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cultura e arte attorno al mistero pasquale 1° Marzo - 3 Maggio 2006
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Rappresentazione

«VERGINE MADRE»

sabato 25 marzo 2006

Ore 21,00

Novara


Chiesa di San Nazzaro della Costa

Interprete: Lucilla Giagnoni
Presentazione evento:
Vergine madre, figlia del tuo figlio, umile e alta più che creatura, con questa preghiera a Maria Dante apre il XXXIII° canto del Paradiso e con questo stesso incipit Lucilla Giagnoni sceglie di iniziare il suo viaggio nella Commedia attraverso sei tappe di un pellegrinaggio nel mezzo del cammin di nostra vita. La prima tappa è Il Viaggio (Inf. I), la partenza stessa del poeta perduto nella selva, poi c'è La Donna (Inf. V), ossia Francesca da Rimini che fa svenire Dante, e poi l’Uomo (Inf. XXVI), Ulisse protagonista del folle volo per amor di conoscenza, il Padre (inf. XXXIII), Ugolino e i suoi figli, la Bambina (Pd. III), Piccarda Donati, e naturalmente la Madre (Pd. XXXIII), la Vergine Maria che chiude il cerchio e disegna appieno una famiglia con tutte le figure necessarie. La lettura svela storie di uomini e di donne e la realtà quotidiana ce le fa vedere quanto mai attuali e vicine, a dispetto dei secoli che ci separano da loro.
Produzione M.A.S Juvarra
“VERGINE MADRE”
Canti, commenti e racconti di un’anima in cerca di salvezza dalla Divina Commedia di Dante Alighieri
  • un progetto di Lucilla Giagnoni
  • con Lucilla Giagnoni
  • collaborazione ai testi Marta Pastorino
  • musiche originali Paolo Pizzimenti
  • scene e luci Lucio Diana e Massimo Violato
  • segretaria di produzione Elisa Zanino

Si ringrazia Paola Rota per i preziosi consigli.

Ad un certo punto la vernicetta patinata che ci ricopre, salta.
Si scrostano ad una ad una le certezze: lavoro, futuro, democrazia. Gente che diventa sempre più ricca. Poveri , tanti poveri. Ignoranza.
Esaurite tutte le considerazioni possibili, qualcuno ha anche manifestato apertamente, si è combattuto perché non fosse così. Ma così è stato. C’è la guerra, lo scannamento, il terrore e poi l’angoscia sottile e quotidiana. Si uccidono i bambini.
Qualcuno ricorda che in fondo la fine del mondo c’è già stata, per qualcuno invece sono i segni di un’apocalisse prossima ventura.

Forse non resta che pregare.

Sei canti della Divina Commedia, probabilmente i più noti. Sei tappe di un pellegrinaggio nel mezzo del cammin di nostra vita: Il viaggio (Il primo canto dell'inferno), La Donna (Francesca il V), l'Uomo (Ulisse, il XXVI), il Padre (Ugolino il XXXIII), la Bambina (Piccarda il III del Paradiso), la Madre (Vergine madre il XXXIII del paradiso).
E’ la Commedia Umana di Dante, una strada che si rivela costeggiata da figure “parentali”: quello che si compone, guarda caso, è il disegno di una famiglia.

I canti non vengono spiegati, per quanto, ad essere sinceri, in gran parte siano incomprensibili all’ascolto.
Ma sono anche parole incantatorie, quelle della Divina Commedia, parole taumaturgiche, rituali.
Eternamente ripetute come le preghiere.
Dalla lettura dei canti scaturiscono storie.
Il lato oscuro di Ulisse, l'aspetto meraviglioso e terribile del padre, la santità dei bambini, la lussuria di tutte le donne, la grandezza della madre... un percorso ricco, sorprendente e, soprattutto, confortante. Come la preghiera.

La poesia e l'arte sono una tregua per gli affanni degli uomini.
Per questo ho pensato che questo lavoro fosse destinato soprattuto alle chiese.

