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2011 |
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Sono stati trovati 46 documenti
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10 gen 2011
Ciclo di incontri:
Il Gesù storico e le origini cristiane
don Silvio Barbaglia
Prendendo occasione dagli spunti offerti dal libro «Inchiesta su Gesù. Chi era l’uomo che ha cambiato il mondo, Milano 2006» di Corrado Augias e Mauro Pesce, don Silvio Barbaglia vuole evidenziare alcuni limiti della metodologia che fa capo alla «Terza ricerca» sul «Gesù storico». Il procedimento di dimostrazione però non è fondato su criteri elaborati dalla teologia o interni alla fede cristiana, bensì è basato su istanze che dovrebbero appartenere alla stessa metodologia storica, suffragata dai contributi dell’ermeneutica letteraria delle fonti antiche. Lo scritto tende a superare la scissione epistemologica tra teologia e storia, riflesso del rapporto problematico tra fede e ragione. Il testo con lievi modifiche è stato pubblicato sulla rivista Studia Patavina.
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10 gen 2011
Ciclo di incontri:
Il Gesù storico e le origini cristiane
Benedetto XVI
La premessa al Ratzinger, J., Gesù di Nazaret, Edizione italiana a cura di Ingrid Stampa e Elio Guerriero, Milano: Rizzoli 2007, pp. 7-20 costituisce una sintesi efficace dell'ermeneutica storiografica della tradizione ecclesiale nell'approccio alla figura di Gesù di Nazaret e ai temi della storicità del testo biblico.
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10 gen 2011
Ciclo di incontri:
Il Gesù storico e le origini cristiane
Vengono presentate - entro uno schema sinottico in cinque colonne - alcune citazioni chiave che interpretano sinteticamente la posizione metodologica relativa al problema "Gesù storico". Le posizioni confrontate sono quelle di J. Ratzinger, J. Dunn, J. Meier, E. Norelli, M. Pesce.
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10 gen 2011
Ciclo di incontri:
Il Gesù storico e le origini cristiane
don Silvio Barbaglia
Storia e fede: punti di vista coincidenti, complementari o… del tutto incompatibili, per comprendere chi è stato Gesù? Varie in materia le posizioni degli studiosi. A cominciare da Ratzinger, che nella fede ecclesiale – e in particolare nel canone neotestamentario – vede una guida essenziale alla corretta comprensione storica di Gesù. Dunn invece, con approccio più soft, osserva che la fede deve avere voce in capitolo nella ricerca, perché essa è indistinguibile dalla “storia” in testi come i Vangeli, scritti quando l’attuale nozione di storia era sconosciuta. Ma Meier dissente, dicendo che la fede deve essere “messa tra parentesi” nella ricerca storica, i cui esiti, a loro volta, non dovranno influenzare la fede. Norelli va oltre, dicendo che la fede sì, deve essere tenuta in conto nei testi canonici, ma per smascherarne gli influssi da “tifoseria” pro-Gesù e filo-ecclesiale, che possono aver deformato, rispetto al vero, il volto di Gesù che essi dipingono. Infine Pesce rifiuta decisamente il canone neotestamentario come strumento utile alla ricerca sul Gesù storico, e ridicolizza la fede come eventuale criterio d’indagine, chiedendosi quale fede, dopo tutto, si dovrebbe scegliere, tra le molteplici attestate nella storia e nell’oggi, per assumerla nella ricerca. Un quadro assai variopinto, che suscita alcuni interrogativi. Cos’è questa “fede” di cui tanto si parla, contro o a favore? L’adesione personale dello storico, o la fede di una qualche tradizione confessante? È la fede di chi ha scritto i Vangeli, o quella che essi desiderano plasmare nel loro lettore? E il rifiuto del canone neotestamentario, effettuato da Pesce e altri storici, è realmente legittimo e motivato, o in gran parte arbitrario? Infine, l’intenzionalità insita nelle fonti, finora mai adeguatamente esplorata, può offrire nuove luci a questa ricerca? È in queste domande, e nelle risposte che invocano, che – forse – si cela la via per colmare il divario, ogni giorno più ampio, tra il Gesù della storia e il Cristo della fede (Appunti a cura di Riccardo Dellupi).
