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cultura e arte attorno al mistero pasquale 1° Marzo - 3 Maggio 2006
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Concerto

JOHANN SEBASTIAN BACH «ORATORIO DELLA PASSIONE SECONDO GIOVANNI» (BWV 245)

venerdì 07 aprile 2006

Ore 20,30

Novara


Duomo

Orchestra Sinfonica Carlo Coccia e il Coro Oberwalliser Vokalensemble. Direttore: Hansruedi Kämpfen

Pagine da visitare:

Orchestra sinfonica "Carlo Coccia" - Novara http://www.orchestracarlococcia.it/
Teatro Coccia - Fondazione Onlus - Teatro di tradizione - Novara http://www.fondazioneteatrococcia.it/
Coro Oberwalliser Vokalensemble http://ove.ch/de/

Presentazione evento:


Direttore: Hansruedi Kämpfen

Orchestra Carlo Coccia - Novara



Oberwalliser Vokalensemble - Svizzera tedesca




La narrazione evangelica del supplizio di Gesù ebbe forma cantata, nelle funzioni della Settimana Santa, fin dagli albori della Chiesa. Ma la Passione in musica ebbe la più straordinaria fioritura nella Germania luterana, dove finì per assumere i tratti formali e stilistici della cantata e dell’oratorio. Nell’ambito della sua attività di Cantor della Chiesa di S. Tommaso, a Lipsia, Bach scrisse cinque Passioni, presumibilmente utilizzando tutte e quattro le fonti evangeliche e utilizzando due volte uno dei quattro testi. Purtroppo solo la Passione secondo Matteo e la Passione secondo Giovanni ci sono pervenute integralmente: della Passione secondo Marco è sopravvissuto solo il testo, mentre la Passione secondo Luca, un tempo attribuita a Bach, è in effetti opera spuria.
La Passione secondo san Giovanni, destinata alla celebrazione liturgica del Venerdì Santo, è divisa in due parti, da eseguirsi prima e dopo la predica. Presentata nel 1724, fu poi rimaneggiata da Bach in occasione delle riprese avvenute nel 1728, nel 1731 e nel 1746 (o 1747). Il testo evangelico (ovviamente quello di Giovanni, sebbene con l’inserzione di due passi tratti da Matteo) è realizzato in forma di recitativi “secchi”: affidati cioè ad una voce che canta sillabicamente, in uno stile sobriamente aderente alla parola, sostenuta dal solo “basso continuo”. Il ruolo dell’evangelista è affidato come da tradizione ad una voce di tenore: la retorica musicale dell’epoca riservava invece a un basso il compito di impersonare Gesù. I passaggi di discorso diretto che nel testo sacro sono attribuiti a personaggi collettivi sono invece affidati al coro sorretto dall’orchestra. Questi brevi interventi (14 in tutto), caratterizzati da una colorita connotazione drammatica, contribuiscono a vivacizzare ed a variare il discorso musicale di questo tessuto narrativo, che incornicia i numeri musicali veri e propri - su testi poetici di carattere lirico non direttamente derivati dalle Scritture - affidati a voci soliste e al coro.
Il coro è impegnato prevalentemente nell’esecuzione dei caratteristici Kirchenlieder, o “corali”, destinati, nella liturgia luterana, ad essere intonati da tutta l’assemblea e perciò caratterizzati da un andamento assai semplice, con ritmo regolare e brevi frasi articolate con chiarezza. Non c’è dubbio che il canto dei corali, capillarmente diffuso in area tedesca, abbia contribuito a radicare la sensibilità ed il gusto musicale in tutti gli strati sociali dei popoli di quei paesi. La Passione Secondo san Giovanni include 10 corali, i quali tuttavia corrispondono a sole 7 melodie del repertorio tradizionale (di tre corali vengono utilizzate strofe differenti). A questi dobbiamo aggiungere Durch dein Gefängnis, Gottes Sohn, la cui forma è in tutto e per tutto analoga a quella degli altri corali, ma la cui melodia non proviene dal repertorio tradizionale: si tratta invece di una creazione originale di Bach.
Come già accennato, accanto a queste pagine legate alla prassi liturgica luterana la Passione secondo Giovanni incorpora una certo numeri di brani “liberi”. Tra questi troviamo 6 arie solistiche, tutte nella forma tripartita ABA’; Erwäge, wie sein blutgefärbter Rücken, in particolare, è una vera e propria “aria col da capo” - la forma vocale “standard” dell’opera settecentesca, nella quale la ripetizione della prima sezione non è scritta per esteso: alla fine della seconda sezione dell’aria l’indicazione “da capo” prescrive la ripetizione integrale della prima parte. Accanto a queste arie formalizzate troviamo due “ariosi” (Betrachte meine Seel e Mein Herz, indem die ganze Welt) dalla struttura più libera - si tratta in pratica di recitativi dall’intonazione lirica, accompagnati dall’orchestra anziché dal solo continuo; un’aria (Eilt, ihr angefochtnen Seelen) nella quale al solista si aggiunge il coro in una struttura dialogica dal toccante effetto patetico; ed un’altra (Mein teurer Heiland, laß dich fragen) nella quale il canto del solista è contrappuntato dalle frasi di un Kirchenlied (già ascoltato nel corso dell’opera) intonato dal coro. Alla compagine corale sono poi affidate la pagina iniziale (in funzione di solenne preludio, ha la forma dell’aria “col da capo”) e quella (in cinque sezioni, in forma A-B-A-B’-A) che di fatto conclude la composizione, se, come ha osservato Alberto Basso, “il corale finale è un epilogo collocato a suggello liturgico, come segno di congedo dai e fra i fedeli”.

Enrico M. Ferrando


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