Documentazione sull'evento:
"Il primo giorno dopo il sabato, di buon mattino, si recarono alla tomba, portando con sé gli aromi che avevano preparato" (Vangelo di Luca, 24,1). Vestite di abiti candidi, tre giovani donne, nella memoria di quel gesto di pietà verso Gesù, si recano nel luogo dei sepolcri. Dolore, sintonia con l'altrui dolore, memoria e affetto che supera la morte, di cui l'animo femminile, predisposto all'accoglienza della vita e al suo nutrimento, è originariamente capace. Recano in mano un mazzo di fiori, tributo di affetto alla memoria del Caro estinto, e oli per ungerne il corpo privo di vita, i tre oli - consacrati nella messa crismale del giovedì santo - per l'unzione dei catecumeni, degli infermi, dei cresimandi e delle mani dei consacrati al ministero sacerdotale.
La pietra che chiudeva il sepolcro giace però infranta a terra, e dall'interno proviene una luce chiara, abbagliante, che si proietta all'esterno e raggiunge il cielo, in cui un angelo si slancia verso l'alto in un annuncio di gioia: "Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto" (Luca 24,5-6).
Nel luogo della sconfitta umana più radicale, laddove ciascuno - con la malattia, la debolezza degli anni che passano o con un tragico e inaspettato evento - è destinato a giungere, nella povertà del proprio fragile corpo, il risorgere della vita diffonde il messaggio della speranza più radicale.
La commozione tocca il culmine, alcune lacrime che affiorano agli occhi si mescolano alle gocce di una fine pioggia primaverile, che aumenta il fascino del momento. Ci avviciniamo alla tomba, gettando ciascuno uno sguardo verso l'interno vuoto.
Una processione festante si avvia, salendo attraverso il parco dei Caduti, verso la vicina chiesa di San Nazzato, presso il vicino convento francescano. Squilli di trombe e canti ritmati dalla chitarra annunciano, nel silenzio del mattino, la vittoria di Gesù sulla morte.
Lui, il Cristo risorto, ci attende in chiesa, nel sacramento eucaristico, celebrato sull'altare, decorato a festa con fiori ad imitazione del giardino della sepoltura e della resurrezione raccontato dal Vangelo di Giovanni (Giovanni 20,1-18), letto nella liturgia della Parola, che richiama il giardino di Eden e la condizione originaria di comunione con Dio, che la risurrezione di Cristo consente di ritrovare a chi si affida alla sua sequela.
La morte di Cristo, cui la liturgia del venerdì santo ci ha resi compartecipi, approda alla realtà della resurrezione, che, da incerto e sconvolgente presagio nell'annuncio dell'angelo, si conferma in certezza per testimonianza dello stesso Cristo, il quale, rivolto alla Maddalena chiamata per nome - "Maria!" -, parla a ciascuno di noi, chiamato a riconoscere in lui il Maestro.
"Cristo è Risorto!". "Sì, è veramente risorto!". Questo è l'augurio che ci scambiamo nell'abbraccio di pace al termine della consacrazione eucaristica, ad imitazione del saluto che si scambiavano i cristiani dei primi secoli.
Sì, Cristo e veramente risorto. Siamo chiamati ad andare ad annunciarlo a tutto il mondo, con la nostra testimonianza di amore, di gioia, di speranza.
Riccardo Dellupi