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12 gen 2011
Ciclo di incontri:
Il Gesù storico e le origini cristiane
John P. Meier
Da: Meier, John P., Un ebreo marginale. Ripensare il Gesù storico. 1. Le radici del problema e della persona, Biblioteca di teologia contemporanea 117, Brescia: Queriniana 2001, pp. 157-184 [tit. or. A Marginal Jew. Rethinking the Historical Jesus. Vol. 1: The Roots of the Problem and the Person, New York: Doubleday 1991]
cap. 6: Criteri: come determinare ciò che proviene da Gesù?
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19 gen 2011
Ciclo di incontri:
Prendi e leggi! La Bibbia nel cuore della cultura occidentale
don Silvio Barbaglia
Dodici. Il numero delle tribù di Israele scandisce la successione dei testi nel canone biblico ebraico. Dodici infatti sono i suoi primi libri (5 della Torah e i 7 Profeti anteriori), dodici – riuniti in un unico rotolo – i Profeti posteriori, e infine dodici gli Scritti, che completano la raccolta. Una scelta non casuale, che esprime l’anelito di Israele – disperso nella diaspora – a ritrovare la sua unità di popolo santo. Tre, invece, è il numero delle sezioni in cui il testo è diviso, con programmatico intento rivolto ai lettori, chiamati all’ascolto fedele della Parola di Dio contenuta nella Torah, alla sua attualizzazione nella storia sull’esempio dei Profeti, e – leggendo gli Scritti – a riportare alla vita la Parola divenuta Scrittura. E in questa terza sezione di Scritti è collocato il libro di Rut dal canone ebraico, che ad esso dedica un ruolo speciale, fra le cinque Meghillot – i testi letti nelle feste di pellegrinaggio –, come testo liturgico della festa di Pentecoste. Ma il rigido ordine numerico e tripartito del canone ebraico viene sconvolto dalla nascente tradizione cristiana, nella “sua” Bibbia in lingua greca della versione dei LXX. In essa Rut è collocata fra libri storici, tra Giudici e il primo libro dei Re. Una scelta non casuale, che valorizza elementi del testo riletti in chiave cristiana. E Rut così finisce col diventare il prologo cristiano alla storia di David, istruendo il lettore perché ne legga la vicenda in chiave messianica.
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23 gen 2011
Libretto preparato per la celebrazione eucaristica e il rito di Vestizione per l'ingresso nel Noviziato di Irene Abis
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24 gen 2011
Ciclo di incontri:
Il Gesù storico e le origini cristiane
don Silvio Barbaglia
Imbarazzo, discontinuità, molteplice attestazione, coerenza e rifiuto. Sono cinque i “criteri di storicità”, che, nella mani dello storico della “Seconda ricerca” sulla vita di Gesù, funzionano alla stregua di una “pialla”, che ben poco lascia di storicamente probabile in ciò che è narrato dai Vangeli. Criteri ispirati dal “buon senso” o poco più, e da non poca diffidenza per i testi che raccontano la vita di Gesù. Testi che il metodo storico-critico smembra e frantuma, per estrarne “fatti” e “detti”. Questi, astratti dal contesto – e interpretati in modo talvolta discutibile –, sono passati al vaglio dei criteri. Sono imbarazzanti tali “detti” e “fatti” per chi scrive, e lontani (ma… senza esagerare!) da ciò che il mondo di Gesù – Chiesa nascente compresa – faceva e diceva? Più lo sono, più sono probabili. Tanto meglio, poi, se sono attestati da più fonti, coerenti con altri probabili fatti e detti di Gesù, e anche “scomodi” abbastanza perché Giudei e Romani lo odiassero fino a farlo crocifiggere. Cosa resta del Gesù che conosciamo, facendo passare i Vangeli a questa griglia? Assai poco, ovviamente: dalle sue fitte maglie filtra un Gesù “storicamente probabile”, ma scialbo e inconsistente. Anche perché – non detto – un altro criterio in realtà è all’opera: nulla può essere accertato dalla storia, se non è umanamente possibile. Ecco così che la risurrezione, pur rispettando pienamente i requisiti di tutti e cinque i criteri, fatalmente non è ammessa. I Vangeli non ne raccontano lo svolgimento – arriva a dire chi si occupa di storia –, e quindi non affermano che sia avvenuta. Poco importa se i testi ne attestano con realismo l’apparizione di Gesù risorto ai suoi discepoli, come mostra inequivocabilmente la loro impostazione retorica. Ma il nodo del problema sta forse proprio in questo: come li leggono, gli storici, i testi su Gesù? Quale teoria dell’opera letteraria si nasconde in questo metodo di analisi? Individuarla, esplicitarla e sottoporla a critica potrebbe aprire nuove strade per superare l’aporia tra storia e fede (Appunti a cura di Riccardo Dellupi).
