13 gen 2013
Ciclo di incontri:
Amen. Riscoprire l'esperienza della Fede
don Silvio Barbaglia,
Giuseppe De Giovannini,
Maurizio Petrillo
Come poteva credere Gesù, se, generato da Dio e partecipe della sua natura, doveva avere conoscenza immediata della realtà divina? È la domanda di una teologia cristiana che, figlia della teoria greca della conoscenza, nega a Gesù l’esperienza della fede. Una posizione ben diversa dalla sensibilità che innerva i testi biblici, in cui il “credente” per eccellenza è invece Dio stesso. È lui infatti il modello più puro di stabilità, affidabilità e verità nella relazione con gli uomini e con il creato. È Dio quindi il “campione” della fede, che non può essere negata al Figlio se non impoverendolo della sua più autentica caratteristica “divina”. È quanto emerge dal testo della Lettera ai Romani, che – riletto in questa luce e in fedeltà al testo originale – indica nella fede “di” Gesù Cristo la causa della salvezza. Superando il modello dualistico, che vede nell’uomo l’ìunico soggetto della fede, impegnato a credere “in” Gesù, come condizione, che – se non verificata – rende di fatto vana la salvezza portata da Gesù. In lui fede e opere erano un tutt’uno, aspetti inscindibili di una vita pienamente consegnata al Padre suo. È l’esperienza che propongono oggi Comunione e liberazione e la Compagnia delle Opere, grazie a un continuo cammino di ricerca, fondato su un confronto costante di esperienze, che si incontrano e si educano a vicenda, dando sapore a una vita che si nutre dell’incontro con la fonte dell’amore, riconosciuta in Dio.