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17 feb 2010
Ciclo di incontri: Passio 2010

Passio 2010 - Programma di sala apri file doc

La Nuova Regaldi

Fac simile di programma di sala di Passio 2010, da completare con i dati dell'evento, a cura degli organizzatori.

18 feb 2010
Ciclo di incontri: Passio 2010

21 dicembre 2010, Mai dire Maya! apri file doc

La Nuova Regaldi

Programma di sala.

18 feb 2010
Ciclo di incontri: Passio 2010

Locandina speciale giovani apri immagine jpg

22 feb 2010
Ciclo di incontri: Passio 2010

Sulle cose ultime. Introduzione apri file pdf

Pier Paolo Boldon Zanetti

Non è certo facile introdurre in poco tempo un tema così ampio e complesso quale quello dell’escatologia, delle cose ultime. Oggi cercherò più che altro di sollevare alcune questioni che permettano di sviluppare un clima di riflessione necessario per affrontare i successivi incontri, dedicati più specificamente all’oggetto del nostro percorso, ai Novissimi, ovvero alla morte e a ciò che la fede cristiana dice della condizione dell’uomo oltre la morte...

23 feb 2010
Ciclo di incontri: Passio 2010

Locandina Dominique Lapierre apri immagine jpg

26 feb 2010
Ciclo di incontri: Passio 2010

Nella mia città nessuno è straniero. Volti, sogni e racconti di donne migranti schiavizzate apri file pdf

Andrea Lebra, Ciro Caramore

La prostituzione non è un problema di “morale pubblica” o di “comune senso del pudore”. Oggi, lo sfruttamento della prostituzione in Italia è una questione di criminalità che può portare ad affermare che nel XXI secolo esiste la schiavitù. Un fenomeno che sembrava essere stato eliminato dalla storia dell’uomo, si ripresenta nel mondo contemporaneo, e il Novarese non ne è esente.

06 mar 2010
Ciclo di incontri: Passio 2010

Riflessioni sul sacerdozio

don Gianfranco Regalli, Don Maurizio Poletti, Padre Giovanni Fermo Nicolini, don Ezio Caretti

Il Sacerdozio è l'amore del cuore di Gesù”, soleva dire il Santo Curato d’Ars. Questa toccante espressione ci permette anzitutto di evocare con tenerezza e riconoscenza l’immenso dono che i sacerdoti costituiscono non solo per la Chiesa, ma anche per la stessa umanità. Penso a tutti quei presbiteri che offrono ai fedeli cristiani e al mondo intero l’umile e quotidiana proposta delle parole e dei gesti di Cristo, cercando di aderire a Lui con i pensieri, la volontà, i sentimenti e lo stile di tutta la propria esistenza. Come non sottolineare le loro fatiche apostoliche, il loro servizio infaticabile e nascosto, la loro carità tendenzialmente universale? E che dire della fedeltà coraggiosa di tanti sacerdoti che, pur tra difficoltà e incomprensioni, restano fedeli alla loro vocazione: quella di “amici di Cristo”, da Lui particolarmente chiamati, prescelti e inviati?

Intervento di don Maurizio Poletti:               
Ci sono, purtroppo, anche situazioni, mai abbastanza deplorate, in cui è la Chiesa stessa a soffrire per l’infedeltà di alcuni suoi ministri. È il mondo a trarne allora motivo di scandalo e di rifiuto. Ciò che massimamente può giovare in tali casi alla Chiesa non è tanto la puntigliosa rilevazione delle debolezze dei suoi ministri, quanto una rinnovata e lieta coscienza della grandezza del dono di Dio, concretizzato in splendide figure di generosi Pastori, di Religiosi ardenti di amore per Dio e per le anime, di Direttori spirituali illuminati e pazienti. A questo proposito, gli insegnamenti e gli esempi di san Giovanni Maria Vianney possono offrire a tutti un significativo punto di riferimento: il Curato d’Ars era umilissimo, ma consapevole, in quanto prete, d’essere un dono immenso per la sua gente: “Un buon pastore, un pastore secondo il cuore di Dio, è il più grande tesoro che il buon Dio possa accordare ad una parrocchia e uno dei doni più preziosi della misericordia divina”. Era giunto ad Ars, un piccolo villaggio di 230 abitanti, preavvertito dal Vescovo che avrebbe trovato una situazione religiosamente precaria: “Non c'è molto amor di Dio in quella parrocchia; voi ce ne metterete”. Era, di conseguenza, pienamente consapevole che doveva andarvi ad incarnare la presenza di Cristo, testimoniandone la tenerezza salvifica: “[Mio Dio], accordatemi la conversione della mia parrocchia; accetto di soffrire tutto quello che vorrete per tutto il tempo della mia vita!”, fu con questa preghiera che iniziò la sua missione. Alla conversione della sua parrocchia il Santo Curato si dedicò con tutte le sue energie, ponendo in cima ad ogni suo pensiero la formazione cristiana del popolo a lui affidato. Cari fratelli nel Sacerdozio, chiediamo al Signore Gesù la grazia di poter apprendere anche noi il metodo pastorale di san Giovanni Maria Vianney! Ciò che per prima cosa dobbiamo imparare è la sua totale identificazione col proprio ministero.
 