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24 gen 2011
Ciclo di incontri:
Il Gesù storico e le origini cristiane
Enrico Dal Covolo
Da: Enrico Dal Covolo, Il Vangelo e i Padri. Per un'esegesi teologica, Roma: Libreria Editrice Rogate 2010, pp. 181-186
Conclusione: Per un'esegesi "teologica"
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31 gen 2011
Descrizione dell'attività benefica di suor Giustina Zanato in Amazzonia
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31 gen 2011
Presentazione del libro: "...Eppure sopravvivono"
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07 feb 2011
Ciclo di incontri:
Il Gesù storico e le origini cristiane
don Silvio Barbaglia
Sistemico, ermeneutico, canonico e pancronico. Sono le quattro parole chiave utili a descrivere l’approccio più efficace per comprendere ciò che un testo vuole comunicare al suo lettore. Perché – come afferma la teoria “sistemica” della scuola di Paolo Alto – se si vuole capire veramente un sistema, occorre comprendere le regole del gioco del sistema stesso. Così è il “sistema” dei Vangeli, sottomesso alla logica della “testimonianza”, basata sulla relazione con Gesù: in essa storia e fede sono intimamente unite, e chi le scinde non può non fraintenderne le intenzionalità. L’ermeneutica moderna insegna poi che i testi sono realtà distinte dai fatti e dal pensiero, regolati da leggi proprie, che occorre decifrare. Capaci di ricreare spazio e tempo e di costruire personaggi – come avviene nella narrazione – e volti a motivare chi legge a cambiare modo di vivere e pensare. Con questi avvertimenti si può compiere una lettura “sincronica” dei testi, che unita al metodo “diacronico”, di matrice storico-critica, porta a compiere un atto di lettura “pancronico”. È così possibile ricostruire chi è il “lettore implicito” che il testo presuppone, il loro destinatario ideale, e cercare di avvicinarsi ad esso il più possibile. E i testi finalmente “parlano”, con un’eloquenza nuova, narrandoci un Gesù che è al tempo stesso della fede e della storia. È questo il senso dell’operazione compiuta da Papa Ratzinger nel suo “Gesù di Nazaret”: non una lettura “confessionale” – come molti hanno sostenuto – ma l’unica possibile per testi nati nella relazione con Gesù e scritti per educare alla sua sequela. (appunti a cura di Riccardo Dellupi)
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18 feb 2011
Ciclo di incontri:
Tra timori e speranze. Giovani in dialogo sul futuro
Nicola Armaroli
Fonti di energia: cambiare si può e si deve. E alla svelta, se non si vuole tornare bruscamente, tra qualche decennio, al tenore di vita di centinaia di anni fa. È quanto sostiene Nicola Armaroli, dirigente di ricerca del CNR e autore del libro “Energia per l’astronave terra” (Zanichelli, 2008), invitato a parlare agli studenti dell’ITIS Omar di Novara nell’ambito del percorso “Tra timori e speranze. Giovani in dialogo sul futuro”. L’energia, oggi tratta dai combustibili fossili, era un tempo fornita dal lavoro muscolare umano e animale, cosicché oggi ciascuno, nel “nord” del mondo, ha a disposizione – in proporzione – migliaia di “schiavi energetici”, pronti a servirlo al semplice gesto quotidiano di girare la chiave di avviamento dell’automobile. Ma i combustibili fossili – scoperti circa 100 anni fa e sfruttati da allora a piene mani – si stanno esaurendo gradualmente, mentre i bisogni di energia vanno crescendo costantemente, e sono destinati a raddoppiare entro il 2050. Dove trovare l’energia necessaria a consentire questa tendenza evolutiva? Il nucleare, tornato recentemente alla ribalta nel dibattito politico italiano, non appare una soluzione praticabile, causa gli altissimi costi di