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cultura e arte attorno al mistero pasquale 1° Marzo - 3 Maggio 2006
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PERCORSO ASCOLTARE

Il percorso Ascoltare si affida al senso dell'udito che, attraverso la mediazione della creazione musicale, giunge ad attingere al fascino del mistero sempre nuovo della vita e dell'uomo, riletto alla luce del messaggio cristiano.



Cristo in croce di Albrecht Dürer
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Concerto

«VIA CRUCIS» DI FRANZ LISZT

domenica 19 marzo 2006

Ore 21,00

Oleggio


Chiesa parrocchiale

Corale «Santa Cecilia» di Galliate
Presentazione evento:

La VIA CRUCIS di Liszt
“Opera di grande audacia armonica e di straziante emozione” (Dizionario della Musica e dei Musicisti – UTET).

La maggior parte delle 95 composizioni corali di Ferenc Liszt, compositore, pianista e direttore d’orchestra ungherese (Raiding 1811 – Bayreuth 1886), è ancora oggi poco conosciuta. Tra queste composizioni di carattere religioso, talvolta anche liturgico, troviamo monumentali Oratori (“Christus”) e insieme piccoli corali di sedici battute.
Le opere sacre costituiscono una parte importante delle composizioni di Liszt. Negli ultimi decenni della sua vita scrisse quasi esclusivamente musica religiosa, in stretta osservanza di un suo grande desiderio, volto a rinnovare la musica sacra, a suo avviso decaduta ad un livello troppo superficiale.
Fu in parte per questa ragione che Liszt si trasferì da Weimar a Roma nel 1861. Il suo genio fu apprezzato anche dal Papa (egli si compiaceva di essere stato definito del Pontefice “il mio Palestrina”), ma in realtà il Vaticano non rivelò alcun interesse reale per la sua musica di chiesa. Anche lo stile di vita precedente giocò un ruolo in tutto ciò, e il fatto che fu ammesso nel 1865 agli ordini minori della Chiesa non alterò nulla sotto questo aspetto.
I lavori sacri scritti in età matura, dopo la conversione al cattolicesimo, presentano una musica semplice, così disadorna, così povera, quasi spoglia. Sono assenti il grande movimento, gli abbellimenti e gli arricchimenti che segnarono i suoi lavori precedenti.
Nel 1884, due anni prima della morte, Liszt chiese ai più importanti editori della musica da Chiesa di includere nelle loro raccolte i suoi corali ed alcune opere religiose (tra cui la “Via Crucis”, composizione di carattere meditativo ispirata al “pio esercizio” del cammino devozionale proprio della Settimana Santa). Anche in questo caso gli spartiti gli ritornarono senza esito. A Liszt non importava che i suoi lavori venissero eseguiti, ma bramava di poter dare il suo contributo al rinnovamento della musica sacra. L’incomunicabilità con gli editori gli generò il grande dispiacere degli ultimi anni della sua vita.
Liszt lavorò alla “Via Crucis” dal 1873 fino al 1879. La documentazione del travagliato lavoro di composizione trova riscontro in tanta corrispondenza del periodo. Nell’ottobre del 1878 scrisse ad esempio alla baronessa Olga Von Meyendorff, dicendosi completamente assorbito dalla composizione della Via Crucis e nel contempo stupefatto della musica che gli aveva invaso la mente.
La Via Crucis non fu mai ascoltata nei tempi di Liszt. Non fu pubblicata fino al 1938, nove anni dopo la prima esecuzione avvenuta a Budapest, il Venerdì Santo del 1929. Composta per coro misto, solisti, organo o piano, include un prologo (“Vexilla Regis prodeunt…”) e 14 parti brevi, ciascuna delle quali rappresenta una stazione del percorso sulla via del Calvario. Il lavoro è pertanto una “musica della Passione”, caratterizzata dalla semplicità dei significati e dall’intervento essenziale e modesto degli esecutori. Quattro stazioni sono soltanto strumentali. Nella VI Liszt include il corale “O Haupt voll Blut und Wunden”(J. S. Bach, su testo di Paul Gerhardt, inserito nella “Matthäus-Passion” BWV 244), con un’armonizzazione abbastanza aderente a quella originale di Bach. Nella stazione XII inserisce un secondo corale bachiano, “O Traurigkeit, o Herzeleid” (BWV 404, su testo di Johann Rist, composto come Kirchenlieder a sé, non incluso in alcuna Passione), armonizzandolo più liberamente. Fa uso anche di citazioni musicali dello “Stabat Mater” di Jacopone da Todi. E’ un segno dell’abilità di Liszt che seppe forgiare elementi apparantemente contrastanti o distanti nel tempo in un’unica unità compositiva.
Scrisse diverse versioni dei diversi brani: per solo organo, per pianoforte o per entrambi gli strumenti in duetto. Fu volontà del compositore avere stampata sulla copertina del suo lavoro l’incisione in legno della Passione di Albrecht Dürer.