Intervento di p. Giovanni Fermo Nicolini         
Dal suo esempio i fedeli imparavano a pregare, sostando volentieri davanti al tabernacolo per una visita a Gesù Eucaristia. “Non c’è bisogno di parlar molto per ben pregare” – spiegava loro il Curato - “Si sa che Gesù è là, nel santo tabernacolo: apriamogli il nostro cuore, rallegriamoci della sua santa presenza. È questa la migliore preghiera”. Ed esortava: “Venite alla comunione, fratelli miei, venite da Gesù. Venite a vivere di Lui per poter vivere con Lui... “È vero che non ne siete degni, ma ne avete bisogno!”. Tale educazione dei fedeli alla presenza eucaristica e alla comunione acquistava un’efficacia particolarissima, quando i fedeli lo vedevano celebrare il Santo Sacrificio della Messa. Chi vi assisteva diceva che “non era possibile trovare una figura che meglio esprimesse l’adorazione... Contemplava l’Ostia amorosamente”. “Tutte le buone opere riunite non equivalgono al sacrificio della Messa, perché quelle sono opere di uomini, mentre la Santa Messa è opera di Dio», diceva. Era convinto che dalla Messa dipendesse tutto il fervore della vita di un prete: «La causa della rilassatezza del sacerdote è che non fa attenzione alla Messa! Mio Dio, come è da compiangere un prete che celebra come se facesse una cosa ordinaria!”. Ed aveva preso l’abitudine di offrire sempre, celebrando, anche il sacrificio della propria vita: “Come fa bene un prete ad offrirsi a Dio in sacrificio tutte le mattine!”.
 
Intervento di don Ezio Caretti
Questa immedesimazione personale al Sacrificio della Croce lo conduceva – con un solo movimento interiore – dall’altare al confessionale. I sacerdoti non dovrebbero mai rassegnarsi a vedere deserti i loro confessionali né limitarsi a constatare la disaffezione dei fedeli nei riguardi di questo sacramento. Si diceva allora che Ars era diventata “il grande ospedale delle anime”. “La grazia che egli otteneva [per la conversione dei peccatori] era sì forte che essa andava a cercarli senza lasciar loro un momento di tregua!”, dice il primo biografo. Il Santo Curato non la pensava diversamente, quando diceva: “Non è il peccatore che ritorna a Dio per domandargli perdono, ma è Dio stesso che corre dietro al peccatore e lo fa tornare a Lui”. “Questo buon Salvatore è così colmo d’amore che ci cerca dappertutto”. E se qualcuno era afflitto al pensiero della propria debolezza e incostanza, timoroso di future ricadute, il Curato gli rivelava il segreto di Dio con un’espressione di toccante bellezza: “Il buon Dio sa tutto. Prima ancora che voi vi confessiate, sa già che peccherete ancora e tuttavia vi perdona. E insegnava loro a pregare: “Mio Dio, fammi la grazia di amarti tanto quanto è possibile che io t’ami”.
19 mar 2010
Ciclo di incontri: Passio 2010

Le beatitudini apri file doc

M. Rosa Panté

Riflessioni sul testo delle beatitudini (dal Vangelo secondo Matteo).

26 mar 2010
Ciclo di incontri: Passio 2010

Oratorio della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo Secondo Luca apri file pdf

Rosanna Virgili

Vangelo, ascolto e poesia. La narrazione della Passione di Gesù Cristo, tratta dal Vangelo secondo Luca nell'edizione Cei 2007, è introdotta, intervallata e conclusa da commenti poetici scritti dalla biblista e scrittrice Rosanna Virgili. Nasce così il testo del primo oratorio in lingua italiana della Passione secondo Luca.

27 mar 2010
Ciclo di incontri: Passio 2010

Vivere la passione per vivere con passione apri file pdf

La Pasqua era, o doveva essere, una rinascita dell’intera comunità. Era un evento sociale. Ed è questa “voglia di comunità” che spinge allo sviluppo impetuoso del teatro sacro e dei rituali drammatici.

     In questo contesto si affermò il cosiddetto teatro della pietà, un complesso di rappresentazioni iconiche, plastiche, paraliturgiche, devozionali e teatrali, che vanno dalla singola immagine dell’Amore (o imago pietatis, un Cristo morto che emerge dal sepolcro), fino alle grandiose Passioni e storie della salvezza dei Sacri Monti.
     Spettacoli sacri, processioni, devozioni o rappresentazioni non si svolgono negli spazi, nei tempi, nei modi “universali” e simbolici della liturgia, ma nei luoghi, nei tempi, con le persone di una precisa realtà “locale”.
     Il teatro della Passione è un teatro molto scandaloso, scomodo, urtante, perché mette in luce non il bene, ma il male, non la vita, ma la morte, non l’amore, ma il dolore, non l’ideale, ma il reale. Affronta la questione radicale di cos’è la vita e cos’è la morte.
 
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