A cantare e raccontare storie è una donna.
Perché più spesso sono le donne a pronunciare, senza mediazioni, il desiderio di pace. Sheherazade si salva “raccontando”. E perché sicuramente l’anima ha una voce femminile.

La preghiera
Da piccola sognavo di diventare santa. Ma non santa martire, che il martirio di fatto non mi convinceva del tutto, semplicemente santa.
Non sono diventata santa: ho fatto l’attrice.

Per diventare santi bisogna pregare.
Però raccontare storie è un po’ come pregare.
Come ci insegna Italo Calvino ne “Le città invisibili” è cercare in mezzo all’inferno ciò che non è inferno e farlo durare, e dargli spazio.

In questi ultimi tempi si può dire che sto pregando tanto.

Vergine madre nasce senza dubbio dalla passione di Lucilla Giagnoni per la lettura di Dante, ma anche da una riflessione sulla contemporaneità della parola dantesca, sulla necessità di fermarsi ad osservare la realtà che ci circonda.
Quello che vediamo, dicono alcuni, non possono che essere i segni di un’Apocalisse prossima ventura: dietro alle certezze dietro cui ci nascondiamo compaiono la povertà, l’ignoranza, la guerra, l’angoscia sottile e quotidiana, l’uccisione dei bambini.
Forse non ci resta che pregare, trovare nella preghiera quelle parole che esprimano lo scandalo; lo stesso Cristo, nel denunciare una situazione non così diversa dalla nostra, disse di essere venuto sulla terra per suscitare scandalo.

Sei Canti della Divina Commedia, probabilmente i più noti. Sei tappe di un pellegrinaggio nel mezzo del cammin di nostra vita: il Viaggio (il I canto dell’Inferno), la Donna (Francesca, il V), l’Uomo (Ulisse, il XXVI), il Padre (Ugolino, il XXXIII), la Bambina (Piccarda, il III del Paradiso), la Madre (Vergine Madre, il XXXIII del Paradiso). E’ la commedia umana di Dante, una strada che si rivela costeggiata da figure “parentali”: quello che si compone, guarda caso, è il disegno di una famiglia.
Ma - come afferma Enrico Palandri introducendo il testo dello spettacolo - “Non è la famiglia nel senso consolatorio e pantofolaio che qui è stata scelta, ma un gruppo di persone assai diverse, dissidenti alla moralità dominante”.

La Donna
Non sono molte le attrici che leggono la Commedia. Forse perchè nella Commedia le donne sono poche e si trovano quasi tutte all’Inferno. Escludendo ovviamente Beatrice che, però, non è una donna, ma una “mirabile visione”, un essere così immateriale da diventare una funzione: Beatrice è infatti la teologia.
Escludendo Beatrice, le donne che parlano sono soltanto otto, molte però cantano e pregano. Le donne nella Commedia non hanno possibilità di parola, non possono raccontare la propria storia, assumersi la responsabilità delle proprie azioni.
Francesca da Rimini è uno dei grandi miti della letteratura, una giovane donna che mette tutta la propria vita al servizio della passione amorosa. La storia tra Paolo e Francesca ha le caratteristiche dell’amore adolescenziale e letterario e forse proprio per questo le parole della donna sono da sempre le più amate dagli studenti.

L’Uomo
Ulisse è l’uomo che suscita ammirazione perchè vuole sempre andare avanti; la sua curiosità, la sete di conoscenza, è il solo valore che possa davvero nobilitare e distinguere dalle bestie e quella sete è il motore del progresso, un progresso che ci ha portati fino alla luna, agli antibiotici, all’atomica e alla mappa del dna.
Ulisse, l’eroe per eccellenza, è in fondo all’Inferno. E ci finisce per i suoi inganni, per le sue frodi. Ulisse è l’uomo che penetra all’interno del sistema e lo sovverte, lo distrugge: entra a Troia nel ventre del cavallo e la città crolla, entra nella grotta di Polifemo e lo acceca. E una volta sovvertito l’ordine, lo ricrea a modo proprio.
E’ interessante riflettere che il mito su cui si fonda la civiltà occidentale sia proprio Ulisse, che il nostro eroe sia un uomo senza scrupoli di fronte al desiderio di conoscenza.

