Presentazione evento:
NOTE DI REGIA
Decidere di mettere in scena un testo poetico come “I nemici svegli” di Eleonora Bellini, è come voler accettare una sfida. Si tratta infatti di un testo particolarmente adatto alla sola lettura, a una o a più voci, pressoché intraducibile per il teatro in quanto privo di azione, ecco perché ho parlato di sfida.
Conosco Eleonora da molti anni e l’ho sempre ammirata moltissimo come poetessa e come persona. Fu proprio lei a chiamarmi per leggere la sua personalissima via Crucis in occasione della presentazione del libretto. Quelle pagine mi colpirono e mi commossero quasi con violenza, ed è proprio per questo che ho deciso di tentarne la messinscena, oltre al fatto di voler rendere un piccolo omaggio alla straordinaria sensibilità dell’autrice e amica. Eleonora, come scritto nella prefazione del suo”I nemici svegli”, che indica come sottotitolo : “Voci di gente sulla via della Croce”, non ha alcun timore di rivisitare l’evento che descrive poeticamente, di riviverlo col pathos e gli accenti dovuti a un fatto di palpitante cronaca politica; è un po’ come se il suo coraggio lo avesse trasmesso a me. Ma veniamo alla messinscena.
Due sono state le mie fonti di ispirazione: il teatro di Robert Wilson e di Richard Foreman e la pittura del Caravaggio.
Chi conosce il teatro, sa che Wilson e Foreman, più il secondo del primo, utilizzavano la tecnica del quadro vivente, presentando quasi tutte le scene come sequenze di immagini statiche, seppur viventi. Gli attori sembrano rilassati e, nello stesso tempo, in posa e immobili. I gesti, le camminate, gli sguardi, appaiono lenti, quasi studiati, ma obbediscono a criteri di estremo rigore e lo spettatore è quasi come costretto a rendersi conto di dove si trova e a cosa sta assistendo. Ne consegue che, in questa messinscena, è come se il testo venisse solo e staticamente “letto” ma, nel medesimo tempo, “teatralizzato”, perché comunque la “lettura” avviene, fatto ovvio, sopra un palcoscenico.
Ciò che dà emozione, è invece l’uso delle luci, per le quali come ho detto, mi sono ispirato alla pittura del Caravaggio, una pittura molto “teatrale” proprio per come la luce è stata usata, nonchè la scelta delle musiche che accompagnano tutta la “non azione”.
Questo costituisce, a mio parere, l’unico modo e l’unica possibilità che si presentano ad un regista che voglia mettere in scena un testo come quello scritto da Eleonora Bellini.
Al pubblico e alla critica ora, la parola.