impianto, il problema – tutt’ora insoluto – dello smaltimento delle scorie e i rischi connessi a imprevedibili usi militari. Il futuro sta invece nello sfruttamento delle energie rinnovabili. Cioè innanzitutto l’energia del sole (l’unica energia davvero “extra-terrestre”, che ci è data senza lasciare emissioni inquinanti sul nostro pianeta), e l’energia geotermica. Con pannelli fotovoltaici, pompe di calore geotermiche, forni solari. Soluzioni che rappresentano una piccola ed efficiente rivoluzione nell’approvvigionamento di energia. Ma il vero progetto alternativo, cui gli scienziati stanno lavorando, è la “fotosintesi artificiale”, capace di ottenere idrogeno da anidride carbonica e acqua. Chissà se un giorno ci si arriverà? L’energia intanto, è bene imparare a risparmiarla, come le altre risorse del pianeta. Perché non c’è nessun’altra “astronave”, nell’universo, in cui sia possibile la vita.
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21 feb 2011
Ciclo di incontri:
Il Gesù storico e le origini cristiane
don Silvio Barbaglia
“Hanno portato via il mio Signore e non so dove l’hanno messo!” (Gv 20,13) Le parole chiare della Maddalena rivolte ai discepoli di ritorno dal sepolcro potrebbero essere la sintesi paradigmatica di molta ricerca sul Gesù storico: ci hanno “rubato” Gesù! Studi, pubblicazioni e documentari da anni mettono sempre più in dubbio la dignità storica del racconto dei Vangeli, in un continuo avvicendarsi culminato nella pubblica sconfessione del libro del Papa “Gesù di Nazaret”, giudicato da alcuni autori come confessionale e scientificamente infondato. Così tutto ciò che conosciamo e amiamo di Gesù sembra destinato a dissolversi, privato di valore. Perché il cristianesimo non si fonda su un “libro” – cioè sui Vangeli, come puro fatto letterario – ma su Gesù, e sull’evento storico della sua incarnazione, morte e risurrezione. Se tutto ciò non è più “storia” nel senso di evento accaduto nella storia, ma solo oggetto ipotetico della “fede”, possiamo “chiudere bottega”! Non si può quindi rimanere indifferenti. Ma come trovare strade per rispondere alle provocazioni? Alcune crepe affiorano in realtà nelle mura dell’edificio teorico, apparentemente così solido, della ricerca sul Gesù storico. Innanzitutto la curiosa divergenza tra i risultati ottenuti da più studiosi, pur partendo spesso dalle stesse fonti – i quattro Vangeli canonici. E poi la reciproca totale esclusione tra fede e storia, viste come prospettive prive di punti di contatto nell’avvicinarsi al medesimo oggetto di ricerca, Gesù di Nazaret. Autentici paradossi, da cui può emergere un sospetto: il difetto non starà forse “nel manico”, cioè nell’approccio metodologico usato dagli storici? A ben vedere un’analisi attenta delle fonti evangeliche, indagate con criteri più avvertiti, mostra in esse un’istanza retorica che presuppone nel lettore l’accoglienza nella fede, cui l’autore presenta una testimonianza di fede e di referenza storica, inscindibilmente unite tra loro e aperte inoltre a riconoscere Gesù presente e operante nell’oggi e nel futuro della vicenda umana, e raggiungibile nella liturgia. Sono dimensioni essenziali delle fonti, che non possono essere ignorate, pena una loro completa incomprensione, a favore di una “scientificità” che trova fondamento in criteri invocati “a priori”, ma che semplicemente ignora le dinamiche interne dei testi, cogliendone in parte minima i reali contenuti. Ed è proprio da qui, da una corretta lettura dei testi, colti in sintonia con le intenzioni del loro “autore implicito”, che può partire una lettura alternativa e realmente – e finalmente – “scientifica” della testimonianza dei Vangeli, alla ricerca della storia di Gesù.