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Documentazione sull'evento:

Quando si parla di F. Liszt è d’uopo accostarlo di primo acchito alla sua incredibile quanto varia produzione pianistica. Balzano istantaneamente alle orecchie una sorta di virtuosismo acrobatico fine a se stesso, atto tutt’al più all’esaltazione dell’esecutore, ed una costante ricerca dello stupefacente. Si pensi ad esempio agli “Studi trascendentali” o ai “Mormorii della foresta”, alle impressionanti fioriture delle sue parafrasi da concerto, dal “Rigoletto” di G. Verdi a “La campanella” di Paganini, ed ancora ai virtuosismi timbrici della “Danza macabra”, spesso raggiunti spingendo la scrittura alle regioni più estreme, gravi ed acute, dello strumento.

Tanto più prende corpo in noi questa idea della musica del maestro ungherese, quanto più ci accorgiamo, dopo aver ascoltato la “Via Crucis” nella bella esecuzione di domenica 19 marzo nella Chiesa Parrocchiale di Oleggio ad opera della Corale “Santa Cecilia” di Galliate, diretta da Paolo Beretta con l’accompagnamento di Antonella Panighini al pianoforte e Gianluca Rovelli all’organo, di quanto questa idea sia sbagliata nel suo complesso o perlomeno incompiuta. Si dice che la musica rispecchi l’anima di chi la esegue e, a maggior ragione, di chi la compone. Mai affermazione fu più giusta constatando l’evoluzione dell’uomo Liszt da libertino e anticlericale a sacerdote con la missione di rinnovare la corrente decadenza formale della musica sacra, missione portata avanti negli ultimi vent’anni della sua vita.

La “Via Crucis” ascoltata l’altra sera ci ha offerto pagine di grandiosa profondità e pregnante emozione. Una tensione emotiva che trascina lo spettatore, proiettandolo direttamente all’interno dello stato d’animo proprio della Passione, una tensione data anche dall’utilizzo a ripetizione di clast armonici in minore piuttosto insistiti, alternati a passaggi cromatici affidati alla rilevante solidità timbrica della pianista Antonella Panighini. Ha colpito molto in positivo il contrasto musicale tra momenti di sconforto ed altri di grande speranza, quasi a dire che l’amore può vincere anche la sofferenza più estrema. Ne troviamo un esempio concreto nella III stazione, laddove alla grande esposizione maschile del coro per la prima caduta di Cristo sul suo cammino fa eco la dolcezza estrema delle voci femminili della Corale di Beretta. Una dolcezza che sembra assimilarsi perfettamente in quella splendida immagine di una madre, Maria, costantemente al fianco del Figlio sofferente. La grande fede si fonde con il punto interrogativo per quanto sta accadendo; l’umano ed il divino fanno il paio e viaggiano all’interno dell’opera lisztiana ora di pari passo, ora alternandosi, nel saggio intreccio timbrico di organo e pianoforte. Da notare quanto impatto visivo abbia nella stazione successiva (Gesù incontra sua Madre) lo splendido e toccante solo del piano, che rivela un perfetto insieme di angoscia e disperazione della Madre, consolata dallo sguardo amorevole e rassicurante del Figlio. L’opera prosegue su questi toni fino allo scioglimento finale, in cui l’incredibile tensione drammatica precedente trova una definitiva apertura al positivo. Quel qualcosa di inesorabilmente grande, che si ha sempre il sentore si debba compere, finalmente si compie.

Una lancia in favore di questo lavoro va infine spezzata anche per l’omaggio recato da Franz Liszt a J. S. Bach, quando nella VI stazione riprende, con un’armonizzazione piuttosto aderente all’originale, un corale presente nella Passione secondo Matteo del maestro di Eisenach. Un omaggio, questo, in linea con la fervente riscoperta bachiana di quei tempi, iniziata da Mendellsohn e fortunatamente non ancora conclusa ai giorni nostri. Grazie anche a chi, già grande, ha saputo attingere con rispetto alle sommità del passato per rendere più elevato il tempo presente.

 

Giovanni Crola

Documenti allegati:
- 060319programmaviacrucis.pdf
Audio allegati:
- Concerto Oleggio audio.wav


 
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