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Stabat Mater di Giovanni Battista Pergolesi
Il testo, che è uno dei più struggenti della letteratura mondiale a rappresentare in un latino medievale nudo e scarno il dolore di Maria, è comunemente attribuito a Iacopone da Todi e "stabat mater" ne costituisce il potente incipit. Pergolesi, già allievo di Leonardo Vinci e poi di Francesco Durante al Conservatorio del Poveri di Gesù Cristo, scrisse lo Stabat Mater alla fine della sua brevissima vita, mortalmente ammalato di tubercolosi. Lo completò a Pozzuoli, dove mori. Lo compose per incarico dell'Arciconfraternita dei Cavalieri della Vergine dei Dolori di Napoli, che commissionò l'opera con l'intento di sostituire quella omonima di Alessandro Scarlatti, eseguita da oltre venti anni. Dal 17361o Stabat Mater di Pergolesi si è imposto in tutto il mondo per potenza emotiva e fascino. L'opera, composta per un organico assai semplice, soprano e contralto con archi e basso continuo, senza coro, si articola in 12 brani, dei quali 7 duetti e 5 arie che li intervallano. Il testo, che appartiene alla devozione mariana medievale, è seguito da Pergolesi con qualche leggera variante rispetto a quella del Messale Romano di Benedetto XIII (1727), ma ne segue scrupolosamente l'ordine di successione per quanto riguarda le stanze. La tristezza e l'angoscia della madre straziata dal dolore sono musicate da Giovanni Battista Pergolesi con una forza emotiva e musicale che si coniuga con il testo iacopiano e ne costituisce ma delle rappresentazioni più suggestive. La scelta della cattedrale conferirà a sua volta dell'alone mistico medievale, che consente di recuperare il senso di luogo sacro dove 1'universitas si ritrova
per celebrare con l'arte uno dei momenti più alti della cristianità.