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22 feb 2011
Ciclo di incontri:
Il Gesù storico e le origini cristiane
don Silvio Barbaglia
Le origini dell’antico Israele e del Cristianesimo.
Una verifica in loco, nelle terre bibliche di Israele e Giordania
Una nuova proposta di pellegrinaggio alla ricerca delle origini dell’antico Israele e del cristianesimo viene presentata in questi giorni da don Silvio Barbaglia, biblista e docente di Sacra Scrittura presso il seminario diocesano.
Si tratta di un iter “anomalo” rispetto ai convalidati pellegrinaggi nella Terra Santa e in Giordania. Infatti, lungo i tredici giorni di tempo dell’intera esperienza, si alterneranno nelle visite simbolicamente due luoghi fondamentali, il deserto (del Negev e della Giordania) e la città santa di Gerusalemme.
Come e da quali eventi e persone ha avuto origine la storia sacra dell’antico Israele? Alla ricerca di una riformulazione dell’Esodo dall’Egitto e della localizzazione dello stesso monte Sinai, la montagna di Dio della rivelazione, non più nella penisola omonima bensì nel pieno deserto del Negev – ad Har Karkom - tra incisioni rupestri, paesaggi e vestigia che documentano il passaggio di antiche popolazioni, tra cui quella di Israele.
E poi la storia della vicenda di Gesù di Nazaret, dalla Galilea, vista attraverso alcuni suoi luoghi difficilmente visitabili e Gerusalemme, la città che ha visto l’azione e la presenza di Gesù e la nascita del gruppo iniziale dei testimoni cristiani.
Un itinerario, in sé molto speciale e particolare, teso a mettere a tema le questioni più complesse delle origini storiche e teologiche delle rispettive tradizioni, ebraica e cristiana. E’ la volontà di costituire un gruppo di persone, non oltre i 25 partecipanti, motivate ad affrontare un’esperienza che “mette alla prova” sia il corpo quanto l’intelligenza e lo spirito, una forma di pellegrinaggio dove non si dà niente per scontato, caratterizzato dalla continua scoperta e da questioni di fondo che possono anche “inquietare” chi ricerca solo cose “tranquille e sicure”.
Oltre alle guide locali in Israele e Giordania, accompagnano l’iter uno staff di biblisti: don Silvio Barbaglia di Novara con Rosanna Virgili di Roma e altri due biblisti in attesa di conferma. Il livello della proposta richiede quindi una spiccata disposizione alla ricerca e alla scoperta da parte dei partecipanti al pellegrinaggio che avrà luogo da mercoledì 8 a domenica 20 giugno p.v.
