità dei popoli circostanti. Morto Giosuè e la generazione che con lui ha vagato nel deserto, i nuovi Israeliti hanno smarrito la spiritualità maturata dalla generazione precedente, non hanno conosciuto il Signore, e facilmente si allontanano da lui. Per questo il Signore manda dei giudici – cioè delle guide – per risollevarli e riportarli al legame vitale con Dio, unica fonte di salvezza e speranza. Ma invano: morto un giudice, il popolo torna a peccare con i Baal. Una visione spietata del popolo “bue”, bisognoso di guida ed educazione continua, elaborato dall’intellighenzia culturale e teologica di Israele che riflette sulla storia lontana, cercandovi già in essa le cause dell’esilio babilonese.
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04 mag 2010
Ciclo di incontri:
Prendi e leggi! La Bibbia nel cuore della cultura occidentale
don Silvio Barbaglia
Non è plasmato sull’uomo e sui suoi desideri, ma dettato interiormente dallo Spirito e proveniente da Cristo. È questa l’origine del Vangelo annunciato da Paolo, che non persuade grazie all’abilità di chi parla, ma per sua intima forza. Chi lo accoglie ne è trasformato, inizia a pensare a sentire come Cristo stesso e, unito a Cristo, diviene come lui capace di discernimento e giudice della storia umana. Non certo i Corinti che, – dice Paolo – , sono divisi da discordie interne legate a logiche “carnali”, non a preoccupazioni “spirituali”, come il parteggiare per Paolo o per Apollo. Paolo infatti, con suo annuncio, ha piantato il seme del Vangelo; Apollo ha irrigato la terra con il suo insegnamento, ma è Cristo che opera il miracolo della nascita di un nuovo fedele, nuova pianta che arricchisce la Chiesa, campo di Dio. Paolo, fondando la comunità di Corinto, ne è stato l’architetto, ma il fondamento su cui essa poggia è Cristo, grazie all’opera dello Spirito, affinché essa diventi nuovo Tempio di Dio, luogo del suo incontro con gli uomini. Occorre quindi imitare Cristo, prendendo esempio da Paolo e dai suoi collaboratori, e ascoltando il rimprovero che Paolo rivolge come padre. Perché, oltre alla divisione in partiti, nella comunità è tornato in auge – tra gli uomini – il malcostume di divertirsi ad andare a donne, al punto tale che una giovane è stata messa incinta dal padre, fatto inaccettabile addirittura tra i pagani. L’uomo che ha commesso questo atto deve essere allontanato dalla comunità, e con lui tutti coloro che vivono con una condotta contraria allo Spirito. Ciò che infatti si può tollerare tra i pagani, non può essere accettato tra i rinati in Cristo.
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12 mag 2010
Ciclo di incontri:
Prendi e leggi! La Bibbia nel cuore della cultura occidentale
don Silvio Barbaglia
Chiamati a giudicare il mondo e gli angeli ribelli, insieme con Cristo giudice nell’ultimo giorno, in cui il male verrà annientato. I battezzati perciò sono incaricati anche di vegliare sul rispetto della regola di vita della comunità cristiana. Perché allora – chiede Paolo – i membri della comunità di Corinto si rivolgono, per risolvere contese e divisioni interne, ai tribunali dei pagani, i tribunali di coloro che vivono lontani dalla giustizia di Dio? Liti e contrasti debbono essere risolti tornando a Cristo, con la perseveranza necessaria a un reale cambiamento di vita coerente con il battesimo. Cristo è la norma della vita comunitaria, cui il cristiano deve uniformarsi, conciliandola con il rispetto delle leggi dello stato, cui appartiene come cittadino.
Tra i peccati, in particolare occorre fuggire l’andare con prostitute. Se infatti gli altri peccati infangano l’uomo dall’esterno, l’unione intima con la prostituta – che rende lei e l’uomo un’unica carne – è un peccato che coinvolge tutta la dimensione corporale e ne rinnega la nuova identità ricevuta nel battesimo: un corpo “risorto” e “spirituale”, unito fin d’ora a Cristo risorto e al suo corpo in una relazione sponsale, che si compirà definitivamente nell’ultimo giorno. Riscattato a prezzo del sacrificio di Cristo, l’uomo non è più schiavo del male, ma servo di Dio, anzi, suo figlio. E come figlio, egli non appartiene più a se stesso, ma riceve la sua nuova identità dalla relazione con il Padre.
