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cultura e arte attorno al mistero pasquale 1° Marzo - 3 Maggio 2006
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PERCORSO RIFLETTERE

Il percorso Riflettere convoca cittadini ed esperti a confrontarsi intorno a tematiche di cruciale importanza nell'attuale contesto sociale e culturale, affinché possano nascere nuove consapevolezze intorno all'intrinseca dimensione di fragilità dell'uomo, riletta alla luce del mistero di Cristo morto e risorto, e possano sorgere rinnovate motivazioni a un impegno personale e sociale a favore dell'uomo.



Talk Show

«IL PURGATORIO. SCOTTATI DALLA SOFFERENZA MA PURIFICATI A NUOVA VITA». «E CANTERO' DI QUEL SECONDO REGNO DOVE L'UMANO SPIRITO SI PURGA E DI SALIRE AL CIEL DIVENTA DEGNO» (DANTE ALIGHIERI, PURGATORIO I)

venerdì 10 marzo 2006

Ore 21,00
Presentazione evento:

Comunicato stampa dell'incontro sulla seconda tappa della riflessione sui "Novissimi" cristiani: "Il Purgatorio".


Post evento
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Documentazione sull'evento:

Ha avuto di nuovo una grandissima partecipazione il secondo appuntamento del percorso “Riflettere” del progetto Passio 2006. Questo incontro, sempre svolto secondo la forma del talk-show, si è tenuto la sera di venerdì 10 marzo presso l’Auditorium del Seminario di Novara ed ha avuto come tema “Il Purgatorio -  Scottati dalla sofferenza ma purificati a nuova vita”.

 

Ha presentato questa serata don Silvio Barbaglia, referente diocesano per il Progetto Culturale della Chiesa italiana; introducendo la serata egli ha sottolineato che questo percorso dall’Inferno al Paradiso passando per il Purgatorio non è pura accademia ma si svolge a partire dall’esperienza di persone che hanno vissuto concretamente nella loro vita realtà di inferno, di purgatorio e di paradiso.

 

Don Barbaglia ha quindi lasciato la parola a don Guglielmo Cazzulani, sacerdote della diocesi di Lodi esperto di teologia spirituale e impegnato concretamente nella pastorale giovanile della parrocchia di Paullo, nell’hinterland milanese. A don Cazzulani è stato affidato il compito di inquadrare teologicamente la realtà del Purgatorio e l’ha fatto partendo da un racconto di Nikos Kazantzakis che narra di un uomo che camminando per una montagna buia e innevata si imbatte in un villaggio luminoso e sente l’istinto di uccidere tutti coloro che si trovavano lì. In quest’uomo era presente il male e se ne accorge solo in quel momento. Don Cazzulani ha quindi sottolineato il fatto che spesso l’odio affonda le sue radici in persone che sono già cresciute in contesti di sofferenza, dove le famiglie fanno nascere nei figli solo sensi di colpa. Secondo don Guglielmo il male è da considerarsi come una faida e noi, a partire dal peccato originale, siamo figli dell’amore ma anche della violenza. Occorre quindi amare per spezzare la catena dell’odio nella quale siamo inseriti.

 

Per quanto riguarda la parte esperienziale ha portato una toccante e coinvolgente testimonianza Roberto Bignoli, cantautore originario di Novara, che ha raccontato la sua esperienza di sofferenza che nasce già dalla sua prima infanzia, quando contrae la poliomielite. Nel suo dolore egli è andato sempre alla ricerca del vero amore e della vera gioia e nella sua giovinezza credeva di averla trovata nella droga. Dopo anni di insoddisfazioni incontra un gruppo di ragazzi legati alla spiritualità mariana di Medjugorjie che gli lasciano impressa nel cuore l’espressione “Gesù ti ama”. Da quel momento inizia una conversione che lo porta a dedicare la vita a Cristo e ad esaltarlo attraverso la cosa che ha sempre amato e ha saputo fare meglio: la musica. Ora è uno dei cantautori d’ispirazione cristiana più noti in Italia e compie diverse tournèe in varie parti del mondo. Ha concluso il suo intervento cantando due brani del suo repertorio: “Ho visto la Croce”, nel quale descrive tutte le situazioni di sofferenza che ha vissuto e “Ballata per Maria” nel quale emerge il suo legame stretto con la Madre di tutti, anche dei più “bizzarri”, come si descrive lui.

 

La seconda testimonianza esperienziale, molto coinvolgente, è stata portata da Suor Elvira Petrozzi, delle sorelle di S. Giovanna Antida, fondatrice della comunità “Cenacolo” che si occupa del recupero di giovani tossicodipendenti. A metà degli anni ’70 (in quel periodo la droga comincia a circolare in modo massiccio tra la giovani generazioni), quando ha già preso i voti da molti anni, sente una chiamata del Signore che la invita a dedicarsi pienamente ai giovani. Lei non conosce bene la realtà giovanile e della droga ma sente sempre più forte la chiamata a gettarsi anima e corpo in questa esperienza. Dopo anni di indecisione e di Purgatorio per suor Elvira, nel 1983 nasce la prima comunità a Saluzzo che comincia ad accogliere molti giovani che vogliono uscire dal tunnel della droga. Come Parola ispiratrice dell’opera della comunità, sceglie un brano del discorso della Montagna (Mt  6, 25-34), nel quale Gesù invita a non affannarsi per le cose vane come il cibo o i vestiti ma a cercare il regno di Dio e la sua giustizia. Quindi la priorità assoluta per uscire dalla sofferenza è la Fede, l’Amore di Dio che viene nel mondo. Oltre ad essere educati all’incontro con l’Amore di Dio i giovani della comunità sono responsabilizzati in modo tale da farli sentire utili e non abbandonati, come spesso si sentivano nelle loro famiglie d’origine nelle quali erano considerati come estranei. La comunità “Cenacolo” nel frattempo si è sviluppata molto ed ora è presente con 46 fraternità sparse in Europa e nel mondo.

 

Dopo l’intervento di suor Elvira ha preso la parola don Ivan, sacerdote croato, che ha avuto un passato travagliato che è stato caratterizzato da un rapporto duro con la famiglia che l’ha portato a fuggire di casa e a cercare felicità nella droga. Un giorno conosce la comunità di suor Elvira ed entrandovi capisce che il suo cuore in quegli anni si è solo riempito di falsità e sofferenze. Inizia quindi un cammino di conversione che lo porta a dedicarsi interamente a Dio nel sacerdozio. Nonostante ciò dice di vivere tuttora in una realtà di purgatorio perchè tutta la vita è un cammino di purificazione.

 

Ognuno può certamente dire di essere uscito da questa serata con il cuore pieno di gioia per aver incontrato una bellezza che nasce spesso dalla sofferenza e dall’odio perché, come cantava Fabrizio de Andrè, “dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori”.

 

Pietro Toscani 

 

 

         



 
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