Per conoscere in dettaglio modalità, finalità, programma e costi è possibile consultare il progetto nella home del sito de La Nuova Regaldi: www.lanuovaregaldi.it
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04 mar 2011
Ciclo di incontri:
Tra timori e speranze. Giovani in dialogo sul futuro
Maria Beatrice Toro
Come una droga, ma senza assumere stupefacenti. Così funzionano le “new addiction”, nuove forme di dipendenza che insidiano l’uomo d’oggi, come sesso on-line, gioco d’azzardo e disturbi alimentari. Derive comportamentali sempre più comuni, e rese più “facili” dall’uso di Internet, onnipresente in ogni ambito di vita quotidiana. Ma come e perché Internet, da preziosa opportunità, può trasformarsi in una “trappola”? È la domanda posta a Maria Beatrice Toro – direttrice didattica della Scuola di Specializzazione in Psicoterapia Cognitivo Interpersonale SCINT di Roma – invitata all’Istituto magistrale Tornielli Bellini di Novara nell’ambito del progetto “Tra timori e speranze. Giovani in dialogo sul futuro”. Ad ascoltare, una platea di “nativi digitali” – così i sociologi chiamano i giovani nati dopo l’avvento di Internet – cui la psicologa si rivolge invitandoli a riflettere su alcune insidie che la rete può presentare. Come i siti pro-anoressia, che descrivono questo disturbo – assai diffuso tra le adolescenti – come uno stile di vita attraente e desiderabile. O come i siti cyber porn e cyber sex, che propongono il sesso come fonte di piacere immediato, svincolato dagli altri aspetti che danno senso a una relazione. O come i siti che propongono giochi multiplayer, capaci di “risucchiare” alcuni adolescenti in una realtà parallela, che li rende alla lunga incapaci di vivere nel mondo reale. Di fronte a queste proposte disponibili in rete molti ragazzi sono indifesi, perché privi di chiari criteri e valori interiori, necessari per orientarsi fra le mille piste offerte da Internet. Una bussola che il mondo adulto oggi fatica a proporre, in un clima culturale che spinge alla provvisorietà in tutti i campi – dalla famiglia alla professione –, in una sorta di “perenne adolescenza” che impedisce di apparire ai giovani come modelli credibili. E nel deserto dei valori si cede alla ricerca della gratificazione immediata – facilissima da ottenere in Internet, dove tutto è raggiungibile con un click –, in una rincorsa degli stimoli che rischia di far perdere l’autocontrollo, e portare – così – allo sviluppo di stati di dipendenza. Ma come accorgersi del pericolo? Quando Internet, da strumento per il lavoro o lo svago, diventa un modo per compensare la frustrazione della vita reale. Una “fuga” che dà appagamento, ma a prezzo di tempo e coinvolgimento crescenti. Allora bisogna iniziare a preoccuparsi, e correre al più presto ai ripari.
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07 mar 2011
Ciclo di incontri:
Il Gesù storico e le origini cristiane
don Silvio Barbaglia
Nelle schede viene presentata la struttura cronologica della versione dei Sinottici e di Gv in riferimento all'ultima cena di Gesù e alla pasqua ebraica. E' anche presentato il calendario delle settimane usato dagli Esseni.
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07 mar 2011
Ciclo di incontri:
Il Gesù storico e le origini cristiane
don Silvio Barbaglia
L’ultima cena non sarebbe una cena pasquale. È quanto sembra sostenere Joseph Ratzinger nel suo libro Gesù di Nazaret - Dall’ingresso a Gerusalemme fino alla risurrezione. Un’affermazione certamente non “indolore”, vista l’importanza dell’ultima cena come evento fondante della celebrazione eucaristica e la sua tradizionale lettura ecclesiale e teologica in chiave di cena pasquale. Ma come è possibile che per i Sinottici si tratti di una cena pasquale, ma che non sia tale per il Quarto Vangelo? Per capire occorre immergersi nelle antiche tradizioni israelite, e nella loro scansione del tempo, espressione del rapporto del tempo con la natura e con Dio. La Pasqua, festa del 15 di Nisan, inizia la sera del giorno prima, con la cena cultuale in famiglia, in cui si consuma l’agnello, sacrificato nel tempio all’Ora Nona del giorno 14. Il 15 è un venerdì secondo i sinottici, un sabato secondo Giovanni. Secondo i sinottici l’ultima cena – cena pasquale – è celebrata perciò nella notte tra giovedì e venerdì. Ma secondo Giovanni il processo di Gesù si