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cultura e arte attorno al mistero pasquale 1° Marzo - 3 Maggio 2006
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San Giovanni Battista in carcere nel Battistero della Cattedrale di Padova, dedicato a S.Giovanni Battista, risale al XI sec. circa.
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Incontro pubblico

«CONDANNA E CARCERE TRA STORIA E ATTUALITÀ - IN MARGINE AI DIBATTITI ATTUALI»

giovedì 09 marzo 2006

Ore 21,00

Novara

Via Monte san Gabriele, 60
Auditorium «Mons. Aldo Del Monte» - Seminario

Prof. Guido Guida, storico - Avv. Alfredo Monteverde, giurista - Mons. Renato Corti, Vescovo di Novara. Vittorio Gabbani, presentazione della mostra in San Giovanni Decollato. Conduce: Massimo Donaddio

Pagine da visitare:
Consigliamo, per l'approfondimento del tema, la lettura del Discorso di Giovanni Paolo II in visita al Parlamento italiano (giovedì 14 novembre 2002).
Presentazione evento:

Leggi il Comunicato stampa del Convegno "Condanna e carcere tra storia e attualità".

PROGRAMMA DEL CONVEGNO

  • Ore 21,00 Introduzione al tema del convegno - Massimo Donaddio, giornalista
  • Ore 21,15 «La storia e la pratica della Confraternita di San Giovanni Battista Decollato in Novara. Solidarietà nel tempo della condanna a morte» - prof. Guido Guida, storico 
  • Ore 21,35 «Grazia, indulto e amnistia: l'altra faccia del giudizio di condanna e della pena» - avv. Alfredo Monteverde, penalista
  • Ore 21,50 «Xavier François Van Thuan: un vescovo in carcere, un uomo di speranza» - mons. Renato Corti, Vescovo di Novara
  • Ore 22,20 «La passione terrena dei condannati a morte». Mostra esposta nella Chiesa di san Giovanni Battista Decollato in Novara - Vittorio Gabbani
  • Ore 22,30 Dibattito aperto al pubblico
  • Ore 23 Conclusione

Post evento
Documentazione sull'evento:

Giovedì 9 marzo 2006, presso l’Auditorium “Mons. Aldo Del Monte” del Seminario San Gaudenzio di Novara, si è svolto l’incontro pubblico dal titolo “Condanna e carcere tra storia e attualità”, all’interno del percorso “Riflettere” del Progetto Passio. Lo scopo della serata – come espresso dagli stessi organizzatori – era di far confrontare cittadini ed esperti su una tema di grande importanza nel contesto sociale e culturale in cui viviamo e di favorire una maggior consapevolezza intorno alla dimensione della fragilità umana - riletta alla luce del mistero di Cristo - come stimolo per un impegno personale e sociale a favore dell’uomo.

Ad introdurre e moderare l’incontro il giornalista novarese Massimo Donaddio, che ha inizialmente fornito all’uditorio qualche dato sulla situazione delle carceri italiane. Secondo quanto dichiarato dall’Ufficio degli Affari penali del Ministero della Giustizia i detenuti sono circa 60.000, di cui 20.000 extracomunitari; le nostre carceri potrebbero contenere non più di 43.000 persone, e quindi si ha un penoso sovraffollamento; 22.000 è il numero dei detenuti in custodia cautelare, mentre 38.000 sono quelli che scontano una condanna definitiva. Inoltre molti carcerati sono tossicodipendenti, hanno malattie gravi (per esempio 1.500 sono i sieropositivi dichiarati) o soffrono di disturbi psichici. Donaddio ha poi sottolineato quanto il tema della condanna e del carcere richiami in maniera forte il dibattito, attualissimo nel nostro Paese, su amnistia, indulto e potere di grazia, che ha attraversato negli ultimi anni il mondo politico italiano, dopo la richiesta di clemenza per i detenuti, formulata da Giovanni Paolo II durante il Giubileo del 2000 e fatta riecheggiare ancora il 14 novembre 2002, giorno della storica visita del Pontefice al Parlamento della Repubblica Italiana. Il moderatore, infine, ha passato il testimone ai tre relatori, che sono stati invitati a parlare del tema in oggetto, secondo la prospettiva loro propria – storica per il Prof. Guida, giuridica per l’Avvocato Monteverde e cristiana per Mons. Corti.