Se non si riesce a vivere nel celibato, piuttosto che andare per prostitute è meglio sposarsi. E nel rapporto a due, moglie e marito sono chiamati a donarsi reciprocamente identità. Ciascuno infatti fa emergere nell’altro quel corpo spirituale che appartiene a Cristo, il corpo che ciascuno mantiene in relazione con Cristo attraverso la preghiera.
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28 ott 2009
Ciclo di incontri:
Prendi e leggi! La Bibbia nel cuore della cultura occidentale
don Silvio Barbaglia
“… Ella partorirà un figlio, e lo chiamerai Gesù”. Giuseppe riceve il compito di accogliere il figlio misteriosamente generato nel grembo di sua moglie, che l’angelo gli mostra essere il punto di arrivo delle profezie messianiche. Una gravidanza inattesa, a cui Giuseppe vorrebbe reagire, con un licenziamento senza clamore, secondo la via di giustizia che Gesù predicherà. Ma l’annuncio dell’angelo spinge Giuseppe ad andare ben oltre, riconoscendo Gesù come proprio figlio a pieno diritto, secondo un istituto che anticipa la moderna adozione. Gesù diviene quindi figlio di Giuseppe e perciò figlio di Davide. E Giuseppe, rinunciando ad avere altri figli, rinuncia a vedere nella prole la continuazione della propria esistenza per porre in Dio la propria speranza di vita eterna, come “eunuco per il regno dei cieli”.
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04 nov 2009
Ciclo di incontri:
Prendi e leggi! La Bibbia nel cuore della cultura occidentale
don Silvio Barbaglia
Vergine e madre. I due sostantivi incompatibili si congiungono in Maria, come affermato dai primi concili della storia della Chiesa. Il testo di Mt 1,22-23 cita una profezia di Isaia: una “giovane donna”, in età da marito, darà alla luce un discendente di Davide, segno della presenza di Dio con il suo popolo. Ma il testo greco di Matteo attualizza la profezia e parla di una “vergine”, che concepirà un Figlio. Un figlio generato da Dio, senza intervento di uomo, e quindi presenza reale di Dio nella storia. Ma cosa significa “vergine”? A differenza della cultura ellenistica, la tradizione ebraica non è interessata al rapporto sessuale in sé, e alla relativa perforazione dell’imene, ma alla possibilità di generare figli, quindi alla fertilità della donna e alla presenza di flusso mestruale. Con questa lettura, più coerente con il senso complessivo del testo biblico, Maria potrebbe essere, nel testo di Matteo, una ragazza “vergine” nel senso di “non ancora fertile”, impossibilitata a generare, che viene invece resa tale nell’incontro con Dio. La concezione di Gesù sarebbe quindi un evento unico sia per l’assenza di intervento maschile, sia per l’impossibilità di generare di Maria, che Dio rende fertile come Elisabetta per la nascita di Giovanni Battista e con altre donne per le nascite miracolose narrate nell’Antico Testamento.
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18 nov 2009
Ciclo di incontri:
Prendi e leggi! La Bibbia nel cuore della cultura occidentale
don Silvio Barbaglia
Con rapidi cenni alla nascita di Gesù, Matteo incentra subito la sua attenzione alla visita dei magi. Provenienti “da oriente”, come il profeta Balaam, e come lui profetizzanti la nascita di un re in Israele, annunciato dal sorgere di una stella. La visita a Gerusalemme consente di spiegare la visione astrale, grazie alla profezia di Michea, che mette in subbuglio la città e i suoi centri di potere, come avverrà ai tempi dell’esecuzione pubblica di Gesù. La stella riappare, carica ora di nuovi significati, e guida i magi a Betlemme, dove Maria e Giuseppe appaiono stabilmente accasati. Qui i magi si prostrano, come i re delle nazioni nella profezia di Isaia, e donano oro, incenso e mirra, segni pasquali di gloria regale e divina, segnata dalla sofferenza e dalla morte violenta.