Il Padre
Il Conte Ugolino della Gherardesca è uno dei personaggi più controversi della Commedia. E’ un padre chiuso in una prigione, insieme ai propri figli, che sovverte l’ordine naturale, un padre che alla fine forse (perchè Dante ci lascia il dubbio che questo sia accaduto veramente) si ciba delle carni che ha generato. Un padre traditore, abietto come solo i traditori sanno essere, ma pur sempre un padre che vede morire i propri figli. Il fatto centrale è che i figli muoiono per la colpa del padre e forse il vero tradimento è non considerare le conseguenze delle proprie azioni, per i propri figli e le generazioni future.

La Bambina
Piccarda Donati non ha voluto vivere le passioni del corpo, è puro spirito, e perciò si trova in Paradiso, nel Cielo della Luna. Piccarda, nella vita, avrebbe potuto avere tutto ciò che desiderava, bella, ricca, colta, di buona famiglia, la figlia che tutti vorrebbero, ma a un certo punto fa qualcosa che gli altri non si aspettano, si chiude in un convento di clausura e rinuncia, felice, a tutto il mondo esterno. E’ come se la figlia di un capitano d’industria, oggi, partisse missionaria in Africa, andasse a curare i lebbrosi a Calcutta. Piccarda ha il coraggio di un’azione che dà scandalo, che cambia la vita, e in quel cambiamento trova una felicità insperata.

La Madre
La Madonna è la figura che riscatta tutte le donne, è Vergine e Madre, una donna è santa quando è vergine o è santa quando è madre; la Madonna, essendo tutto questo insieme, è la vita vera, nella sua completezza. Non dobbiamo però dimenticare che la Madonna è stata anche una donna coraggiosa, una donna che per amore totale e assoluto ha sostenuto a sua volta lo scandalo di generare il figlio di Dio, che ha saputo portare a termine questo compito e accettare la morte del figlio per la salvezza dell’umanità. Vergine Madre è la più alta delle preghiere, è la parola che raccoglie lo scandalo e lo concilia, che fa raggiungere la pienezza, la felicità.


La parola dantesca sembra fatta apposta per essere letta ad alta voce; nel momento in cui viene condivisa da una comunità in ascolto, il pubblico di un teatro, una classe, un gruppo di amici, trova un nuovo senso e il corpo dell’attore gli regala la fisicità
Dante è un poeta che ci è famigliare, soprattutto i canti scelti nello spettacolo sono quelli che conosciamo meglio di altri, le terzine che risuonano nella nostra memoria, che fanno parte delle discussioni scolastiche, che ci pioace citare e ricordare.
Dietro allo studio della metrica e delle figure retoriche, dei livelli di conoscenza e di lettura, dentro a Dante ci sono contenuti che non possono lasciare indifferenti. E lo spettacolo, con la sua pienezza di musiche, luci, colori ci conduce all’interno di riflessioni più ampie, ci comunica la passione di Lucilla Giagnoni per Dante, ci permette di condividerla.


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Documentazione sull'evento:
La chiesa di S. Nazzaro della Costa ha riaccolto Lucilla Giagnoni con Vergine Madre dopo la “prima” del settembre scorso. Un pubblico attento, che ha gremito la chiesa, ha ascoltato e applaudito calorosamente l’attrice novarese in questa rappresentazione, che non è uno spettacolo ma una rilettura di pagine famose tratte dalla Divina Commedia. Tra l’alternarsi di personaggi danteschi si dipana un filo conduttore che in realtà è l’esperienza di vita di Lucilla Giagnoni che racconta se stessa accompagnata dal commento musicale del marito Paolo Pizzimenti, autore di tutte le musiche originali.
Culmine della serata è stata la recita dell’inno dantesco a Maria, “Vergine Madre”. Non poteva esserci conclusione migliore in questo giorno, 25 marzo, dedicato all’Annunciazione.

Fra’ Aldo
Documenti allegati:
- VergineMadreProgramma.pdf


 
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