Documentazione sull'evento:
C’era molta gente, lunedì sera 10 aprile in chiesa a Carciano di Stresa, a dispetto della pioggia battente che continuava a flagellare il territorio fin dal mattino, e ancor più a dispetto della suspence che in quei momenti teneva buona parte d’Italia incollata alla Tv, per scoprire come sarebbe andata a finire l’altalena dei risultati elettorali.
A raccogliere tante persone fino a riempire la chiesa era una celebrazione che aveva il sigillo della novità: la memoria ecumenica dei martiri missionari. Se infatti da alcuni anni il 24 marzo è data scelta per il ricordo dei martiri missionari cattolici, qui a riunire nella preghiera era l’attenzione ai martiri di tutte le chiese cristiane.
A presiedere la celebrazione erano quindi , accanto al vescovo di Novara, mons. Renato Corti, il pastore valdese-metodista Leonardo Magrì, che ha tenuto la meditazione sul brano di Luca, e padre Ilir Muntean della Chiesa Ortodossa Rumena
E giustamente mons. Corti ha evidenziato nel suo intervento che l’ecumenismo più efficace è proprio quello dei martiri: la loro testimonianza costruisce unità, perché va al cuore della fede cristiana. Se infatti le forme del martirio sono tante, l’amore per Dio e per i fratelli non può che essere uno.
E anche il pastore Magrì nella sua riflessione ha sottolineato il valore dell’unità, dovuta al fatto che se tanti nostri fratelli hanno potuto abbracciare la croce in modo così generoso e radicale è perché Qualcuno quella croce se l’era già messa sulle spalle a vantaggio di tutti.
La Croce dunque ha dominato la preghiera e la memoria, anzi le croci: una per ogni continente. la croce di bambù intrecciati per l’Asia e l’Oceania, la croce con un’immagine di Cristo dai tratti africani per l’Africa, la tradizionale croce astile per l’Europa e la croce dipinta per le Americhe.
Queste diverse croci hanno accompagnato la lunga lista dei martiri che ha scandito la serata, ritmata dai canti solenni e meditativi proposti dalla Comunità di Sant’Egidio, accomunando nella venerazione e nella gratitudine gente di epoche e di terre diverse, che per il Vangelo e per i fratelli hanno dato tutto, anche la vita.
E noi – si chiedeva il Vescovo Renato – cosa siamo disposti a dare?
E’ l’interrogativo che i presenti hanno portato con sé, assieme al ricordo di una serata intensa e preziosa.