svolge prima che i Giudei avessero mangiato la Pasqua, e perciò l’ultima cena, sempre di giovedì anche per Giovanni, cade la sera del 13 Nisan. Ma per Giovanni si tratta di una cena pasquale? Secondo il testo evangelico no. O forse sì, sostiene l’interpretazione “concordista”: se Gesù avesse usato il calendario “dei sabati”, attestato presso gli Esseni, quella notte sarebbe stata effettivamente per lui e i discepoli la notte di Pasqua, perché secondo questo calendario la cena pasquale veniva consumata nella sera del martedì 14 Nisan in quanto la Pasqua cadeva sempre il quarto giorno della settimana, il 15 Nisan, cioè sempre di mercoledì. Tale è l’interpretazione concordista più famosa, quella di Annie Jaubert che anche il Papa mostra di conoscere. Secondo l’interpretazione “teologica” sostenuta da Joachim Jeremias, hanno ragione i sinottici: la cena è davvero pasquale, ma Giovanni preferisce rileggere la temporalità in senso teologico, affinché Gesù – agnello di Dio – muoia all’Ora Nona del 14 di Nisan, quando nel Tempio si sacrificavano gli agnelli. Per Ratzinger invece, seguendo la tesi di John Meier, ha ragione la cronologia di Giovanni: la cena non è pasquale, e sono i sinottici a rileggerla teologicamente come pasquale. Resta aperta una domanda: chi avrà veramente ragione, e come affrontare l’episodio dell’ultima cena con il “nostro” metodo sistemico-ermeneutico-canonico-pancronico? (appunti a cura di Riccardo Dellupi)
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21 mar 2011
Ciclo di incontri:
Il Gesù storico e le origini cristiane
Benedetto XVI
Il capitolo V dell'opera Gesù di Nazaret intitolato: "L'ultima cena" presenta un punto particolarmente interessante che è sottoposto a discussione, quello relativo alla data dell'ultima cena e in specie della natura dell'ultima cena di Gesù. Ovvero, l'ultima cena, come asseriscono i SInottici, era una cena pasquale nella quale Gesù aveva pronucniato le parole della cosiddetta istuzione dell'eucaristia oppure questa, secondo la cronologia dell'evangelista Giovanni, non era una cena pasquale.
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21 mar 2011
Ciclo di incontri:
Il Gesù storico e le origini cristiane
Benedetto XVI
Nella prefazione al secondo volume dell'opera "Gesù di Nazaret" papa Benedetto XVI ribadisce i punti essenziali del metodo utilizzato nel suo primo volume e afferma con forza la prospettiva canonica ed ecclesiale oltre i risultati del metodo storico critico.
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21 mar 2011
Ciclo di incontri:
Il Gesù storico e le origini cristiane
don Silvio Barbaglia
E' qui espresso il tenativo di rifolmulare l'interpretazione di Luca quale "storico" sottraendolo da una visione di contesto ellenistico-romano per riportarlo entro un quadro giudaico. Questo permette anche di riformulare il quadro generale dell'impostazione ermeneutica delle origini della testualità sacra cristiana.
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21 mar 2011
CON PASSIO, DAL BIG BANG ALL'APOCALISSE
Due nuovi video di Passio 2010, pensando al 2012
Apocalisse e Big Bang in DVD, e prossimamente in tv. Prodotti da La Nuova Regaldi e da Interlinea Edizioni, i due nuovi cofanetti multimediali documentano il meglio di Passio 2010 ed entrano nella programmazione di oltre 50 emittenti televisive italiane, ma anche nella proposta quaresimale di alcune parrocchie della Diocesi. È una delle iniziative de La Nuova Regaldi e del Comitato per Passio, fondato il 1° marzo come strumento per dare nuovo impulso alle prossime edizioni di Passio.
Se ne parla nella conferenza stampa, a cui intervengono:
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Don Silvio Barbaglia, Delegato episcopale per la pastorale della cultura e presidente del Comitato per Passio;
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Chiara Cerutti, Presidente de La Nuova Regaldi;
- Roberto Cicala, editore di Edizioni Interlinea, co-produttore del cofanetto "Big Bang";
-
Lucilla Giagnoni, voce di “Apocalisse” e autrice e protagonista di “Big Bang”;
-
Paolo Pizzimenti, autore delle musiche originali per "Apocalisse" e "Big Bang".
-
Stefano Ferrari, Vicepresidente Vicario del Comitato per il progetto Passio
-
Corrado Dalloni, consigliere del Comitato per il progetto Passio
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