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25 nov 2009
Ciclo di incontri:
Prendi e leggi! La Bibbia nel cuore della cultura occidentale
don Silvio Barbaglia
Sogni e angeli. Non elementi irrealistici per sottolineare il tono fiabesco nella vicenda, ma interventi retorici tesi a potenziare l’universalità dell’esperienza dei magi e di Giuseppe, avvalorata dal compiersi delle Scritture. Grazie ad essi, Giuseppe è chiamato a fuggire in Egitto, in un contesto che ripropone l’uccisione dei figli di Israele perpetrata da Erode, novello Faraone. E Gesù torna nella terra promessa, come nuovo Mosè, rifugiandosi a Nazaret, al nord, dove Giuseppe e Maria, prima risiedenti a Betlemme, si trasferiscono per timore del successore di Erode.
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02 dic 2009
Ciclo di incontri:
Prendi e leggi! La Bibbia nel cuore della cultura occidentale
don Silvio Barbaglia
Gesù è “nazareno”, in quanto cresciuto a Nazaret. Questa l’interpretazione più scontata del brano di Mt 2,23, che recenti studi hanno però cercato di contraddire. Nazaret infatti è citata nei Vangeli, ma scarsamente in fonti “laiche”, e l’aggettivo “nazoraios” usato da Matteo suona diverso dal più naturale “nazarenos”, creando qualche sospetto. Infine il racconto di Lc 4 fa pensare a una Nazaret collocata sulla cima di un monte e al bordo di un precipizio, contraddicendo la topografia della città che oggi chiamiamo Nazaret. Ma Nazaret esisteva realmente ai tempi di Gesù? E Gesù non potrebbe essere invece un nazireo, o un membro della setta dei Nazorei, attestata storicamente? Un’intrigante questione, che richiede sforzi filologici, archeologici e di esegesi, grazie ai quali si può giungere a riaffermare la tradizionale lettura del testo come fondata e plausibile.
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09 dic 2009
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Prendi e leggi! La Bibbia nel cuore della cultura occidentale
don Silvio Barbaglia
Fratelli di Gesù. Un espressione usata nei Vangeli e in altri passi del Nuovo Testamento, che potrebbe far pensare a successivi o precedenti parti di Maria. Così lascerebbe supporre il termine greco adelfos, usato in questi testi per parlare dei “fratelli” di Gesù. Ma il greco dei Vangeli appare un greco di traduzione dall’ebraico, come quello della Bibbia dei LXX. In esso adelfos traduce un termine ebraico che indica, in senso lato, vari rapporti di parentela ,oltre a quello di figli degli stessi genitori. Non “fratelli” di Gesù, perciò, ma “parenti”, membri di quella “famiglia del Signore” che guiderà la Chiesa di Gerusalemme. E in particolare Giacomo e Giuseppe sarebbero figli di una Maria parente della madre di Gesù, e Simone e Giuda sarebbero figli di Cleofa, fratello del Giuseppe padre adottivo di Gesù.
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13 gen 2010
Ciclo di incontri:
Prendi e leggi! La Bibbia nel cuore della cultura occidentale
don Silvio Barbaglia
Un libro un po’ “indigesto” da leggere, per pesantezza della narrazione e per episodi moralmente problematici, che – fin dai tempi antichi – hanno scoraggiato lettori e studiosi. Il libro dei Giudici ci parla del popolo di Israele, alla morte di Giosuè, si trova privo di un leader, e alle prese con un territorio che è ancora occupato da popolazioni, che debbono essere scacciate per fare posto a Israele. All’inizio del libro, Giuda è scelto da Dio come guida in quest’opera di conquista, segno presago del ruolo guida di Davide, la cui famiglia appartiene appunto alla tribù di Giuda. Ma presto il Signore denuncerà l’infedeltà del popolo, che – malgrado la solenne promessa di Sichem – non ha saputo astenersi dal fascino delle divinità dei popoli circostanti. Morto Giosuè e la generazione che con lui ha vagato nel deserto, i nuovi Israeliti hanno smarrito la spiritualità maturata dalla generazione precedente, non hanno conosciuto il Signore, e facilmente si allontanano da lui. Per questo il Signore manda dei giudici – cioè delle guide – per risollevarli e riportarli al legame vitale con Dio, unica fonte di salvezza e speranza. Ma invano: morto un giudice, il popolo torna a peccare con i Baal. Una visione spietata del popolo “bue”, bisognoso di guida ed educazione continua, elaborato dall’intellighenzia culturale e teologica di Israele che riflette sulla storia lontana, cercandovi già in essa le cause dell’esilio babilonese.
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