Lo storico Guido Guida ha presentato un interessante excursus sulla Scuola o Confraternita di San Giovanni Battista Decollato a Novara, di cui si fa risalire la fondazione tra la fine del XIII e l’inizio del XIV secolo. Inizialmente gli aderenti alla Compagnia praticavano cerimonie di penitenza e di preghiera e si riunivano nella cappella dello Spirito Santo, presso San Siro in Vescovado. Nel 1504, dovendo essere ristrutturato il Palazzo dei Vescovi, alla Scuola viene assegnata una nuova sede: un oratorio adiacente al Battistero, che confina con il cimitero del Duomo riservato alla sepoltura dei giustiziati. Intorno ai primi anni del XVI secolo la Scuola prende il nome di “San Giovanni Battista ai Fonti Battesimali”, e poi quello definitivo di “San Giovanni Battista Decollato ad fontes”. Non si conosce con precisione in quale anno alle opere di fede si sia unita l’attività di assistere e di dare adeguata sepoltura ai cadaveri dei giustiziati nel confinante spazio cimiteriale, ma la storia di questa confraternita è certamente appassionante. Essa ha attraversato epoche differenti, ha dovuto opporsi a leggi che cercavano di abolirla, ma il suo compito non è mutato nel tempo: così i suoi confratelli hanno potuto svolgere per secoli e con impegno il loro compito di accompagnare i condannati a morte verso il patibolo, di pregare con loro e per loro, affinché si pentissero in punto di morte dei delitti compiuti, e di dare loro una degna sepoltura.

L’avvocato Alfredo Monteverde ha spiegato come, ai nostri giorni, il carattere retributivo della pena (vista come castigo, afflizione, perdita di libertà) non sia più accettato dalla nostra coscienza e anche la pena come prevenzione generale non dia più grandi risultati. Secondo quanto affermato da Monteverde, infatti, oggi è molto più importante il tentativo di recuperare il condannato e, comunque, di applicargli una pena umana (Art. 27 della Costituzione italiana). Il legislatore, inoltre, ha la possibilità di estinguere il reato o la pena in tre modi: con la grazia, che viene concessa dal Capo dello Stato, con l’amnistia, che estingue il reato per fatti non gravi, con l’indulto, che estingue una parte della sanzione. Dal 1948 al 1990 in Italia lo Stato repubblicano ha concesso dieci amnistie ed indulti; ora, invece, da sedici anni nel nostro Paese non c’è più stato alcun tipo di condono per i carcerati. L’avvocato ha poi ricordato le drammatiche condizioni in cui sono costretti a vivere i detenuti delle carceri italiane, rammentando inoltre che lo Stato non ha soldi a sufficienza per curare le persone ammalate che sono in carcere.

Vittorio Gabbani, aderente alla Confraternita di San Giovanni Battista Decollato, ha illustrato brevemente la mostra, aperta fino a sabato 15 aprile nella chiesa di S. Giovanni a Novara, dal titolo “La sofferenza e la passione terrena dei condannati a morte”, che presenta la storia e la prassi della Confraternita dal XVI secolo ai nostri giorni.

A chiudere la serata l’intervento di Mons. Renato Corti, vescovo della Diocesi di Novara, che ha da sempre un legame particolare con il penitenziario di massima sicurezza presente nella nostra città, e con la comunità dei carcerati di Novara e Verbania. Il messaggio del Papa per il Giubileo del 2000 – ha detto il vescovo con commozione – è stato letto, approfondito e studiato da un gruppo di detenuti del carcere di Novara.
Corti ha fatto una riflessione sulla condanna alla pena capitale e ha ricordato come, ancora oggi, in troppe parti del mondo la vita umana non valga niente. I cristiani, secondo il vescovo, hanno il compito di mettersi alla sequela di Cristo, denunciando l’inutilità e la disumanità della pena di morte e la gravità di altre pratiche, silenziose, drammatiche e molto diffuse soprattutto in Occidente: l’aborto e l’eutanasia.
Poi mons. Corti ha parlato delle condizioni preoccupanti dei penitenziari dei Paesi in via di sviluppo e di come in Italia il sovraffollamento delle carceri si possa toccare con mano, complicando non poco la vita dei detenuti ed il lavoro della polizia penitenziaria e dei volontari. Spesso in carcere le persone perdono la speranza, si abbandonano alla disperazione e ricercano la morte, attraverso il suicidio. Compito della Chiesa allora, secondo il vescovo, è di formare dal punto di vista educativo e morale i giovani, perché possano commettere meno sbagli e non andare in carcere. I cristiani devono ricordarsi e pregare per i detenuti e per coloro che lavorano all’interno delle strutture carcerarie ed avere a cuore i problemi linguistici e culturali che molti carcerati stranieri incontrano sia nel periodo detentivo che durante il processo in tribunale.

L’incontro su “Condanna e carcere tra storia e attualità” ha ricordato a tutti i presenti quanto questi temi siano delicati e quanto sia necessaria un’adeguata conoscenza del fenomeno, unita ad una valida preparazione e sensibilità etica e umana, poter affrontare con competenza questioni così complesse e comunque interpellanti per la coscienza del cittadino e del cristiano.

Alessia Zanari

Documenti allegati:
- Relazione Guido Guida.doc
Audio allegati:
- Carcere audio.wav


 
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