Documentazione sull'evento:
"Lampada ai miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino". Il titolo del messaggio di Benedetto XVI per la XXI Giornata mondiale della gioventù assume una concretezza misteriosamente tangibile, nel compiere il cammino dei pellegrini che si dirigono al Sacro Monte.
Dopo una sosta nella Chiesa della Madonna delle Grazie, commossi dalla visione del grande affresco di Gaudenzio Ferrari, che narra lla vita di Cristo, compresa tra l'annunciazione e la risurrezione e culminante nella grande scena della crocifissione, ci incamminiamo sull'erta che sale al monte.
La debole luce dei flambeau che abbiamo acceso suscita il pensiero della debole e fioca luce della fede di Pietro, capace di rinnegare il Maestro nell'ora della cattura e del processo, e il mistero della grandissima misericordia del Signore, che desidera amare ciascuno di noi come il "discepolo amato" del Vangelo di Giovanni, chiamato a seguire il passi di Gesù e ad esserne testimone.
Lungo il sentiero compaiono, a intervalli regolari, immagini di alcuni santi (Pier Giorgio Frassati, Teresa Benedetta della Croce, Daniele Comboni, Giovanni Bosco...), compagni di viaggio nel nostro cammino, metafora della vita umana tesa all'incontro con Dio. Invochiamo i nomi dei santi patroni delle nazioni d'Europa, memori di una fede che si è fatta storia e cultura e continua a provocarci, perché, in comunione con i santi che ci hanno preceduto, anche noi sappiamo costruire una civiltà fondata sull'amore del Cristo, che si offre come dono e sacrificio per l'uomo.
Giungiamo alla sommità del monte, nel piazzale antistante il santuario, la cui facciata marmorea risplende nella notte di un bianco accecante, presagio della resurrezione di Cristo. I catecumeni, che nella notte di Pasqua riceveranno il sacramento della cresima, presentati alla comunità diocesana dai loro formatori, rendono la loro testimonianza di fede. La croce delle Giornate mondiali della gioventù, sorretta da un gruppo di giovani, attraversa il piazzale facendosi strada tra la folla, ascende verso il culmine della gradinata, dove vi è installata, come lo fu sul Golgota. I sacerdoti ci ungono il capo, tracciando una croce con il sacro crisma e dicendo "Porta nel mondo la croce di Cristo".
Udiamo poi le parole di Daniela Zanetta, la giovane serva di Dio, ferita nel corpo da una crudele malattia incurabile, trasformata dalla fede in un canto di lode a Dio: "Tu sai quanto vorrei fuggire il dolore e allontanare quel calice tanto amaro, eppure è lì che ti sento più vicino, è lì che sorge quell'amore puro e così grande da redimere l'umanità". E le parole della lettera che don Marco Piola, sacerdote fidei donum, ci scrive dall'Uruguay: "Chiediamo l’aiuto di tutti, nella preghiera, perché i giovani di questa terra (e di tutte le terre) possano trovare il gusto dell’amicizia con questa Parola così concreta, che «obbliga» a reagire, a non rimanere inerti o sgomenti, ad immergersi nei problemi di ogni giorno e di ogni uomo, per costruire un mondo diverso, un mondo di pace, un mondo di luce!".
Nelle cuore della notte che prelude alla settimana santa, una luce illumina i nostri cuori: sì, dopo duemila anni vale ancora la pena seguire Cristo e fare di esso la roccia su cui costruire la nostra esistenza.
Riccardo Dellupi